Michele Merluzzo nacque a Torre Annunziata il 25 gennaio del
1923.
Figlio di Andrea e Lucia Matrone faceva parte della grande
famiglia Merluzzo, soprannominata “purtuallar” (lavoratori di arance).
Complice il grande clamore che suscitò nei torresi
l’incredibile cavalcata dei bianchi savoiardi nel mitico 1924, conclusasi nella
doppia finale nazionale contro il Genoa per l’assegnazione dello scudetto, il
calcio prese sempre piu’ piede in città.
Il grande vantaggio per la propaganda calcistica locale fu che
l’entusiasmo dei tifosi non si soffermò solo sulle gesta del Savoia ma si seppe
districarsi tra le nuove società.
Infatti, tra gli alti e bassi della società piu’ gloriosa,
furono diverse realtà che si affacciarono alla ribalta dei campionati minori,
seguite da un buon numero di appassionati.
Detto tra noi, durante quel periodo, proprio il Savoia ebbe
diverse vicissitudini, guai sportivi e amministrativi, e i nostri nonni furono giocoforza
“distratti” da nuove forze emergenti rinforzate da giovani promesse
calcistiche.
Tra una di queste piccole squadre iniziarono i primi passi di
Michele Merluzzo.
Figlio di Andrea, uno degli uomini piu’ attivi nella lotta a
favore dei diritti dei lavoratori e del sindacato della categoria dei portuali
e, spesso, nelle lotte a fianco delle figure di primo piano come Gino Alfani,
Michele Merluzzo era anche per questo un ragazzo molto conosciuto e benvoluto
tra il popolo torrese.
L’A.C. Colombari era la formazione in cui fece i suoi primi
passi.
Fisicamente dotato, buona tecnica, intelligenza tattica
erano i suoi punti di forza.
Era impiegato prevalentemente nel ruolo difensivo anche se,
per esigente di squadra, veniva inserito talvolta come ala sulla fascia destra
e, in altre occasioni, come centrocampista.
Aveva vent’anni, nel 1945, e si mise in luce già dà allora anche
se il carattere sanguigno, tipico dei “purtuallari”, gli giocò un brutto
scherzo.
Durante una partita nel 1947, una decisione dell’arbitro
affrettata, una espulsione, forse, ritenuta esagerata, scatenò l’epilogo
increscioso.
Michele prese a schiaffi il direttore di gara e per questo
motivo venne sospeso dalle attività sportive fino al 19 aprile 1950!
IL LITTORIALE 1948
Terminata la squalifica, dopo qualche apparizione alla
“Pagano e Cirillo” ebbe l’occasione di indossare la casacca dell’Unione
Sportiva Torrese che aveva appena rivoluzionato i ranghi dirigenziali e
atletici.
A Pasquale Monaco, sindaco comunista da tre anni a Torre,
venne affidata l’onere della gestione societaria.
Mancava tutto, dalle magliette ai calzettoni.
Di disponibile c’era solo il Formisano.
Rico Colombari, nuovo allenatore al ritorno a Torre
Annunziata, dopo che era stato tra i giocatori piu’ acclamati del decennio
precedente, lo volle con sé, facendolo esordire in prima squadra in quella che
fu uno dei peggiori campionati della storia della prima squadra di Torre
Annunziata, in quella serie C del 1950.
La crisi economica venne vissuta molto pesantemente anche dall’ambiente
sportivo, furono ripescati giocatori che ormai avevano già dato tutto, come
Antonio Del Giudice, chiamato a dare una mano a 36 anni, ma che non lesinarono
la loro presenza onorando la maglia bianca.
Lo stesso Colombari allenava per una paga ridicola, con
l’idea fissa di lanciare e far crescere giovani torresi alla loro prima
esperienza importante.
Ultimi in campionato, Michele Merluzzo riuscì a ritagliarsi
uno spazio importante, collezionando 26 partite e 2 reti.
