giovedì 19 settembre 2024

La Piccola Ribalta Oplontina: Una Storia di Passione e Impegno





La Piccola Ribalta Oplontina, fondata nel 1974, è una delle più antiche associazioni di promozione teatrale di Torre Annunziata. Nata all'interno della scuola media "A. Manzoni" come attività scolastica, ha rapidamente evoluto la sua missione artistica grazie all’entusiasmo e alla guida di Ciro Napolitano. Inizialmente, il gruppo era composto da giovani studenti, dai 12 ai 20 anni, che si avvicinavano al teatro e al folklore per gioco. La loro passione, unita a un duro lavoro e sacrificio, li ha portati a diventare uno dei gruppi folcloristici più apprezzati della provincia, soprattutto per la maestria nell'interpretazione della Tarantella. 

Negli anni ’70 e ’80, la compagnia ha calcato palcoscenici importanti in tutta Italia, esibendosi al Teatro Metastasio di Prato, al San Babila di Milano e a Roma, oltre a numerose tournée internazionali in Germania e Austria, riscuotendo ovunque grande successo. Sotto la guida di maestri come Nino Casola, i membri della compagnia hanno imparato le complesse coreografie delle Tarantelle sorrentine, trasformandosi in ambasciatori della tradizione popolare campana.

Tra i protagonisti di questo percorso troviamo nomi come Aristide Cirillo, Nunzia De Falco, Ciro Di Cristo, Lidia Ferraiulo, Erminia Ilardi, Rosaria Manna, Antonio Migliaccio, Raimondo e Gaetano, Nando Morra, Paola Napolitano, Salvatore Prudenta, Patrizia Piedipalumbo e Massimo Virno. Accanto a loro, i cantanti Ignazio Raiola, Mario Gallo, Santino e Albino hanno contribuito con le loro voci a rendere ogni spettacolo un'esperienza indimenticabile.

Nel 1976, sotto la guida di Nino Andassio ed Ettore Saliotti, la compagnia ha assunto una struttura più definita e ha iniziato a esplorare anche il teatro amatoriale, con opere come Papà, mi voglio sposare di Giorgini. Nel 1980, con Michele Firenze alla direzione, il gruppo ha vissuto un periodo di successi e riconoscimenti, partecipando a rassegne in tutta Italia e portando il nome di Torre Annunziata nel panorama teatrale nazionale.


Inoltre, nel 2016, la compagnia ha organizzato, insieme al Cine-Teatro Politeama, la prima edizione del "Premio Città di Torre Annunziata", una rassegna teatrale amatoriale che ha visto la partecipazione di compagnie provenienti da tutta la Campania. L'evento è stato un momento di celebrazione del teatro amatoriale e un omaggio a Ciro Napolitano, recentemente scomparso, che con il suo impegno ha rappresentato una guida e un punto di riferimento per oltre quarant’anni.

Dopo alcuni anni di pausa, La Piccola Ribalta Oplontina è tornata in scena nel 2023, dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia, proponendo un classico del teatro napoletano: Tre pecore viziose di Eduardo Scarpetta. Questa ripresa ha segnato non solo il ritorno alla normalità, ma anche la volontà di continuare a diffondere il patrimonio culturale locale con nuove energie.

Oggi, La Piccola Ribalta Oplontina continua a essere un faro per chi desidera avvicinarsi al mondo del teatro, offrendo ai giovani la possibilità di esprimere il proprio talento e di coltivare una passione che arricchisce non solo il singolo, ma tutta la comunità. Con lo sguardo rivolto al futuro, la compagnia spera di coinvolgere sempre più nuove leve, trasmettendo loro non solo le tecniche e le conoscenze teatrali, ma anche i valori di dedizione, sacrificio e amore per la cultura che hanno animato i fondatori.

Il percorso di questo gruppo è una testimonianza di come, anche nelle realtà locali, si possano creare esperienze artistiche di grande valore. 

L'augurio è che La Piccola Ribalta Oplontina possa continuare a crescere e a contribuire alla vita culturale di Torre Annunziata, mantenendo viva la tradizione e aprendo nuove strade per le generazioni future.

martedì 17 settembre 2024

Campo Formisano: l'altra "casa" dell'epico Savoia e della Torrese.



 

Al centro dell'immagine, sopra i tetti dei     capannoni,  si nota il campo di calcio 

      "Campo Sportivo Formisano".



Il Campo Formisano era un impianto sportivo situato a Torre Annunziata, costruito dopo la chiusura del campo Oncino. Per oltre 25 anni, ospitò le partite casalinghe del Savoia. Il nome deriva dalla famiglia Formisano, proprietaria del terreno dove venne costruito, che contribuì significativamente alla sua realizzazione. Nonostante la complessità del terreno, situato su una formazione lavica che si affacciava sul porto, il campo fu completato in tempi molto brevi, sorgendo nella stessa zona in cui si trovava il vecchio Campo Montagnelle, tra l'odierno quartiere Vincenzo Rocco e l'istituto religioso Cristo Re.


Le industrie di Torre Annunziata dell'epoca furono coinvolte nella costruzione: l'Ilva fornì le reti per il perimetro del campo, mentre la Scac si occupò della struttura della tribuna. L’ingresso principale si trovava all'altezza di quello che oggi è il Palazzo Miramare.


Il 10 novembre 1929 si tenne la partita inaugurale, una sfida del campionato di Terza Divisione che vide il Savoia prevalere sulla Palmese con un netto 9-2. Da allora, il campo fu utilizzato per tutte le partite interne del Savoia in Serie C fino alla Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver cambiato nome in Torrese, la squadra disputò lì le partite della Coppa della Liberazione, del Campionato campano e due stagioni di Serie B.


