“A Antonietta Cherillo, artefice e protagonista
assieme alle sue colleghe di una rivoluzione culturale contro gli stereotipi
maschilisti, secondo cui le donne che giocavano a pallone erano immorali,
dovevano praticare altri sport.
Poi, arrivò il ’68, e Antonietta…”
Qualche mese fa, l’amico Lello Raffaele
Balzano, pubblicò questo post sul Gruppo Facebook “Racconti e Ricordi di Torre
Annunziata”.
“Anni fa c'era una ragazzina che giocava a calcio dietro la
Chiesa del Carmine, dove adesso c'è la statua di Peppino Ottone, all'epoca era
un piccolo campetto, in fondo tutti gli spazi erano buoni per giocare a calcio.
Dicevo c'era questa ragazzina che giocava benissimo e divenne una calciatrice
importante, non sono sicuro, ma penso si chiamasse Maria Lamberti, giocò nella
Lazio e nella nazionale femminile. Non so ma molto tempo fa seppi che era morta
per un tumore al seno. Spero di aver detto una sciocchezza, che non sia morta,
qualcuno ha notizie, in fondo è stata una celebrità. Era davvero fortissima,
l'ho vista giocare spesso ai salesiani dove qualche volta è venuta e anche su
quel marciapiede dietro la Chiesa del Carmine dove abbiamo giocato spesso
insieme avrà adesso i suoi 60 anni se è ancora viva.”
Seguirono numerosi commenti che confermavano
e arricchivano i particolari di questa storia, fino alla rivelazione di Max
Fiorenza che indicava in Antonietta Cherillo il giusto nome della ragazza torrese.
Da allora, incuriosito dal clamore e dall'interesse che suscitò quella discussione, ho
cercato di trovare notizie e particolari che ci aiutassero a capire chi fosse
questa ragazza e, alla fine, posso raccontarvi il seguito.
Purtroppo non è una storia che ebbe un
lieto fine ma voglio ricordarla lo stesso e dedicarla a Antonietta Cherillo in
quanto precursore del difficile mondo del calcio femminile, lei che ebbe la
forza e il coraggio di sfidare i preconcetti maschilisti già all’inizio degli
anni Sessanta.
Antonietta era nata a Torre Annunziata nel
1955, si trasferì con la famiglia a Milano alla fine degli anni Sessanta, senza però perdere quelle che erano
le sue prerogative umane: simpatia, umorismo e humor tipicamente napoletano che
la facevano apprezzare dalle amiche, caratteristiche che la aiutavano ad
integrarsi immediatamente nel gruppo.
Era giovanissima ma talmente forte con il
pallone che restavano tutti ad ammirarla nella sua corsa, nei suoi fulminanti
dribbling, divenendo da subito una delle stelle del calcio femminile nazionale.
Gommagomma, Milan con cui vinse uno
scudetto e una Coppa Italia, Piacenza, Lazio con cui vinse la Coppa Italia
segnando in finale contro la sua ex squadra del Milan, e diverse partite in
nazionale il suo bellissimo curriculum, arricchito da numerosi gol e assist per
le compagne.
Italo Quintini, uno dei primi dirigenti
di calcio femminile degli anni Settanta, in una intervista di anni fa, la
ricorda pubblicamente così:
“Centravanti e ala destra molto dotata,
con però la mania dei dribbling, ne scartava una, due e poi si fermava per
scartarla ancora. Un po' lavativa in campo, ma quando era in giornata risolveva
la partita da sola!”
Elide Martini, sua compagna nella Lazio per due anni, ricorda quel brutto giorno del 1977, quando tutto ebbe inizio:
“Ricordo la prima volta che si sentì
male, fu durante un allenamento, era martedì in agosto. Antonietta si
appoggiò improvvisamente ad uno dei pali della porta toccandosi lo stomaco.
Nessuna le credette: si pensò ad uno dei suoi soliti scherzi, ma questa volta
non lo era. Da quel giorno cominciò la tragedia. La portammo immediatamente al
Policlinico, dove inizialmente credettero si trattasse di una epatite virale.”
Non era epatite, ma un male molto piu’
grave.
Il primo a diagnosticarlo fu il Dott.
Ernesto Alicicco, medico della squadra, che nel racconto ammette la propria profonda
delusione per non aver potuto fare niente per salvarla
“Fui profondamente addolorato nel
constatare l’incurabilità di Antonietta.
Da un punto di vista medico posso dire
che lei fisicamente e tecnicamente era inferiore a pochi. Una ragazza molto
fiduciosa ed estroversa, con la quale era un piacere stare in compagnia, sempre
entusiasta e piena di vita. Purtroppo ci sono casi in cui la medicina può poco
o nulla…”
Segnò il suo ultimo gol al Catania, a
soli 23 anni, una rete favolosa con uno stacco di testa imperioso.
Poi, il dramma, il ricovero al “Fatebenefratelli”.
Mesi di angosce, paure, timori, ma in ospedale era
lei a tirare su di morale le amiche che non le fecero mai mancare il loro
supporto, la loro presenza.
Il regalo piu’ bello fu quando le ragazze
della Lazio gli portarono il pallone coperto di firme della vittoria contro il
Valdobbiadene, che quell’anno vinse il campionato italiano, perdendo soltanto contro la
Lazio.
Fu una partita disperata ma le ragazze romane
lottarono e vinsero per uno a zero proprio per regalare una gioia immensa ad Antonietta.
Si spense il 6 dicembre del 1978.
A distanza di tanti anni restò vivo il
suo ricordo nelle squadre in cui aveva militato, tanto che ad ogni vittoria della
squadra laziale, immancabilmente, partiva la dedica alla piu’ forte di tutte loro.
Lei era Antonietta Cherillo, da Torre Annunziata.
*Grazie a Maria Teresa Casella per lo
splendido articolo.
CHE BELLA ANTONIETTA! ERA LA MIA AMICA DEGLI ANNI 60/70
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