venerdì 8 novembre 2019

IDA LA RANA - Tra Oplonia, Torre, Totò e Sofia....


SEI DOMANDE SEI...


                                                         IDA LA RANA


Tra gli artisti oplontini del nostro tempo, non possiamo fare a meno di fare quattro chiacchiere con Ida La Rana, autrice di libri illustrati e pittrice (spesso vignettista quando stuzzicata da tematiche politiche-sociali), che proprio in questo periodo troviamo al PAN (Palazzo delle Arti di Napoli) con delle sue magnifiche illustrazioni dal sapore “partenopeo-onirico” dedicate alla grande Matilde Serao e dunque, come sempre, dall’eccellente contenuto culturale. La nostra artista ha uno spirito fortemente identitario e le sue radici emergono costantemente, riportando a quel  classicismo che resta la sua fonte di ispirazione:  la sua pubblicazione per il  testo universitario "Georgiche" (a cura di C.Formicola - Loffredo Editore) ne è un esempio delicato e lirico; mentre l’amore per le tematiche sociali partenopee trovano, per la prima volta, la loro espressione in “Matteo”, ovvero storia di un “muschillo”  che viene pubblicata nel 1997  in Germania  (come spesso accade qui, nemo profeta in patria),  dove ha ottenuto un notevole successo ed è diventata anche spunto per un copione teatrale di una scuola tedesca, anticipando di anni l’attenzione sui nostri scugnizzelli-muschilli, figure tanto prese a cuore dalla nostra Ida, perché non solo è un’artista a tutto tondo, ma anche docente in una delle realtà vesuviane alquanto complesse.
Qui a Torre è conosciuta, oltre che per i premi per la sua pittura, soprattutto per la sirena “Oplonia”, una sua fiaba in versi illustrata nel 2015, ma successivamente anche per le fantasiose e baroccheggianti immagini per “Le due pizzette” e “Lo cunto di Zoza” , due fiabe illustrate tratte dal Pentamerone di G.Basile.

1- Si presenti, Ida La Rana.

…beh, intanto davvero grazie per aver pensato a me come concittadina che cerca di non dimenticare mai le proprie origini quando “comunica” attraverso i propri linguaggi espressivi.
E’ difficile parlar di sé. Ci provo: qualcuno scherzosamente mi ha definita una “pittrice-illustr-autrice”, ed io me ne lusingo volentieri quando sono “obbligata” a guardarmi dal di fuori… uno sguardo, il mio, davvero difficilissimo per il modo di essere alquanto schiva. La mia passione per la scrittura e l’illustrazione la devo al continuo desiderio di voler a tutti i costi essere quanto più comunicativa possibile: per poter essere “efficace”, sono sempre stata mossa dalla necessità di produrre un’analisi introspettiva non solo scritta ma anche “illustrata”, che non possa dare adito a fraintendimenti ma essere chiara, schietta; è questa   una modalità che ora utilizzo soprattutto con i miei alunni, quando invito loro ad illustrare le emozioni più intense per cercare la consapevolezza del proprio bagaglio emotivo. Trovo invece ancora più “intima” la pittura: credo non debba illustrare una narrazione o parte di essa, ma evocare esplicitamente, indicare in modo immediato la liricità di quei retropensieri inespressi ma tuttavia fluiti lì, sulla tela, impastati dai colori e ricomposti in segni, pronti per essere “letti”.

I contenuti delle mie opere spesso sono dedicati ai grandi personaggi della nostra terra: si, ho un fortissimo senso di appartenenza e sono orgogliosissima delle mie radici oplontine così come quelle meridionali; ho avuto l’opportunità di portare in mostra al PAN,  per  cinque anni consecutivi, le mie opere non solo pittoriche, ma anche narrative,  per onorare proprio le grandi “anime partenopee e mediterranee” e tutto questo è in perfetta linea con il mio senso identitario.
2- Viene d’obbligo la seconda domanda: nelle tue creazioni artistiche ci sono riferimenti prettamente espliciti anche alla nostra Torre?