Tuttavia, dopo il fallimento della Torrese e con la crescente esigenza del comune di destinare l'area alla costruzione di case popolari, il terreno fu espropriato e il campo demolito. L’ultimo incontro disputato sul terreno del Campo Formisano fu il 15 maggio 1955, quando la Torrese vinse 1-0 contro il Bagheria, segnando così la fine della storia calcistica di quello stadio e dell’uso del nome "Torrese".

mercoledì 11 settembre 2024

Michele Caravelli: L' Ingegnere ridisegna Torre Annunziata



Il 12 settembre 1881, a Torre Annunziata, nacque Michele Caravelli, una figura che avrebbe lasciato un'impronta indelebile nella storia della città. Proveniente da una famiglia modesta – suo padre Luigi era muratore, e sua madre Carolina Criscuolo casalinga – Caravelli dimostrò sin da giovane una grande passione per lo studio. Nonostante le difficoltà economiche, riuscì a laurearsi in ingegneria, campo in cui eccelse grazie al suo impegno e alla sua visione moderna.


Nel corso della sua carriera, Caravelli fu protagonista di numerose trasformazioni urbanistiche che cambiarono il volto di Torre Annunziata. Tra le sue opere principali, si annoverano il molino Gallo e la villa Giordano in via Vittorio Veneto, oltre ai cinema Politeama e Moderno, strutture che rappresentavano l'avanguardia architettonica della città di inizio secolo. A queste si aggiungono il pastificio Voiello e il molino Balestrieri, due realtà industriali che consolidarono l'importanza economica di Torre Annunziata nel panorama produttivo campano.


Ma una delle sue opere più significative fu la bonifica del Largo Tiglio, un’area degradata che Caravelli trasformò nell'attuale Piazza Giacomo Matteotti. Qui fece abbattere le casette fatiscenti che ne compromettevano l’aspetto, restituendo alla città uno spazio aperto, funzionale e moderno. Questo intervento rappresentò un esempio della sua capacità di coniugare la sua competenza tecnica con una visione umanistica e sociale dell’urbanistica: non si trattava solo di costruire edifici, ma di creare spazi che migliorassero la qualità della vita dei cittadini.


La figura di Caravelli non fu tuttavia importante solo dal punto di vista professionale. Fu anche un uomo di profondi principi morali e sociali. Rifiutò sempre di aderire al regime fascista, nonostante le pressioni, e sostenne materialmente molti antifascisti della sua città. Politicamente, si avvicinò al Partito d'Azione, e dopo la sua dissoluzione, al Partito Repubblicano, dove militò anche suo figlio Luigi. Nel periodo dal 1943 al 1944, fu nominato commissario prefettizio su indicazione del Comitato di Liberazione Nazionale, incarico che svolse con serietà e dedizione.


Caravelli si distinse anche per il suo impegno verso l’educazione. Fondò una scuola serale per operai in via Murat, offrendo un’opportunità di crescita culturale a numerosi lavoratori. Inoltre, insegnò materie tecniche presso la scuola industriale “Galilei”, di cui divenne presidente del consiglio di amministrazione nel dopoguerra.


Michele Caravelli morì il 13 marzo 1955.

In suo onore, negli anni Settanta, l’Amministrazione Comunale gli dedicò una strada, un tributo a un uomo che con il suo ingegno e la sua dedizione ha contribuito a costruire il futuro di Torre Annunziata.

lunedì 9 settembre 2024

MARIO TREBBI- Il riposo del Guerriero






Mario Trebbi, nato il 9 settembre 1939 a Sesto San Giovanni, ha lasciato un segno indelebile nel calcio italiano, sia come giocatore che come allenatore. Cresciuto nelle giovanili del Milan, ha iniziato la sua carriera nel settore giovanile rossonero, vincendo il prestigioso Torneo di Viareggio nel 1959. Il suo esordio in Serie A avvenne nel 1958 e, grazie alla sua velocità, tecnica e versatilità, divenne un difensore di riferimento nel panorama calcistico dell’epoca.


Con il Milan, Trebbi ha vissuto nove stagioni ricche di successi, conquistando due scudetti (1958-59 e 1961-62) e la Coppa dei Campioni nel 1963. Memorabile fu la sua presenza nella finale contro il Benfica a Wembley, un trionfo storico per la squadra milanese. Complessivamente, ha totalizzato 167 presenze con la maglia del Milan, segnando un solo gol.


Nel 1966 si trasferì al Torino, dove contribuì alla vittoria della Coppa Italia l'anno successivo. La sua carriera in Serie A si concluse con un totale di 157 presenze e una rete. Successivamente, si distinse anche in Serie B con il Monza, dove giocò 124 partite e segnò 4 gol.


Trebbi ebbe anche l'onore di vestire la maglia della Nazionale italiana, giocando due partite amichevoli nel 1961 e nel 1963. Inoltre, prese parte alla spedizione olimpica del 1960.


Terminata la carriera da calciatore, nel 1974 intraprese la strada dell’allenatore, iniziando con la Civitanovese. Il suo nome è particolarmente legato al Savoia di Torre Annunziata, squadra che guidò nella stagione 1979-80, raggiungendo il quarto posto nel girone D della Serie C2. Nonostante un ritorno nel 1981-82 che culminò con la retrocessione in Serie D, il pubblico di Torre Annunziata lo ricordò sempre come una persona gentile, concreta e umile.


Mario Trebbi è scomparso il 14 agosto 2018, ma la sua figura di campione silenzioso e uomo di grande umanità rimane viva nei ricordi di chi lo ha conosciuto.

giovedì 5 settembre 2024

La foto di un'epoca: Bandiere Rosse contro le Armi.



C’è una zona a Torre Annunziata, oggi quasi dimenticata, che agli inizi del Novecento era un punto nevralgico per il mondo operaio e industriale della città.

