La lapide
racconta…
Nel
luogo della pace infinita, dove l’animo si adagia e si acquieta, le sensazioni
interiori si aprono e si innalzano verso nuovi orizzonti, sconosciuti a tutti,
misteriosi, e per questo ancora piu’ rilassanti. E lo stato d’animo che, inevitabilmente, ritrovo e mi accompagna
nel mio, ormai, tradizionale viaggio all’interno della casa del riposo infinito
del corpo, a Torre Annunziata.
Migliaia
e migliaia di lapidi, tombe, nomi e cognomi, date, fanno parte della mia
memoria, avendo passato e ripassato tale luogo, con rispetto e devozione, per
salutare tutti quelli che ho avuto la fortuna di incrociare nel mio cammino,
nella prima parte di vita, quella trascorsa appunto nella mia città natia.
Il
ritrovo di un genitore, un parente, una persona cara o un amico, cui il tempo
terreno ha avuto fine, mi spinge a pensare, forse sarebbe meglio dire, a
sognare, che in questo sacro luogo, essi, abbiano lasciato il loro corpo, per poter volare leggeri ed
essere sopra di noi a vegliare sulle nostre esistenze.
E
quante di queste frasi scritte, quante di queste lapidi, mi hanno commosso e rattristato
al tempo stesso, salvo poi riprendere il pensiero della speranza e della
positività, ricordandomi che loro sono lì, sopra di noi, per sempre, per
decisione di una entità superiore.
Una
delle frasi piu’ belle e commoventi situate nel nostro Cimitero, raccoglie le spoglie
di Leonardo Palladino.
Classe
1904, Leonardo era un giovane militare di 26 anni, morto nel
1930 a seguito di un incidente ferroviario accaduto il 3 Luglio del 1930 a Sasso Marconi, nello scontro tra
due treni.
“Leonardo Palladino
R. Guardia di Finanza
Mentre tutto l’avvenire
gli sorrideva
A solo 26 anni
Il destino diverso, lo
volle fra le vittime
Del disastro
ferroviario
Sasso Bologna
Addì 3 Luglio 1930”
Cosa
successe quel giorno di tanto tempo fa, perché quel disastro?
“Il treno passeggeri n.39, proveniente da Milano, parte
dalla stazione di Bologna, per Roma, alle ore 6.20 del 3 luglio 1930.Doveva
transitare da Sasso senza fermarsi.
In stazione è fermo sul primo binario un treno merci contrassegnato con le sigle D.D.Q., composto da una ventina di vagoni carichi di terraglie, che aspetta il passaggio del diretto per proseguire la sua corsa.
A causa di una inversione di polarità al quadro indicatore della stazione, lo scambio non viene azionato e il diretto, composto di 6 vetture e 1 bagagliaio, cozza violentemente il merci alla velocità di circa 60 km. orari (la velocità massima del diretto era di 80 km.).
Lo scontro è violento; i due locomotori escono dai binari e la prima delle due carrozze di 3° classe si infila sotto il bagagliaio alzandolo in verticale; sembra quasi che il bagagliaio si sia arrampicato sulla vettura.
Ed è qui che si conta il maggior numero di morti e feriti, anche perché la prima carrozza di terza classe era gremita di passeggeri, e alcuni, non trovando posto, si erano sistemati nel bagagliaio.
I primi soccorsi furono portati da civili e militari e da alcuni dottori che viaggiavano sul diretto. Poi giunsero da Sasso i primi soccorritori che formarono due squadre operative in attesa che da Bologna arrivassero rinforzi.
Appena un’ora dopo arrivano sul posto i pompieri di Bologna, con automezzi e attrezzature per estrarre morti e feriti.
In poco tempo e con un po’ di fortuna, fra medici che sono sul treno, fra i quali due ungheresi, Ferenc Ivanik e Kopita Imre, il dott. Reggiani e un altro medico in vacanza a Sasso, si forma un gruppo di ben 11 sanitari che possono portare i primi soccorsi.
Come in tutte le sciagure, si registrano casi drammatici, di solidarietà e di fortuna: una bambina rimasta orfana, l’orefice Vannini che perde la moglie , il figlio e la cognata, il Piccinelli che a Firenze attendeva la moglie (deceduta) e i figlioletti Maria di 5 anni e Alberto di 6 mesi (feriti), Marcello Buzzoni che alla partenza da Milano trova posto sulla prima carrozza, poi a Bologna si trasferisce nella terza rimasta illesa.
Un ferito grave che rifiuta di allontanarsi perché fra i rottami ci sono altri famigliari.
I feriti furono collocati nella vicina sala d’aspetto della stazione dove ricevettero le prime medicazioni per poi essere trasportati all’ospedale Maggiore di Bologna. 16 militari feriti furono invece trasportati all’ospedale militare. Alla fine si conteranno 16 morti e 41 feriti. Dei 41 feriti ben 12 risiedevano a Bologna e 1 a Imola.
Altre 2 persone moriranno nei giorni successivi in Ospedale.
Il Podestà di Sasso, Cav. Fabbriani, predispose alloggiamenti per i parenti delle vittime, giunti per l’identificazione.