Entrambe le reti furono segnate contro la Casertana, in tutte
e due le partite fummo sconfitti.
Nel 1951, ridisegnato il quadro dirigenziale con la
presidenza affidata ad Antonio Carotenuto e la guida tecnica a Ruggero Zanolla,
Michele Merluzzo colleziona 16 partite mettendo a segno 3 reti, migliorando lo
score dell’anno precedente con la metà delle presenze!
Contro l’Angri, schierato ad ala destra, il primo gol che
valse la vittoria in trasferta il 25 novembre 1951 e, subito la settimana
successiva, il 2 dicembre contro il Cral Cirio segnò il gol pareggio del tre a
tre nei minuti finali che evitò una disastrosa sconfitta casalinga.
Ancora un paio di settimane successive, il 23 dicembre, il
terzo gol nella vittoria casalinga contro l’Acerrana terminata tre a uno.
Terminato il campionato con una importante salvezza la
Torrese affrontò l’annata 1951-52 con piu’ convinzione e anche il piazzamento
finale, sesto posto, venne incontro alle aspettative di tutti.
Michele Merluzzo, in questa terza stagione a Torre
Annunziata, collezionò ben 28 presenze senza segnare reti, complice la
posizione in campo arretrata sulla linea dei difensori.
L’ultima partita la giocò a Pontecagnano contro la squadra
di casa e terminò sullo zero a zero.
Il 1953 fu l’anno della svolta.
Il suo cartellino venne ceduto alla Paganese che aveva
bisogno di un difensore duttile e atletico che, all’occorrenza potesse
giostrare in altre zone del campo.
L’ottima compagine di Pagani fece la sua bella figura nella
stagione 1953-54, terminando al terzo posto in classifica, dietro l’Ercolanese
arrivata seconda e… la Torrese vincitrice del campionato!
L’episodio di cui si parlerà per molto tempo avvenne alla ventitreesima
giornata in programma a Torre Annunziata il 28 marzo 1954.
La Torrese in testa al campionato proviene da una brutta
sconfitta subita la settimana prima ad Ercolano, gli avversari diretti, e la
partita contro la Paganese arriva in un momento molto delicato.
La Paganese, tra gli undici titolari, inserisce i tre
ragazzi di Torre Annunziata, il portiere Cirillo e i difensori Salvatore Manfro
e Michele Merluzzo.
Dopo lunga battaglia in campo tra le due compagini, il primo
tempo terminò sullo zero a zero.
Nel secondo tempo succede l’incredibile!
Al 70° la Paganese passa in vantaggio con un gol di …
Michele Merluzzo!
A seguito di un calcio d’angolo battuto dagli ospiti, la
difesa torrese allontanò il pallone fino al vertice dell’area destra, proprio
lì dove si era posizionato Michele Merluzzo.
Non era andato in quella posizione per segnare ma per
marcare da vicino il proprio uomo, quell’Antonio Giglio che si era spinto in
area difensiva.
Oppure no.
Forse era lì proprio perché se lo aspettava.
Sicuramente perché lo volle il destino.
La palla arrivò dolce e invitante, come quei palloni che
provi e riprovi da bambino nei campi di calcetto, tra le risate generali quando
poi mandi il pallone tra le classiche “tribune”.
Tiro a volo, palla nel sette, volo inutile e disperato di
Alberto Nasto che avrebbe voluto morire piuttosto che prendere quel gol.
E forse avrebbe voluto morire anche Michele Merluzzo per
aver segnato alla sua ex squadra.
Oppure no.
Chissà.
I tifosi dietro le transenne rimasero a bocca aperta, senza
fiatare.
La squadra di Torre Annunziata vide che rischiavano di frantumarsi
i sogni di promozione.
Dopo qualche minuto di sconcerto i tifosi di casa si
riprendono dalla mazzata e iniziano ad inveire contro gli avversari, in special
modo contro i tre torresi, colpevoli del tradimento.