Siamo in via Eolo, dove sorgeva la Real Fabbrica delle Armi, un edificio maestoso e simbolo di un’epoca, con il suo portone elegante e una guardia a presidio dell’ingresso. Poco più avanti sulla sinistra, quasi come una risposta silenziosa e tenace a questo mondo militare-industriale, si ergeva la Camera del Lavoro, con la sua umile facciata ma una scritta ben visibile, fiera, a indicare il cuore pulsante delle lotte operaie di Torre Annunziata.

Fondata nel 1900, la Camera del Lavoro si trovava proprio qui, nel cuore del distretto industriale e commerciale della città, a pochi passi dalla fabbrica e dai pastifici che davano lavoro a migliaia di persone. Era un luogo in cui si discutevano i diritti degli operai, la giusta paga, la riduzione delle ore di lavoro, e dove si organizzavano scioperi, che, pur rari, erano di una certa durezza e durata. Un esempio? Uno sciopero arrivò a protrarsi per ben 70 giorni.

All'interno di questa piccola ma potente organizzazione si muovevano figure chiave, come Cataldo Maldera, Luigi Alfani e Alfredo Sandulli, rappresentante dei socialisti.

Gli iscritti erano per lo più analfabeti o semi-analfabeti, ma questo non era dovuto a una mancanza di capacità intellettuale, bensì alla povertà e alle condizioni sociali difficili che contraddistinguevano le famiglie operaie dell’epoca. Chi sapeva leggere e scrivere era una rarità, ma la consapevolezza di essere parte di un movimento più grande era universale.

Nonostante le difficoltà, la Camera del Lavoro fu un baluardo per i lavoratori di Torre Annunziata e dei comuni vicini, come Castellammare di Stabia e Gragnano. Durante le celebrazioni del Primo Maggio, migliaia di persone, fino a 20.000, si radunavano sotto il suo tetto per poi sfilare per le strade, con il papavero rosso all’occhiello e in mano, simbolo della lotta operaia. Le bandiere rosse, sventolate dalle diverse categorie di lavoratori, riempivano la città, ricordando a tutti che la forza del lavoro era la spina dorsale della società.

Un dettaglio curioso: tra le tante bandiere rosse, ve n’era una che spiccava per il suo colore diverso, quella della categoria dei portuali, azzurra con un nastro tricolore, in netto contrasto con le altre. Nonostante la loro scarsa partecipazione alle manifestazioni, la loro presenza simbolizzava l’eterogeneità del movimento operaio.

Ma la Camera del Lavoro non era solo un luogo di proteste e rivendicazioni. Era un centro di aggregazione e formazione, un punto di riferimento per tutte le categorie di lavoratori della città, dai mugnai ai meccanici, dai pastai ai falegnami. I problemi del lavoro venivano discussi e affrontati con passione e determinazione, cercando di ottenere un salario dignitoso e una migliore qualità della vita.

Oggi, passeggiando per quelle strade ormai vuote e abbandonate a se stesse, sembra impossibile immaginare l’energia e la vitalità che pervadevano questa zona più di un secolo fa. La struttura che ospitava la Camera del Lavoro che un tempo erano il simbolo di una città in fermento, sono ormai solo ombre sbiadite di quel glorioso passato. 

Torre Annunziata, un tempo crocevia di operai e intellettuali, di fabbriche e proteste, oggi guarda a quel tempo con nostalgia e un senso di abbandono.

Resta però la memoria di quei giorni, quando il rosso delle bandiere sventolava fiero e migliaia di persone si univano in un’unica voce per chiedere diritti e dignità. Ed è proprio su quella memoria che dovremmo riflettere, per comprendere quanto sia cambiata la città e quanto sia importante non dimenticare le sue radici, affinché un giorno possa tornare a essere quel luogo di speranza e forza che fu all’inizio del secolo scorso.


mercoledì 4 settembre 2024

Il Professore del Vesuvio: Gaspare Gargiulo








Gaspare Gargiulo, nato a Torre Annunziata il 3 settembre 1867 da una famiglia umile, dimostrò fin da giovane un grande interesse per le scienze naturali, sviluppato nell'ambiente della sua città natale, dominata dalla presenza imponente del Vesuvio. Cresciuto in un contesto modesto, con il padre Antonio falegname, riuscì comunque a ricevere un'istruzione adeguata, che gli permise di coltivare la sua passione per la natura.


Durante gli studi universitari, insieme ai colleghi Giuseppe Servillo e Santolo Cirillo, Gargiulo partecipò attivamente alla fondazione di una scuola media a Torre Annunziata. Dopo molti sforzi, nel 1898 nacque il Ginnasio municipale, che successivamente divenne la Scuola Normale di Avviamento Tecnico “G. Parini”. In questa scuola, Gargiulo iniziò come professore di Scienze Naturali e Matematica e, nel 1921, fu confermato come insegnante ordinario. Successivamente divenne anche dirigente scolastico.


Sposato con Concetta Romano, con cui ebbe quattordici figli, tra cui alcuni illustri come Mario, noto radiologo, e Terenzio, apprezzato musicista, Gargiulo continuò a coltivare il suo amore per la storia e la geologia del Vesuvio. Testimone diretto dell'eruzione del 1906, scrisse due importanti opere: "Il Vesuvio attraverso i secoli e l’eruzione del 7-8 aprile 1906" e "Il Vesuvio e le sue eruzioni in rapporto a Torre Annunziata". In queste opere, descrisse non solo gli eventi drammatici legati al vulcano, ma anche la ricchezza storica e naturale del territorio torrese.