ELENCO DEI DECEDUTI:
– Donati Ciro, 66 anni da Bologna
– Ferfoglia Giuseppe, 43 anni , Trieste
– Carneschi Evaristo, 35 anni, Bologna
– Pinna Pietro, 21 anni, soldato, Cagliari
– Guadagnele Ernesto, 21 anni, soldato, Catanzaro
– DaLeo Rosaria, 60 anni, Siracusa
– Pampinelli Ada, 36 anni, Cascia Val di Pesa
– Pampinelli Zaira, 38 anni, sorella, Cascia Val di Pesa
– Vanni Franco, anni 9, figlio di Zaira
– Orsoni Isabella, 60 anni, Trani
– Palladino Leonardo, 26 anni, Varese
– Avuri Sabatino, 32 anni, Rovezzano
– Salvatore Vittoria, 45 anni, Milano
– Marchi Bianca, 24 anni, Milano
– Nella Eaudik, 23 anni, Bologna
– Una bimba di circa 10 anni non identificata
– Un militare morto in ospedale
– Costanza Masella da Roccasana, deceduta in ospedale il 9 luglio – ultima vittima.
I funerali con spese completamente a carico delle Ferrovie che provvederanno anche a far pervenire le salme delle vittime nei rispettivi paesi di origine, si svolsero a Sasso il 5 luglio alle ore 15.30, con imponente partecipazione di popolo e autorità civili e militari.
Per favorire la partecipazione, per il ritorno a Bologna, fu predisposto un treno speciale.” (2)
In stazione è fermo sul primo binario un treno merci contrassegnato con le sigle D.D.Q., composto da una ventina di vagoni carichi di terraglie, che aspetta il passaggio del diretto per proseguire la sua corsa.
A causa di una inversione di polarità al quadro indicatore della stazione, lo scambio non viene azionato e il diretto, composto di 6 vetture e 1 bagagliaio, cozza violentemente il merci alla velocità di circa 60 km. orari (la velocità massima del diretto era di 80 km.).
Lo scontro è violento; i due locomotori escono dai binari e la prima delle due carrozze di 3° classe si infila sotto il bagagliaio alzandolo in verticale; sembra quasi che il bagagliaio si sia arrampicato sulla vettura.
Ed è qui che si conta il maggior numero di morti e feriti, anche perché la prima carrozza di terza classe era gremita di passeggeri, e alcuni, non trovando posto, si erano sistemati nel bagagliaio.
I primi soccorsi furono portati da civili e militari e da alcuni dottori che viaggiavano sul diretto. Poi giunsero da Sasso i primi soccorritori che formarono due squadre operative in attesa che da Bologna arrivassero rinforzi.
Appena un’ora dopo arrivano sul posto i pompieri di Bologna, con automezzi e attrezzature per estrarre morti e feriti.
In poco tempo e con un po’ di fortuna, fra medici che sono sul treno, fra i quali due ungheresi, Ferenc Ivanik e Kopita Imre, il dott. Reggiani e un altro medico in vacanza a Sasso, si forma un gruppo di ben 11 sanitari che possono portare i primi soccorsi.
Come in tutte le sciagure, si registrano casi drammatici, di solidarietà e di fortuna: una bambina rimasta orfana, l’orefice Vannini che perde la moglie , il figlio e la cognata, il Piccinelli che a Firenze attendeva la moglie (deceduta) e i figlioletti Maria di 5 anni e Alberto di 6 mesi (feriti), Marcello Buzzoni che alla partenza da Milano trova posto sulla prima carrozza, poi a Bologna si trasferisce nella terza rimasta illesa.
Un ferito grave che rifiuta di allontanarsi perché fra i rottami ci sono altri famigliari.
I feriti furono collocati nella vicina sala d’aspetto della stazione dove ricevettero le prime medicazioni per poi essere trasportati all’ospedale Maggiore di Bologna. 16 militari feriti furono invece trasportati all’ospedale militare. Alla fine si conteranno 16 morti e 41 feriti. Dei 41 feriti ben 12 risiedevano a Bologna e 1 a Imola.
Altre 2 persone moriranno nei giorni successivi in Ospedale.
Il Podestà di Sasso, Cav. Fabbriani, predispose alloggiamenti per i parenti delle vittime, giunti per l’identificazione.
ELENCO DEI DECEDUTI:
– Donati Ciro, 66 anni da Bologna
– Ferfoglia Giuseppe, 43 anni , Trieste
– Carneschi Evaristo, 35 anni, Bologna
– Pinna Pietro, 21 anni, soldato, Cagliari
– Guadagnele Ernesto, 21 anni, soldato, Catanzaro
– DaLeo Rosaria, 60 anni, Siracusa
– Pampinelli Ada, 36 anni, Cascia Val di Pesa
– Pampinelli Zaira, 38 anni, sorella, Cascia Val di Pesa
– Vanni Franco, anni 9, figlio di Zaira
– Orsoni Isabella, 60 anni, Trani
– Palladino Leonardo, 26 anni, Varese
– Avuri Sabatino, 32 anni, Rovezzano
– Salvatore Vittoria, 45 anni, Milano
– Marchi Bianca, 24 anni, Milano
– Nella Eaudik, 23 anni, Bologna
– Una bimba di circa 10 anni non identificata
– Un militare morto in ospedale
– Costanza Masella da Roccasana, deceduta in ospedale il 9 luglio – ultima vittima.
I funerali con spese completamente a carico delle Ferrovie che provvederanno anche a far pervenire le salme delle vittime nei rispettivi paesi di origine, si svolsero a Sasso il 5 luglio alle ore 15.30, con imponente partecipazione di popolo e autorità civili e militari.
Per favorire la partecipazione, per il ritorno a Bologna, fu predisposto un treno speciale.” (2)
(1)
Le foto della lapide sono riprese dal sottoscritto
(2)La cronaca dell’incidente è tratta dal periodico del
Circolo Filatelico “Guglielmo Marconi” n. 1- 1997 a firma di Giuseppe Dall’Olio.
(3)Le foto dell’incidente sono tratte dalla rete
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