domenica 12 settembre 2021

Ernesto Cesaro- Il Genio matematico

                                                           


                                                               Ernesto Cesaro

Il Genio matematico



La scomparsa del grande Maestro a Torre Annunziata il 12 settembre 1906-





Ernesto Cesaro nacque in via Medina a Napoli il 12 marzo 1859.

I genitori, Luigi e Fortuna Nunziante vi si erano trasferiti provenienti da Torre Annunziata dove, tra l’altro, Luigi Nunziante era stato sindaco della città oplontina dal 18 settembre 1848 al 9 aprile 1850.

Dopo aver condotto i primi anni di studi al convitto di Napoli seguirono due anni di seminario a Nola ma dopo i non eccelsi risultati scolastici e la scarsa propensione agli studi religiosi classici il padre lo incoraggiò a proseguire il suo percorso formativo a Liegi dove lo aspettava Giuseppe, suo fratello maggiore.

Nonostante le formi di conoscenza e apprendimento fossero sviluppate in maniera talmente straordinarie nelle interrogazioni di carattere matematico, venne fortemente penalizzato a causa di diversi intoppi burocratici, come la mancanza di un diploma.

Furono anni di grandi spostamenti tra Liegi, Parigi e Napoli, sempre immerso in studi, formule e ricerche che, pubblicate negli anni a seguire, sarebbero risultate indelebili nella storia della scienza matematica.

Alla morte del padre, avvenuta nel 1879, seguirono anni di grandi difficoltà economiche anche per il disperdersi del patrimonio familiare causato da fallimenti commerciali di ditte con i quali i Cesaro erano esposti.

Altro passo importante avvenne nel 1882 quando sposò sua nipote Angela Cesaro.

Fondamentale fu l’interessamento di Nicola Salvatore Dino, altro illustre Maestro torrese, per avergli fatto elargire l’aiuto sotto forma di sussidio dal Comune di Torre Annunziata, a cui ne seguì un altro due anni dopo, permettendogli di proseguire gli studi.

Nel 1886 insegnò all’Università di Palermo per cinque anni dopo aver vinto il concorso per la cattedra in algebra superiore, e l’anno successivo, riconosciuto l’enorme mole di lavoro redatto e le straordinarie capacità formative gli venne conferita la laurea “ad honorem” dall’Università di Roma, con il consenso del Ministro De Santis.

Nel 1891 fu trasferito alla cattedra di calcolo infinitesimale dell'università di Napoli insegnando, inoltre, l'analisi superiore e poi le matematiche superiori.

Arriviamo al 1906, l’anno della tragedia.

Il 19 agosto di quell’anno Ernesto ottenne il trasferimento all'università di Bologna come professore di meccanica razionale.

Ma a Bologna non andò mai.

Il 12 settembre 1906, a Torre Annunziata, mentre con la famiglia si era recato al mare, morì annegato dopo aver battuto la testa contro un palo del sostegno della palafitta, nel tentativo di soccorrere il figlio Manlio, di 17 anni, che rimase travolto dalle onde.

Morì così a soli 47 anni, lasciando moglie e sette figli, con pochi mezzi per vivere perché gli mancavano ancora due mesi per avere venti anni di servizio statale ed ottenere di diritto la pensione.

Furono intraprese numerose iniziative per dare aiuto economico ai familiari.

L’On. Alessandro Guarracino, deputato di Torre Annunziata, si adoperò in Parlamento e dopo pochi mesi alla vedova arrivò la pensione.

Le manifestazioni di benevolenza verso l’illustre Maestro furono numerose e commoventi a Torre Annunziata.

Dapprima venne affissa una lapide in quella piazza dei Comizi, che poi sarebbe diventata Piazza Ernesto Cesaro, e poi un busto venne fatto ereggere nel cimitero cittadino con l’iniziativa dell’Avvocato Francesco Manfredi.

   Cosa potremmo aggiungere, oltre quello che è già stato scritto con fiumi di parole, sulla figura del grande Maestro? 

Tralasciando gli innumerevoli premi, cattedre e concorsi vinti in Italia e nel mondo, vogliamo ricordare Ernesto Cesaro per quello che era anche fuori dalle scuole e accademie.

 

Un padre esemplare.

 

Anche la sua morte lo testimonia.

Quello che accadde sulla spiaggia di Torre Annunziata in quel terribile 12 settembre del 1906, ci racconta la grandezza dell’uomo che, sprezzante del pericolo, si lanciò tra le onde del mare appena ebbe sentore delle urla di aiuto del figlio.

Vennero estratti entrambi cadaveri, riportati a galla da alcuni soccorritori, tra lo sgomento della signora Angela, moglie e madre dei due sventurati. 

                                                                                          




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