Il suo lavoro culminò nel 1907 con la conferenza "Terra nostra", in cui Gargiulo esaltò la bellezza e l'importanza storica della sua terra, elogiando il paesaggio, il clima e la fertilità della regione. Nonostante la sua morte avvenuta nel 1935, l’eredità di Gaspare Gargiulo rimane viva nella memoria collettiva, grazie anche al tributo resogli dalla scrittrice Maria Orsini Natale nel suo romanzo "Francesca e Nunziata", in cui Gargiulo è raffigurato come un personaggio che ha segnato profondamente la storia culturale di Torre Annunziata.

martedì 27 agosto 2024

Stefano De Martino alla Guida di "Affari Tuoi"






Stefano De Martino alla Guida di "Affari Tuoi":

 Un Torrese che Brilla su Raiuno


Cari concittadini di Torre Annunziata, è con grande orgoglio che vi annunciamo un traguardo importante per uno dei nostri: Stefano De Martino, volto amato della TV italiana e figlio della nostra città, si prepara a condurre il celebre programma "Affari Tuoi" su Raiuno. Questo nuovo incarico, che prenderà il via lunedì 2 settembre, rappresenta un passo significativo nella carriera di Stefano, che da anni si fa apprezzare per la sua simpatia, il suo talento e la sua naturalezza.


Un Torrese che Conquista la Prima Serata

Dopo aver fatto il suo esordio e raccolto consensi su Rai 2, Stefano approda ora sulla rete ammiraglia, un sogno che diventa realtà. Per lui, questo non è solo un lavoro, ma una grande emozione: “Ho sempre considerato Raiuno come una nave ammiraglia e ora salirci a bordo è un'emozione indescrivibile”. Nonostante la comprensibile trepidazione, Stefano si è dimostrato sempre all’altezza delle sfide, portando sul piccolo schermo la sua personalità solare e la sua capacità di mettersi in gioco.

Stefano non è nuovo a raccogliere il testimone da grandi conduttori. Anche questa volta, ha ricevuto l’incoraggiamento di figure illustri della TV come Amadeus e Maria De Filippi, che lo hanno sostenuto nel suo percorso. “Cerca di essere te stesso”, gli ha consigliato Maria, parole che hanno sempre guidato Stefano nella sua carriera. E sarà proprio con questa autenticità che condurrà "Affari Tuoi", portando il suo stile unico e la sua empatia, che gli permettono di entrare in sintonia con le persone.

Il ritorno di "Affari Tuoi" sarà caratterizzato da un ritorno alle radici del format, con un’attenzione particolare alle storie dei concorrenti, persone comuni che con il loro coraggio e la loro speranza cercano di realizzare un sogno. Stefano è pronto ad accogliere queste storie e a darle la giusta risonanza, con la sensibilità che lo contraddistingue. “Il vero protagonista è il concorrente,” dice Stefano, ed è chiaro che il programma, con lui alla guida, saprà toccare le corde giuste nel cuore degli spettatori.

Per tutti noi di Torre Annunziata, vedere Stefano brillare in prima serata su Raiuno è una fonte di immenso orgoglio. Stefano non è solo un volto noto della televisione, ma è soprattutto uno di noi, un torrese che ha saputo conquistare il pubblico con il suo sorriso e la sua genuinità. Il suo successo è il nostro successo, e siamo felici di poterlo sostenere in questa nuova avventura.

Non mancate all’appuntamento con Stefano De Martino e “Affari Tuoi” su Raiuno. Siamo certi che sarà un successo e che Stefano continuerà a portare alto il nome della nostra amata Torre Annunziata!

mercoledì 21 agosto 2024

In ricordo dell'Avv. Roberto Azzurro



  • Il 21 agosto 2019, Torre Annunziata ha subito una perdita significativa con la scomparsa di Roberto Azzurro. A cinque anni di distanza, è fondamentale riflettere non solo sulla sua carriera, ma anche sul profondo legame che ha avuto con le attività che tanto amava.
  • Roberto è stato un professionista esemplare, la cui serietà e competenza si sono distinte in ogni ambito in cui ha operato. Tra le tante professioni in cui eccelleva, lo ricordiamo giovane Professore scolastico al "Graziani", politico per generosità verso la città, Avvocato prestigioso e sportivo per diletto.
  •  La sua esperienza nel campo politico ha segnato un momento cruciale per la città. Dal 1995 al 2005 è stato, nelle file del Pds,  eletto consigliere e poi assessore durante le giunte del sindaco Franco Cucolo, lavorando con determinazione e coraggio in anni di enormi cambiamenti, duri e difficili.
  • Il suo impegno si è riflettuto in progetti concreti, volti a migliorare la qualità della vita dei suoi concittadini. Nonostante il tempo in politica sia stato limitato, le sue iniziative hanno lasciato un’eredità duratura, facendo emergere la necessità di un dialogo aperto e della partecipazione attiva della comunità. 
  • Tifosissimo del Napoli e del Savoia ha svolto ruoli di primo piano di organizzazione e contributo sia a livello di aggregazione sportiva, come la fondazione di un club del Napoli, che come dirigente della squadra di Torre Annunziata.
  • Torre Annunziata ha vissuto un momento di profonda tristezza con la scomparsa, a soli 59 anni, di Roberto Azzurro, un uomo di grande spessore umano e professionale, tragicamente colpito da un malore durante una partita di tennis. La notizia della sua morte dovuta a un malore nel mentre partecipava ad una partita di tennis al Lido Azzurro scosse tutti , portando un velo di tristezza su una città che riconosceva in lui un punto di riferimento.
  • Appassionato di sport e particolarmente delle attività all’aperto, aveva sempre coltivato un amore per il tennis che andava oltre l'aspetto competitivo, rappresentando per lui un modo per socializzare e mantenersi in forma. 
  • Roberto ha sempre creduto nell'importanza di ascoltare e accogliere le esigenze di tutti, trasformando idee in azioni tangibili.La sua assenza si fa sentire, eppure il suo esempio continua a guidarci. In un’epoca in cui spesso ci si dimentica del valore del servizio alla gente comune, la sua figura ci invita a riflettere sul nostro ruolo come cittadini. Ha dimostrato che l’impegno, sia nella professione che nella pubblica amministrazione, può contribuire a costruire un futuro migliore. In questo quinto anniversario, celebriamo la memoria di un uomo che ha saputo coniugare professionalità e dedizione per il bene di una città intera.

martedì 13 agosto 2024

Giuseppe Cafaro: Il Capitano del Savoia degli Anni 80.





