domenica 29 agosto 2021

PASQUALE VITIELLO- L'artista libero coi suoi pensieri.

 

        


                        


                                                Pasquale Vitiello (1912-1962)

                                                          Pittore, scultore, docente, poeta

                                                 «Desidero essere libero con i miei pensieri»

 

Pasquale Vitiello nasce a Torre Annunziata il 31 Agosto 1912; il padre Giusppe è contabile e la madre Letizia Fusco proviene da una buona famiglia di Castellammare di Stabia. A undici anni abbandona la scuola a metà anno scolastico perchè vuole soltanto dipingere, - fui la disperazione della mia famiglia -, annoterà poi nei suoi appunti.

Il 1926 è un anno di incontri, di tentativi e di scelte importanti. Si presenta al decoratore Gennaro Palumbo che sta affrescando la chiesa di San Francesco di Paola a Torre Annunziata e gli mostra la copia, da lui eseguita, di un antico quadro di famiglia raffigurante La Pentecoste, realizzata - secondo quanto racconta il figlio Luca - usando come tela il lenzuolo del letto di sua madre. Con il permesso dei genitori si trasferisce a Napoli, ospite di zia Giovannina, sorella del padre, per poter seguire i lavori del maestro Palumbo, in una chiesa di Napoli. Questa città, che, nonostante le sue problematiche, rimane una metropoli ricca di cultura, offre al ragazzo mille opportunità di conoscere nuovi artisti, e approfondire le sue conoscenze pittoriche. «Inizia gli esercizi di decorazione geometrica con il cesellatore Eugenio Avolio e il pittore Troiano, ma non gli bastano: vuole dipingere; riprende gli studi al Liceo artistico con lo scultore Achille De Luca e il pittore Angelo Brando».

Quest’ultimo lo inizia al linguaggio post-impressionista. Dopo il servizio militare, a Ventimiglia, nel 1932-33, grazie a una Borsa Ministeriale di Studio segue i corsi di Decorazione dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, sotto la guida di Emilio Notte che lo aiuta a superare ogni visione accademica, a rompere ogni vincolo, anche estetico, che il regime vuole imporre, e dipingere in piena libertà, e da lui apprende la scomposizione per piani derivata da Cèzanne. “Combatto la mia lotta davanti al cavalletto con superfici bianche d’appoggio per disegnarvi forme e stendervi colori secondo una mia poetica”. In questo periodo è intensa la sua partecipazione a concorsi e mostre, riscuotendo prestigiosi riconoscimenti.

Nel 1939 sposa Giuseppina Cuccurullo, figlia del veterinario di Torre Annunziata, da cui ha quattro figli, Carmela, Giuseppe, Letizia e Luca. Negli anni ’40 riprende l’insegnamento e la partecipazione alle mostre locali, nazionali e internazionali: Castellammare di Stabia, Torre Annunziata (Lido Azzurro), Città del Vaticano, San Paolo del Brasile, Napoli, Venezia.

Nella città lagunare, nel 1950, è presente al concorso per il Manifesto della Biennale di Venezia con la singolare opera La prua. In questa occasione conosce un altro torrese illustre, Michele Prisco, che riceve il Premio Venezia 1950 opera inedita conferitogli per Gli eredi del vento. Grande è la gioia di questi due figli di Torre, quando si incontrano al Lido di Venezia, e l’orgoglio è immenso: con il loro operato danno lustro e decoro alla città. Lo scrittore esprime parole di elogio per la pittura di Pasquale: «Ripercorrendo cronologicamente il suo lavoro si avverte come un sotterraneo ma decisivo cammino verso la luce: quasi un liberarsi di certi indugi chiaroscurali per meglio attingere una più ineffabile luminosità, l’affrancamento, in altre parole, da qualsiasi legame tradizionale per una più intima e vibrante atmosfera romantica libera da ogni peso estraneo al colore: approdo a quella peinture pure che con Cézanne e da Cézanne in poi è stato l’obiettivo primario di ogni vero artista». Il riconoscimento unanime è quello di una pittura «svincolata dai tradizionalismi e aperta alle soluzioni dell’arte all’avanguardia».

Nel 1951 l’artista prende in affitto un piccolo studio a Villa Filangieri, situato sulla costa di Torre Annunziata, alla punta Oncino, immerso nella vegetazione del paesaggio mediterraneo, che segna una svolta felice nella sua vita e nelle abitudini della famiglia. Qui il pittore si isola, e Villa Filangieri si trasforma in un rifugio, e Rifugio è il titolo di un suo quadro esposto alla Biennale di Venezia. Molte opere prodotte in questa oasi di tranquillità somigliano alle pagine di un diario, perché custodiscono tanti stati d’animo:  oltre alla firma Vitiello vi segna le iniziali della Villa «V.F.».

Il 1956 è un anno drammatico per il pittore per un delicato intervento chirurgico, ma la sua attività non subisce rallentamenti. Tornato a casa, dipinge un quadro di grandi dimensioni, Le larve, che sviluppa disegni eseguiti in clinica, Serie dell’incubo, che rivelano le ansie dell’autore per una vita che volge al tramonto. Nella produzione di questo periodo il colore assume autonomia e scompone i volumi con la luce senza perdere compattezza e unità. Tra il 1959 e il 1962 l’artista partecipa a molte importanti rassegne nazionali e vince numerosi premi nazionali; i suoi dipinti entrano a far parte di collezioni private e pubbliche: alcune opere sono esposte anche alla Camera dei Deputati.

Nell’estate del 1960 deve abbandonare il rifugio a Villa Filangieri: la tenuta viene lasciata alla Chiesa, che abbatte il verde per far posto a costruzioni in cemento per i religiosi. Il pittore trasferisce lo studio a Villa Vegnente, non lontano dalla Villa delle Ginestre, dimora di Giacomo Leopardi.

Sempre nel 1960 l’Amministrazione Comunale di Torre Annunziata affida al Maestro l’incarico di realizzare i bozzetti per due aquile destinate al monumento ai Caduti di Torre Annunziata della prima guerra mondiale, (opera straordinaria progettata dell’artista Francesco Jerace), le quali, tuttavia, non possono essere riconosciute in quelle che oggi spiegano le ali per accogliere sotto la loro protezione i caduti per la Patria, perché i bozzetti di Vitiello non sono stati mai tradotti a causa della prematura scomparta dell’autore. Tra il 1961 e il 1962 realizza una serie di disegni a penna, inchiostro e pastello, e ad acquerelli e tempere sul tema ricorrente della Città solitaria, dove i luoghi sono gremiti di memorie e attendono i loro figli per ritornare a vivere. Il 20 maggio del 1962 viene colpito da un infarto, e, nonostante le raccomandazioni del medico, continua a produrre. La frenesia di dar vita ai suoi stati d’animo su una bianca tela è forte, anche perchè sente che il suo percorso artistico sta per concludersi. Il 20 novembre del 1962 un secondo infarto pone fine alla sua vita.

I critici concordano nell’affermare che nell’ultimo periodo il pittore ha raggiunto la sua maturazione artistica attraverso lo schiarimento progressivo della tavolozza, distinguendosi da tutti gli artisti napoletani della sua generazione. I figli del maestro Pasquale Vitiello, per onorare la memoria del loro padre, hanno effettuato diverse donazioni.

* Scheda preparata per la I° Mostra dei "22 Figli Illustri di Torre Annunziata", presentata nel 2018 al Comune di Torre Annunziata, a cura di Lucia Muoio, Vincenzo Marasco e Antonio Papa.     

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