Come abbiamo scritto in diverse occasioni, l'obiettivo di questi racconti consiste nel ricordare alle persone della nostra generazione e far conoscere ai più giovani, le tradizioni, gli aneddoti, le storie che questo straordinario paese ha saputo offrire alla sua gente nel corso della ultra millenaria storia con cui ha saputo ritagliarsi il rispetto e la notorietà nel mondo intero.
In questa occasione ci accompagna nel viaggio della memoria Vincenzo Mistretta, con un articolo pubblicato su "La Voce della Provincia" del 1974.
Abbiamo estratto da questo bel servizio le frasi piu' significative nel raccontare un evento che, seppur poco conosciuto ai giorni nostri, all'epoca seppe appassionare ed elettrizzare migliaia di torresi ad ogni rappresentazione.
"Oltre la già affermata e sempre crescente industrializzazione della molitoria e della pastificazione, e quasi in concomitanza con la costruzione del tronco ferroviario Portici-Castellammare di Stabia, nei pressi dell'antico palazzo - castello dei Genzano, vicino alla chiesa della Madonna delle Grazie (ora Parrocchia di S. Francesco di Paola), si organizzavano delle corride, che pur non avendo la precisa e complessa organizzazione delle arene spagnole, presentava tuttavia l'aspetto di una soddisfacente pubblica attrazione, a cui assistevano migliaia di torresi, incuriositi dall'insolito spettacolo.
La scelta del luogo non fu fatta a caso; anzi, gli organizzatori dimostrarono di aver prudenza ed acume, in quanto l'arena per la lotta col toro fu voluta in quella zona proprio perché era lontana dal centro abitato ed in prossimità della larga fascia costiera della salera, ubicazione idonea ad evitare che qualche spettacolo potesse finire in tragedia, ben sapendo che il toro, di ieri e di oggi, non scherza facilmente.
E che quell'arena abbia dato alla zona la sua particolare denominazione, lo si ricava dal fatto che , in un tempo successivo, sorse proprio li un molino, i nostri concittadini lo chiamarono appunto " 'o mulino d'a caccia 'a u'fera" (il mulino della caccia al bufalo), o per uno scambio di parola o, più verosimilmente, perché in tale spettacolo furono impiegati proprio dei bufali e non i famosi tori "Miura" dell'Andalusia.
Dopo una lunga sospensione, di circa un settantennio, gli spettacoli della corrida a Torre Annunziata furono ripresi.
E ciò intorno al 1924.
Ma questa volta non più nell'antica arena, dietro il palazzo dei Genzano, me nello spazio dove in un tempo recente c'era il Pastificio Genovese, in Via Dante, e dove attualmente sorgono dei moderni condomini.
L'arena di via Dante fu chiamata "Arena Italia" e gli spettacoli erano curati da un appassionato gruppo di macellai torresi, i quali, pur privi di una vera tecnica toreadorica, s'ingegnavano, oltre ogni immaginazione, per la buona riuscita della corrida.
Il ferimento di un "torero " torrese, quasi incornato da un toro e un incidente avvenuto in occasione dell'inaugurazione dell'Arena Italia durante cui una tribuna non resse al peso del pubblico e crollò , provocando lievi ferimenti ad alcuni spettatori, indusse gli organizzatori della corrida a dare un assetto più qualificato alla manifestazione.
E per tale scopo invitarono nella nostra città degli autentici toreadores spagnoli, i quali, nei loro abiti sgargianti e variopinti si esibirono nella Arena Italia di Via Dante, che divenne una vera Plaza de tores, suscitando un largo entusiasmo, per la loro consueta bravura, tra gli spettatori.
Avendo visto, però, il netto divario tra la perizia dei Sivigliani e la loro pochezza di abilità, i macellai torresi decisero, anche per le ingenti spese che richiedeva la presenza dei toreri spagnoli nello spettacolo, di porre fine alle pur entusiasmante corride."
Sembra che, alla fine, i nostri concittadini non se ne dolsero eccessivamente.
La passione si spostò qualche chilometro più a nord , all'Oncino di proprietà della famiglia Orsini, dove scendeva in campo il Savoia per affrontare il favoloso Genoa...
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