Celebriamo un traguardo importante per Giuseppe Cafaro, che compie 70 anni. 

Un compleanno speciale per un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella storia del calcio a Torre Annunziata, e in particolare nel cuore dei tifosi del Savoia.


Nato a Caivano il 13 agosto 1954, Cafaro iniziò il suo percorso calcistico nelle giovanili del Napoli, dimostrando fin da giovane un talento naturale e un’intelligenza tattica che lo avrebbero poi contraddistinto per tutta la sua carriera. Dopo aver militato con successo nel Gladiator, arrivò al Savoia nel luglio del 1977, in un periodo di grande fermento e ambizioni per la squadra, sotto la guida del presidente Franco Immobile e con il supporto dei dirigenti Michele e Pasquale Gallo.


Al suo arrivo a Torre Annunziata, Cafaro si unì a un gruppo di nuovi innesti tra cui Saccoccio, Turturo, Vianello, Lambiase, Marangi, Agostini e Francioni, Soriano.

Alcuni di questi giocatori  avrebbero scritto pagine importanti nella storia del club. 

In quel primo anno, con l’allenatore D’Alessio, Cafaro disputò 35 partite, segnando 3 gol e contribuendo a portare la squadra al quarto posto in campionato. Era un difensore centrale di grande solidità, paragonato a una roccia inamovibile, che ricordava ai tifosi i migliori liberi che il Savoia avesse mai avuto, come Vittorio Di Mauro o Griffi.


La sua capacità di giocare sia come libero che come terzino destro lo rese un giocatore versatile e completo, capace di interpretare il ruolo con un’interpretazione moderna e dinamica. Era un difensore dal cuore "inglese", pronto a spazzare ogni minaccia nella sua area, ma anche ad inserirsi con decisione quando i suoi compagni si lanciavano in attacco.


La stagione successiva, sotto la guida del nuovo allenatore Zurlini, Cafaro si confermò una presenza fondamentale per il Savoia, disputando 27 partite e segnando 4 gol, con la squadra che si piazzò al sesto posto. Nella stagione seguente, con Mario Trebbi alla guida, Cafaro fu ancora una volta un pilastro della difesa, giocando 31 partite e segnando 5 gol, contribuendo al quarto posto in campionato.



Il quarto anno fu segnato dal tragico terremoto del novembre 1980, un evento che ebbe ripercussioni anche sul calcio. Nonostante le difficoltà logistiche e i problemi per la disponibilità dello stadio, Cafaro continuò a lottare con la sua squadra, disputando 28 partite e segnando un gol. Anche in questa stagione il Savoia mantenne una posizione dignitosa a centro classifica, con Cafaro sempre al comando della difesa.

Quella fu la sua ultima annata al Savoia dove lasciò con un tabellino di 160 presenze e 15 gol tra campionato e coppe.

Nella sua carriera calcistica da ricordare le stagioni al Giugliano e alla Boys Caivanese.

Oltre a essere un difensore d’acciaio, Cafaro era anche un ottimo rigorista, incaricato di calciare i rigori con una freddezza e precisione che lo resero un punto di riferimento per i suoi compagni. Ma al di là delle sue doti tecniche, ciò che ha sempre distinto Giuseppe Cafaro è stato il legame indissolubile con la città di Torre Annunziata e con i tifosi del Savoia. Un legame che continua ancora oggi, tanto che nei suoi interventi sui social e nei commenti riguardanti il Savoia, si firma sempre "Giuseppe Cafaro, il Capitano", a sottolineare con orgoglio il suo ruolo di leader e uomo simbolo della squadra.


Parallelamente alla sua carriera calcistica, Cafaro ha saputo distinguersi anche fuori dal campo. Nel 1982, ha conseguito una laurea in Scienze e Management dello Sport e delle Attività Motorie presso l’ISEF, situato nella Mostra d’Oltremare di Napoli, dove aveva iniziato i suoi studi. Prima di questo, aveva frequentato l'Istituto Tecnico Morano di Caivano, dove già mostrava interesse per le discipline sportive e gestionali. 


Attualmente residente a Caivano, Caffaro ha continuato a contribuire al mondo del calcio anche dopo il suo ritiro dal campo, vestendo i panni di allenatore e direttore tecnico. Ha guidato diverse squadre locali, tra cui la USB Caivanese, e poi allenatore al Casierdosson, alla Silva e all'Aurora Calcio, società trevigiane.

Al rientro in Campania ha guidato la Real Rinascita Caivano.



 La sua passione per il calcio non si è mai spenta, e il suo impegno per lo sviluppo del talento locale ha lasciato un segno indelebile nelle comunità sportive in cui ha operato.

Per tutti quelli che hanno vissuto quegli anni e per chi, più giovane, ha solo sentito raccontare le sue imprese, Giuseppe Cafaro resta un esempio di passione, dedizione e amore per il calcio. 

Un vero capitano, dentro e fuori dal campo, che ha dato tutto per la maglia del Savoia e che oggi, a 70 anni, merita di essere celebrato come una delle leggende della nostra squadra.


Auguri, Capitano!

domenica 11 agosto 2024

Ricordando Giuseppe Veropalumbo...














