Ernesto Cesaro
Il Genio matematico
La scomparsa del grande Maestro a Torre Annunziata il 12 settembre 1906-
Ernesto Cesaro nacque in via Medina a
Napoli il 12 marzo 1859.
I genitori, Luigi e Fortuna Nunziante vi
si erano trasferiti provenienti da Torre Annunziata dove, tra l’altro, Luigi
Cesaro era stato sindaco della città oplontina dal 18 settembre 1848 al 9
aprile 1850.
Dopo aver condotto i primi anni di studi
al convitto di Napoli seguirono due anni di seminario a Nola ma dopo i non
eccelsi risultati scolastici e la scarsa propensione agli studi religiosi
classici il padre lo incoraggiò a proseguire il suo percorso formativo a Liegi
dove lo aspettava Giuseppe, suo fratello maggiore.
Nonostante le formi di conoscenza e
apprendimento fossero sviluppate in maniera talmente straordinarie nelle
interrogazioni di carattere matematico, venne fortemente penalizzato a causa di
diversi intoppi burocratici, come la mancanza di un diploma.
Furono anni di grandi spostamenti tra
Liegi, Parigi e Napoli, sempre immerso in studi, formule e ricerche che,
pubblicate negli anni a seguire, sarebbero risultate indelebili nella storia
della scienza matematica.
Alla morte del padre, avvenuta nel 1879,
seguirono anni di grandi difficoltà economiche anche per il disperdersi del
patrimonio familiare causato da fallimenti commerciali di ditte con i quali i
Cesaro erano esposti.
Altro passo importante avvenne nel 1882
quando sposò sua nipote Angela Cesaro.
Fondamentale fu l’interessamento di Nicola
Salvatore Dino, altro illustre Maestro torrese, per avergli fatto elargire
l’aiuto sotto forma di sussidio dal Comune di Torre Annunziata, a cui ne seguì
un altro due anni dopo, permettendogli di proseguire gli studi.
Nel 1886 insegnò all’Università di Palermo
per cinque anni dopo aver vinto il concorso per la cattedra in algebra
superiore, e l’anno successivo, riconosciuto l’enorme mole di lavoro redatto e
le straordinarie capacità formative gli venne conferita la laurea “ad honorem”
dall’Università di Roma, con il consenso del Ministro De Santis.
Nel 1891 fu trasferito alla cattedra di
calcolo infinitesimale dell'università di Napoli insegnando, inoltre, l'analisi
superiore e poi le matematiche superiori.
Arriviamo al 1906, l’anno della tragedia.
Il 19 agosto di quell’anno Ernesto ottenne
il trasferimento all'università di Bologna come professore di meccanica
razionale.
Ma a Bologna non andò mai.
Il 12 settembre 1906, a Torre Annunziata,
mentre con la famiglia si era recato al mare, morì annegato dopo aver battuto la
testa contro un palo del sostegno della palafitta, nel tentativo di soccorrere
il figlio Manlio, di 17 anni, che rimase travolto dalle onde.
Morì così a soli 47 anni, lasciando moglie
e sette figli, con pochi mezzi per vivere perché gli mancavano ancora due mesi
per avere venti anni di servizio statale ed ottenere di diritto la pensione.
Furono intraprese numerose iniziative per
dare aiuto economico ai familiari.
L’On. Alessandro Guarracino, deputato di
Torre Annunziata, si adoperò in Parlamento e dopo pochi mesi alla vedova arrivò
la pensione.
Le manifestazioni di benevolenza verso
l’illustre Maestro furono numerose e commoventi a Torre Annunziata.
Dapprima venne affissa una lapide in
quella piazza dei Comizi, che poi sarebbe diventata Piazza Ernesto Cesaro, e
poi un busto venne fatto ereggere nel cimitero cittadino con l’iniziativa
dell’Avvocato Francesco Manfredi.
Cosa potremmo aggiungere, oltre quello che è già stato scritto con fiumi
di parole, sulla figura del grande Maestro?
Tralasciando gli innumerevoli premi,
cattedre e concorsi vinti in Italia e nel mondo, vogliamo ricordare Ernesto
Cesaro per quello che era anche fuori dalle scuole e accademie.
Un padre esemplare.
Anche la sua morte lo testimonia.
Quello che accadde sulla spiaggia di Torre
Annunziata in quel terribile 12 settembre del 1906, ci racconta la grandezza
dell’uomo che, sprezzante del pericolo, si lanciò tra le onde del mare appena
ebbe sentore delle urla di aiuto del figlio.
Vennero estratti entrambi cadaveri,
riportati a galla da alcuni soccorritori, tra lo sgomento della signora Angela,
moglie e madre dei due sventurati.
Nessun commento:
Posta un commento