Il 18
Febbraio del 1985 fu la data della storica rappresentazione del “Fabulazzo
osceno”, uno dei piu’
bei spettacoli in assoluto scritto da Dario Fo, nel salotto di casa nostra, il
meraviglioso Cineteatro Metropolitan di
Torre Annunziata, prima della definitiva chiusura e del grande oblio.
Lo spettacolo
era incentrato su tre monologhi, secondo lo schema della commedia dell’Arte.
A
causa dell’intolleranza delle autorità religiose italiane, questa forma di
teatro era dovuta emigrare in Francia, e questi monologhi avevano assunto il
nome di “fabulazzi”, al cui interno erano inseriti “contenuti” osceni, ma non
pornografici, tali da suscitare l’ilarità del pubblico e dello spettatore, come
specificava Dario Fo nell’introduzione.
I tre monologhi
erano i seguenti:
La parpàja tòpola, Arlecchino fallotropo, e Il tumulto di Bologna.
Il mio ricordo dello spettacolo è
abbastanza nitido, nonostante siano trascorsi oltre trent’anni da quello
storico evento.
La platea era affollata di gente
eccitata per l'evento, convinta fin dall'inizio di assistere a una performance straordinaria e di valore
assoluto, sia per il valore dell’artista, sia per la novità dello spettacolo
stesso, reclamizzato in pompa magna dalla stampa locale, come la novità dell’anno.
Lo spettacolo, in cui Dario Fo
recitava in grammelot, un linguaggio di dialetti padani misti, aggiunti alla
memorabile mimica di Fo, fu molto coinvolgente, anche se a dir la verità, quello
che capivamo, lo dovevamo alla introduzione al monologo, narrataci dall’attore,
in italiano. Perchè , diciamolo francamente, di quei dialetti, non si riusciva a capire neanche una parola! Ci bastava assistere e divertirci con la buffa faccia e la straordinaria mimica e gestualità che hanno caratterizzato il personaggio Dario Fo.
Torre Annunziata cercava, con
queste manifestazioni ed eventi culturali, di scrollarsi di dosso l’etichetta di
città di sangue, di camorra e di morte. Appena un anno prima, la strage di Sant’Alessandro
fece parlare tutto il mondo per la crudeltà e la ferocia che si era utilizzata in quella
mattanza.
Dopo qualche mese dalla rappresentazione
di questa serie di spettacoli, organizzata dal Comune tramite l’Assessorato
alla Cultura, l’assassinio di Giancarlo
Siani mise di nuovo in ginocchio Torre Annunziata.
Nella foto seguente, il volantino
della rassegna dell’anno 1985, conservata in versione originale dal sottoscritto.
Passarono tre anni dalla visita di Dario Fo al Metropolitan.
La mostra dal titolo” Il teatro
dell’occhio” fu il naturale evolversi della manifestazione di simpatia e
affetto che Dario Fo volle esprimere, dopo la sua venuta a Torre Annunziata.
Questa mostra venne aperta nei
locali della ex Standa, ora Benetton, al corso Umberto I, nell’aprile del 1988, e
rimase in allestimento per un mese intero.
La visione delle foto, dei
vestiti, dei disegni, ma anche pitture, quadri, insomma tutto quello che
riguardava l’artista Dario Fo, approdò a noi, sempre a cura dell'Assessorato alla Cultura del nostro Comune, con il chiaro
intento di reinserire, tramite queste prestigiosi iniziative, la nostra città all’interno di un percorso culturale,
in modo da offrire alla popolazione, specia giovanile, una alternativa valida e credibile alla violenza e alla camorra che si era "impossessata" di tanti ragazzi.
Mille lire il biglietto d’ingresso,
il prezzo simbolico serviva a devolvere la somma raccolta ai comitati antidroga
cittadini.
Anche per questa nobile causa,
saremo riconoscenti a Dario Fo per la sua gratitudine, la sua bontà e per la
sua simpatia che seppe dimostrare, con i fatti, verso la città di Torre
Annunziata e, in maniera piu' ampia, verso tutte le categorie piu' deboli e oppresse.
Di seguito, tre foto della mostra svoltasi a Torre Annunziata nell'Aprile del 1988.
Di seguito, tre foto della mostra svoltasi a Torre Annunziata nell'Aprile del 1988.
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