Giuseppe Veropalumbo oggi avrebbe compiuto oggi 47 anni. Un traguardo che non ha mai raggiunto, a causa di una tragica fatalità che lo ha strappato alla vita la notte di Capodanno del 2007. Giuseppe era un giovane carrozziere di Torre Annunziata, un uomo semplice e onesto, dedicato alla sua famiglia. Aveva appena trent'anni e una vita piena di sogni e speranze davanti a sé. Una vita che non ha potuto vivere.

La sera del 31 dicembre 2007, mentre si trovava nel suo appartamento con la moglie Carmela e la loro piccola Ludovica, un proiettile vagante, sparato per festeggiare il nuovo anno, lo colpì al cuore. Quel proiettile segnò la fine di tutto ciò che Giuseppe avrebbe potuto avere: la gioia di vedere crescere sua figlia, di invecchiare al fianco di sua moglie, di vivere una vita fatta di momenti semplici e preziosi. In un attimo, tutto questo gli fu negato.

Quello che Giuseppe non ha potuto fare, e tutto ciò che la sua famiglia ha perso, ci costringe a riflettere sulla gravità di certe azioni irresponsabili e criminali. La morte di Giuseppe non è stata solo una perdita per la sua famiglia, ma un monito per tutti noi. Ogni anno, i botti di Capodanno causano vittime innocenti e tragedie evitabili. Eppure, queste pratiche pericolose continuano, spesso accompagnate da un’omertà che impedisce di fare giustizia.

Giuseppe Veropalumbo avrebbe dovuto essere qui oggi, a festeggiare i suoi 47 anni con i suoi cari. Avrebbe potuto vedere Ludovica crescere, realizzare i suoi sogni e vivere la vita che meritava. La sua assenza è un vuoto che non potrà mai essere colmato. Ricordarlo significa onorare la sua memoria e lottare affinché tragedie simili non accadano mai più.

venerdì 9 agosto 2024

Enrico Baldi: Innovazione e Stile a Torre Annunziata.

Enrico Baldi: 

L’uomo dell’Innovazione e lo Stile a Torre Annunziata.




Enrico Baldi, nato il 31 luglio 1936, è stato una figura di spicco del panorama commerciale di Torre Annunziata durante gli anni '60, '70 e '80.

Sin da giovane, Enrico dimostrò uno spirito imprenditoriale straordinario, che lo portò a diventare un punto di riferimento per la comunità torrese.

La carriera di Enrico Baldi nel commercio iniziò con l'apertura del primo negozio a Torre Annunziata, specializzato nella vendita di macchine per cucire, situato nella zona di Torre Centrale. 

Questo fu solo il primo passo di una carriera che avrebbe visto Enrico espandere notevolmente la sua attività. 

Negli anni '60, acquisì un secondo negozio in Via dei Mille 51, dove iniziò a vendere elettrodomestici, televisori e radio. In un’epoca in cui la tecnologia stava muovendo i primi passi nel quotidiano delle famiglie italiane, Baldi fu tra i primi a portare queste innovazioni nelle case dei torresi.

La sua visione per lo stile e le comodità di casa lo spinse ad aprire successivamente un terzo  negozio legato agli arredamenti in Via Fusco, dove conobbe colei che sarebbe diventata sua seconda moglie, Nunzia Esposito, rappresentante  della Lorenzon di Campoformido con i primi modulari,  e al cui interno dei locali erano predisposti in bella vista marchi prestigiosi come Artemide, Flos e Leucos.

Enrico Baldi non fu solo un abile commerciante, ma anche un membro attivo della comunità torrese. 


Enrico Baldi con amici e impiegati all'inaugurazione del locale in via dei Mille.


La sua generosità si manifestava spesso durante le celebrazioni delle notti d'oro del Lido Azzurro, un evento locale molto sentito anche a carattere nazionale. 

In collaborazione con Luigi Manzo, Enrico contribuiva attivamente ai successi delle serate con i sorteggi e alle iniziative, offrendo prodotti dei suoi negozi come premi. Questa sua dedizione al territorio lo rese una figura amata e rispettata dai concittadini.

Fu tra i Soci fondatori del prestigioso Sport Club Oplonti.

Nonostante il successo, gli anni '80 portarono con sé un periodo di declino per Torre Annunziata, con ripercussioni anche sull'attività commerciale di Enrico Baldi. 

La città, un tempo prospera, iniziava a subire un degrado che influì sulla sicurezza e sulla stabilità economica. 

Il suo negozio subì tre furti in pochi giorni e le visite frequenti di personaggi poco rispettabili minarono ulteriormente la serenità dell'impresa.

Questi eventi portarono Enrico Baldi a prendere la difficile decisione di chiudere i negozi e lasciare Torre Annunziata nel 1983, trasferendosi con Nunzia a Chianciano Terme. Qui aprì un negozio di oggettistica, ma l'attività non raggiunse mai le dimensioni e l'importanza che avevano caratterizzato gli anni torresi. 




Nunzia, il piccolo Antonio ed Enrico Baldi a Chianciano Terme.



Nel 2011, Enrico decise di tornare a Napoli, stabilendosi a Portici insieme alla moglie Nunzia e al figlio Antonio dove visse fino a poco prima della scomparsa avvenuta al “Silvestrini” di Perugia il 16 dicembre 2015, all’età di 79 anni. 

I funerali si tennero a Chianciano Terme nella chiesa di Sant'Antonio e dopo la cremazione la sua urna è conservata nella casa di Portici.

Enrico Baldi lasciò dietro di sé un'eredità di impegno e dedizione e innovazione. 

Non solo fu un pioniere nel portare le nuove tecnologie a Torre Annunziata, ma contribuì anche alla vita sociale e culturale della città, diventando una figura emblematica di un'epoca. 

La sua vita è un esempio di come il duro lavoro e la passione possano lasciare un'impronta indelebile nella storia di una comunità. 