Si, certo! Il personaggio della mia fiaba in versi si chiama proprio “Oplonia”, una sirena che giace sui neri fondali del nostro mare e nell’illustrarla ho pensato all’Oncino, ho ricordato la casa dove abitava un mio zio: aveva una terrazza che affacciava sugli scogli ed io restavo lì incantata a sentire le onde e… mi lasciavo rapire dall’immaginazione, fantasticavo perdendomi proprio come Oplonia quando “mirava il suo sogno nel cielo…”
Torre mi ispira costantemente: siamo fortunati a vivere in questo meraviglioso posto, il Vesuvio alle nostre spalle sembra voler proteggerci  più che minacciarci, tutto il mondo, compresa Napoli stessa, lo guarda da lontano e si commuove  quando si tinge di rosa al tramonto, ma non dimentichiamo che sono le nostre case ad essere intrise di quel colore, siamo noi vesuviani a condividere il suo respiro, poggiamo i nostri piedi sui suoi, noi… un tutt’uno col Vesuvio.

3- Ci sono luoghi della città che ti rappresentano o esprimono un tuo stato d’animo? 

Naturalmente tutti quelli che hanno contribuito alla mia educazione sentimentale: ho scoperto di non avere una memoria toponomastica della mia città, ma soltanto emotiva. Ci sono posti dove si sono infranti sogni, rinnegati amori, altri intrisi della nostalgia degli affetti mancati, e qualcuno che ha fatto quasi da lavatoio della mia coscienza; e così mi ritrovo spesso a ritornare nel "Vico del primo bacio", in "Via della scenata di  gelosia subita", nella "Piazza del cinema dove mi portava il mio papà da piccola", giù al "Litorale dello sguardo all'orizzonte per dare il limite naturale alle attese"…




4- Hai una bacchetta magica: la prima cosa che faresti per migliorare la nostra città.   
Ridarle la memoria!
Guardare indietro per progettare il futuro  dei nostri giovani qui, nella nostra città,  dove i nostri avi hanno avuto la capacità di darle lustro  con  la loro dignitosa e onorevole operosità; bisognerebbe recuperare quel loro entusiasmo e quella  capacità di   evolversi produttivamente onestamente e all'insegna di sani valori per trasmetterli ai nostri figli, così da poter dare loro la spinta per poter ricominciare per restare. Vorrei citare le parole di Matilde Serao che nel diario dell'eruzione del 1906,   “Sterminator Vesevo” , descrivono proprio la nostra città e a leggerle sicuramente inorgoglisce qualsiasi oplontino: “Noi pensiamo: troveremo in vita Torre Annunziata che è focolare di pensiero, di azione, di lavoro, Torre Annunziata, onor nostro e gloria nostra, viva e ferma, perché la sua vita ha un alto significato, giacché la sua popolazione è grande, è attiva, è laboriosissima. Così pensiamo e speriamo, entrando in Torre Annunziata. Ahimè!... tutte le sue case sono chiuse, tutte le sue industrie sono deserte, chiusi i suoi opifici, le sue fabbriche, i suoi stabilimenti […] Vediamo curvarsi degli alberi; sono i bei cipressi, i floridi cipressi del cimitero di Torre Annunziata, uno dei cimiteri più lindi, più pieni di poesia che io abbia mai visto”.
Ma sembra che il racconto della nostra memoria storica sia soltanto interesse dei pochi appassionati, invece dev’essere assolutamente motivo di orgoglio e di riferimento  anche per i nostri giovani: con le attuali tecnologie e concrete possibilità di acquisire sempre più competenze specifiche, si può reindirizzare un proficuo percorso volto ad un dignitoso futuro!


5- Progetti e sogni nel cassetto di Ida La Rana.
Ah, tantissimi, spero soltanto di avere il tempo e le opportunità per realizzarli; intanto  intensifico il passo ed incrocio le dita...
6- qual è l'ultima  opera realizzata?
È proprio di questi giorni, l'ho dedicata al grande Totò e a Sofia Loren,  donata all’associazione Quartieri Spagnoli ed è esposta nel vico Totò (porta Carrese), dove ci sono murales di bravissimi artisti napoletani. Aver dato il mio piccolo contributo per ricordare  l'adoratissimo Totò è stato un grandissimo onore! 

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Ida,  ormai sei anche negli itinerari turistici partenopei!
A noi non resta ora che seguirti in questo tuo meraviglioso percorso artistico ed attendiamo le tue  prossime opere!
Ad maiora







https://www.youtube.com/watch?v=730LEYw_XFA&t=45s


https://www.youtube.com/watch?v=iWBcsksnvBc&t=11s

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