Fino al novantesimo, quando successe l’altro fatto
incredibile di quella partita, disegnata dal fato e dal destino a quattro mani,
e che nessuno si sarebbe aspettato succedesse.
Nell’ultima azione d’attacco della Torrese, su un cross dal
fondo c’è una mischia in area, e uno zampino di un calciatore tocca il pallone
facendolo rotolare nella rete paganese.
Era stato Salvatore Manfro a regalare, con una autorete, il
pareggio agli uomini di Torre Annunziata!
Ecco la sua confessione:
“Io, Merluzzo e Cirillo, giocavamo contro la squadra della
nostra città. Dopo il gol di Michele i tifosi di Torre Annunziata ci presero di
mira. Mi sentii un verme. Con il passare dei minuti cresceva il rimorso per la
sconfitta che stavamo infliggendo alla Torrese in corsa per la promozione.
In una mischia a fine gara deviai di proposito il pallone
nella mia rete. Cirillo mi guardò negli occhi, capì che non si trattava di un
autogol fortuito… sputò a terra e mi chiamò traditore!”
Grazie a quel pareggio la Torrese riuscì a vincere il
campionato davanti all’Ercolanese, di un solo punto.
Michele Merluzzo disputò quattro ottimi campionati tra la
Paganese e il Sorrento, cui arrivò per espressa richiesta di quel Secondo Rossi
che era stato l’idolo di Torre Annunziata qualche anno prima e che dopo gli
ultimi anni da calciatore a Sorrento iniziò la carriera di allenatore l’anno
successivo proprio lì in costiera.
Giocò costantemente in quei quattro anni di esilio,
contribuendo con diverse marcature anche in fase realizzativa, frutto della sua
grande intelligenza tattica.
Nel 1957 per Michele Merluzzo arrivò la chiamata della
squadra della sua città che stavolta ritrovò sotto il nome di Unione Sportiva
Savoia, presieduta da Arcangelo Arpaja.
Assieme a lui, rientrarono a Torre Annunziata, Salvatore
Cirillo e Salvatore Manfro, i protagonisti di quella partita di quattro anni
prima… e fermiamoci qui con le leggende!
Una strana annata quella del 1957-58.
Si partì alla grande, grazie alla verve realizzativa di un
ottimo goleador come Nicola Papa, e la vetta della classifica pareva sorriderci.
Poi, un’inopinata sconfitta interna contro la Palmese (si
giocava al Bellucci di Pompei), fece vacillare sogni e progetti di gloria.
Lo spogliatoio si spaccò, arrivarono altre sconfitte.
Terminammo il campionato al quarto posto dietro la Palmese
nonostante la vittoria a Palma Campania contro i locali che assediarono negli
spogliatoi i nostri uomini.
In quella stagione, e in particolare in quella partita
vittoriosa contro la Palmese, permettetemi di puntualizzare la presenza in
squadra di due miei zii, Michele Merluzzo e Nicola Papa, mentre il presidente
Arpaja era presente, nel mio albero genealogico, in un ramo di miei cugini.
La stagione seguente fu l’ultima per Michele il quale
disputerà 15 partite prima dell’addio, culminato con un onorevole piazzamento
in campionato.
Una volta terminata la carriera calcistica ed appese le
classiche scarpe al chiodo dopo una vita vissuta tra i campi regionali onorando
le casacche di Torre Annunziata, Paganese e Sorrento, Michele Merluzzo ottenne
un posto di lavoro nella azienda della Circumvesuviana.
Inseparabile compagno di scorribande nel territorio
oplontino, dal palazzone alla centrale, il suo fidato motorino con cui amava
trascorrere interi pomeriggi, incontrandosi con i vecchi amici e salutando i
numerosi familiari al passaggio di ogni zona conosciuta, ricordando le mille
battaglie che aveva combattuto sui campi della nostra Campania.
Michele Merluzzo morì il 29 luglio del 2007.
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