La sua memoria vive ancora oggi, non solo attraverso i suoi negozi che hanno fatto la storia di Torre Annunziata, ma anche nel cuore di chi lo ha conosciuto e amato.


Reclame Baldi Arredamenti



Foto 1 - 



Foto 2

Foto 1 e 2 - Inaugurazione negozi Torre Annunziata 

**Grazie per la gentile concessione delle foto, per la cordialità e la disponibilità della signora Nunzia Esposito senza la quale questo ricordo non sarebbe stato possibile. 

Ciro Arcella: il Pittore del Simbolismo

Scheda di Vincenzo Marasco, Lucia Muoio e Antonio Papa per 

"22 Figli Illustri di Torre Annunziata" - 

2° Raccolta- 2022





Ciro Arcella, secondo di quattro figli, nasce a Torre Annunziata il 9 agosto del 1929 da Michele e da Giuseppina De Gennaro.
Pur avendo conseguito il diploma presso l’Istituto Tecnico locale, asseconda il suo interesse per l’arte e la pittura, iscrivendosi al Liceo Artistico di Napoli. Dopo la maturità inizia a frequentare la Facoltà di Architettura presso l’Ateneo Federiciano, ma interrompe bruscamente gli studi universitari per entrare nel mondo del lavoro come progettista presso la Aerfer di Napoli. Nel frattempo, dopo aver conseguito anche l’abilitazione per l’insegnamento di Storia dell’arte e di Discipline Pittoriche, inizia la carriera di docente presso le scuole e gli istituti superiori del capoluogo e della provincia, proseguita ininterrottamente fino al 1985; alla professione d’insegnante abbina l’esperienza di pubblicista freelance  per varie
testate giornalistiche napoletane. I suoi interessi artistici, tuttavia, restano ancorati all’ambiente culturale torrese, dove Ciro incomincia a organizzare le prime esposizioni con altri artisti della nostra città. E sempre qui nei primi anni Settanta fonda la Galleria d’arte Happening, dove, nel 1971, ha luogo l’esposizione Lo spazio negativo, ricordata per l’originale allestimento: l’Autore riempie la sala di palloncini, agitati continuamente da onde sonore per
rappresentare plasticamente lo spazio.
Negli stessi anni partecipa vivamente alle iniziative del Club del giovedì sera, che miravano al rilancio della città anche sotto il profilo culturale e sociale. Più tardi Arcella affermerà che gli incontri presso il Circolo dei medici di Torre Annunziata avevano anticipato di oltre un decennio il rinomato Maurizio Costanzo Show.
Gli interessi culturali di Ciro sono molteplici e tra essi c’è anche la Musica: si dedica per lungo tempo allo studio della chitarra, con cui esegue brani del repertorio classico napoletano, allietando i suoi ospiti che nelle sere d’estate si ritrovano nel giardino della villetta di Torre Annunziata; non mancano le note più moderne dei Pink Floyd, che l’Artista manda in onda pure quando collabora ai programmi musicali trasmessi da Nuova Radio Oplonti.
Anche l’Archeologia coinvolge il suo genio, tanto che inizia a seguire personalmente gli scavi dell’antica Oplontis sepolta dall’eruzione del 79 d.C. e sulle pagine della rivista Il Pianeta Oplontis afferma che «la villa di via Sepolcri resta un esempio stupendo dell’architettura romana.»
Spesso Ciro si cimenta in esperienze legate alla sua prima passione, l’Architettura: progetta la propria casa a Torre e diverse cappelle cimiteriali cittadine, e, quando si trasferisce a Pordenone, dove la moglie Lidia Buoninconti vince un concorso notarile, riceve l’incarico di ristrutturare Villa Arca. In tal senso, merita di essere ricordata la pubblicazione postuma di alcuni scritti del 1995 riguardanti sei chiese moderne di Pordenone e della sua provincia, patrocinata dall’associazione F.I.D.A.P.A., di cui è presidente 
Gea Arcella, una delle tre figlie dell’artista Nella nuova sede friulana tra il 1969 e il 1983 si dedica con entusiasmo ai disegni a matita e a china, miste alla tecnica a spruzzo, che risulterà determinante del percorso artistico successivo. Da questa nuova sperimentazione nascono opere dedicate alla Madonna, alla quale dà il volto 
della moglie, vista come l’angelo del focolare. In questo ciclo di pitture forte è l’influenza delle icone russe e tale vicinanza viene messa in risalto dall’uso della foglia d’oro. La più rappresentativa è la Madonna del 1969, che si aggiudica il primo premio al Concorso nazionale di pittura dell’Arte sacra, organizzato al Circolo Professionisti e Artisti “G. Esposito” di Torre Annunziata, con il conferimento della Coppa del Ministero dell’Industria e del Commercio, On. Magrì.
Verso la fine degli anni Settanta, il Maestro abbandona definitivamente la tela e i colori tradizionali e si serve della tecnica a spruzzo con l’aerografo e il compressore, utilizzando vernici acriliche e grandi lastre d’alluminio, che può manovrare con facilità, avendo a disposizione uno studio molto ampio.
Per perfezionare il nuovo metodo di pittura, frequenta corsi di specializzazione sulla Diagnostica Luscher, mettendo a punto tecniche di screening attraverso test grafici e del colore.
Nelle opere realizzate con questi strumenti all’avanguardia, Ciro esprime una religiosità nuova che mira a cercare il legame tra Dio e l’Uomo attraverso la rappresentazione del Creato intatto, così come era stato donato all’Umanità all’atto della creazione, e che l’uomo non cerca di preservare, né di proteggere, per cui la sua azione distruttrice contro la Natura diventa delittuosa. Per tale ragione, l’essere umano non fa mai la sua comparsa in questi dipinti, né sono rappresentate case e strade, ma solo il verde che si espande all’infinito: lo sguardo dello spettatore si perde, quasi si smarrisce in
questo continuum; l’orizzonte si dissolve e l’atmosfera diventa pura, evanescente, mentre l’anima si inebria di un diffuso panteismo, perdendo il contatto con la realtà per diventare parte della Natura stessa. Ed è proprio nell’attimo della osmosi tra Creatura e Creato che si può cogliere l’universalità dell’arte e il rapporto spirituale tra l’artista e Dio. Questo processo catartico è reso possibile attraverso l’utilizzo di una tavolozza di colori trasparenti, impalpabili che trasformano il concreto in elemento trascendentale.
Lo stesso rapporto intimistico e simbolico si ritrova nei cicli dedicati alle vele e agli uccelli, dove il gabbiano, che abbandona la costa per sorvolare gli oceani e appagare la sua sete di libertà, diventa portatore di un messaggio silenzioso. In seguito a fianco al gabbiano, uccello di mare, Ciro rappresenta la rondine, uccello terrestre, che ogni anno fa ritorno alla sua terra per ricostruire il nido. Come la rondine anche l’artista ogni estate spiega le vele e ritorna alla sua Torre, alle sue origini per stemperare il dolore della lontananza forzata.
Nel 1973 espone a Colonia e le tele vengono commentate da un suo concittadino, Michele Prisco, che mette in evidenza i rapporti cromatici nei dipinti dell’Artista, dove l’osservatore, profondamente attonito, con l’anima entra nella composizione e diventa ulteriore elemento naturale, una foglia o infiorescenza di un ramo.
Come la sete di libertà dell’Artista è evidente nel distacco da tutte le correnti pittoriche, allo stesso modo Ciro identifica a posteriori le sue opere, riprendendo il titolo di una canzone o un verso di una poesia, quasi a volerci dire che egli riversa sulla tela o sulla lastra d’alluminio il suo stato d’animo in tutte le sfumature e poi le titola. Quindi è la composizione che sceglie il titolo e non il titolo a ispirare il soggetto pittorico.
Ciro Arcella muore prematuramente a Pordenone il 26 maggio del 2003, ma solo dopo aver percorso tutti i sentieri dell’arte, anche quelli inesplorati, rifiutando ogni etichetta, ogni cliché che lo avrebbe voluto ingabbiato in schemi precostituiti, perché la sua nave, libera, è sempre stata pronta a spezzare gli ormeggi e a seguire il volo dei gabbiani, alla ricerca del suo porto, del suo essere particella infinitesimale dell’eternità.
Libertà assoluta!
Nel giugno del 2014, a Udine, il Club Unesco e i Civici Musei, nel complesso del Castello, allestiscono la prima vera retrospettiva del Maestro nell’ambito del progetto Le forme dell’arte, come forma di riconoscenza per un Artista adottato dal Friuli cui il genio ha dato molto.
Renata Capria d’Aronco nel testo Ciro Arcella. Le forme dell’arte ha scritto:
«Il Club Unesco di Udine è dell’avviso che l’opera di Ciro Arcella, con linguaggio esplicito e implicito, possa […] essere intesa come promozione e valida testimonianza della cultura della pace, della non violenza, nel rispetto dei diritti e dei doveri fondamentali e universali dell’uomo.» Ma neppure la sua città natale ha dimenticato colui che ha formato artisticamente intere generazioni di giovani torresi; infatti ancora una volta Michele Prisco – così come Mario Selleri, Massimo Corcione, Domenico Rea e altri – esprime ammirazione e giudizi lusinghieri su Ciro un maestro che, pur fisicamente lontano, non ha mai dimenticato, anzi ha continuato sempre ad amare la sua città, con il mare e i gabbiani che numerosi si posano ancora sugli alberi del giardino della sua casa, tanto prossima agli scogli di Capo Oncino.
Di Ciro, nella memoria collettiva, oltre alle opere, rimane vivo il ricordo della folta chioma bianca, scompigliata dal vento del suo mare, come pure l’immagine della lunga sciarpa d’artista, avvolta ripetutamente intorno al collo.

lunedì 5 agosto 2024

Manila Esposito: Bronzo, Argento e ...


Manila Esposito, a soli 17 anni e mezzo, ha già conquistato un posto nella storia dello sport italiano. La più giovane atleta della spedizione italiana all'Olimpiade di Parigi 2024, Manila ha saputo farsi notare non solo per la sua giovanissima età, ma soprattutto per le sue straordinarie doti ginniche.

Nata all'ospedale di Boscotrecase, ma cresciuta fino all'età di cinque anni a Torre Annunziata , città che considera la sua vera culla, Manila ha portato orgoglio e speranza a tutta la comunità torrese.


Dopo aver già vinto una medaglia d'argento pochi giorni fa nella competizione a squadre, Manila ha stupito tutti con una prestazione eccezionale nella finale alla trave, dove ha conquistato la medaglia di bronzo al termine di una gara incredibile. 

In una giornata che rimarrà indelebile nella storia della ginnastica italiana, Manila ha gareggiato con coraggio e determinazione accanto alla compagna di squadra Alice D'Amato, che ha vinto l'oro. 


Questa impresa segna solo l'inizio di una carriera già assolutamente straordinaria per la giovane ginnasta torrese, pluri campionessa d'Europa quest'anno a Rimini, che è vista come la grande speranza futura dello sport italiano.

Con due medaglie olimpiche al suo attivo, Manila ha dimostrato di essere in possesso di un talento immenso, capace di affrontare con grinta le sfide più difficili e di portare alto il nome della sua città e dell’Italia intera.


Pasquale Barracano: Un Torrese nel Mondo della Pasta

Torre Annunziata ha dato i natali a personaggi straordinari che hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia. Tra questi, spicca l...