mercoledì 11 novembre 2020

AGOSTINO FLABOREA- Calcio, penna e ...taccuino!

AGOSTINO FLABOREA



Ci sono formazioni di squadre che hai visto giocare di cui ricordi partite, calciatori, allenatori, uomini insomma che hanno lasciato ricordi belli e brutti ma che fanno parte della nostra gioventù a cui siamo tanto affezionati.
Poi ci sono quelle squadre che non hai mai visto giocare, quelle di cui i tifosi più grandi di età ti hanno raccontato meraviglie, alle cui fortune hanno contribuito calciatori e uomini di altissimo spessore, tecnico e umano.
Tra le squadre che non ho mai visto giocare ma solo raccontata nelle sue gesta merita di essere menzionato il Savoia 1969-1970.
Non stiamo qui a ricordare tutti i giocatori straordinari che vinsero il campionato davanti alla Turris, sarebbe inutile perché trattasi di nomi ormai divenuti celebri, reclamati come una filastrocca allo scorrere della formazione e al ricordo delle loro epiche sfide nei derby infuocati.
Tra i migliori, mi viene spesso ricordata la caratura tecnica e atletica di Agostino Flaborea, nato il 7 aprile 1949.
Centrocampista dai piedi buoni e dai polmoni d’acciaio era praticamente instancabile.
Venne a Torre per un colpo di fortuna.

“Ero militare a Napoli al distretto vicino piazza Carlo 3, prendevo la vesuviana per andare a Torre Annunziata. 

Quell'anno vincemmo il campionato davanti alla Turris.
Quanti derby Portici, Cava, Pagani, Maddaloni...
La squadra 
Pappalettera,  Malvestiti, Peressin, Crocco, il presidente Gianni Russo, mister Emilio Zanotti, e Giovanni Vitiello, Nodari, Bechelli, Flaborea, Griffi, Boesso, Villa, Busiello, e che squadra! 

Eppure appena all’inizio a solo vent’anni, nella sua prima intervista in città, il buon Agostino da Fossalta di Pordenone, espresse il desiderio di diventare un cronista sportivo una volta terminata la carriera da calciatore!
“Non nego che l’eventualità di poter divenire un giorno cronista sportivo mi attira.
Credo che si tratti di una professione interessante e movimentata, ricca di soddisfazioni. È solo un’aspirazione la mia, ovvio che per adesso devo pensare solo a giocare bene nel Savoia e a Torre Annunziata dove mi trovo molto bene!”

Lasciò il Savoia e Torre Annunziata l'anno successivo per Chieti, insieme all'amico Peressin.

Fortunatamente, tutta quella fretta nel cambiare mestiere non venne messa in atto e il buon Agostino, ancora oggi, continua la sua attività sul campo, tra i ragazzi, col pallone.
“Dopo 15 anni da giocatore professionista e 40 da allenatore dilettante con alcuni anni da allenatore di settore giovanile professionistico. Penso di aver vissuto a livello emotivo tutti quei stati d'animo che questo sport comporta. Delusioni gioie notti insonni, speranze, incertezze su certe decisioni prese, su qualche parola detta senza contare fino a dieci, qualche sfuriata poco controllata, una continua bufera di sentimenti e di emozioni. Quando da allenatore e giocatore scendevo di categoria dentro di me pensavo: le emozioni e tensioni saranno minori, e invece nulla cambiava, il pathos era sempre quello invecchiavo e pensavo, adesso troverò un certo equilibrio e invece tutto mi travolgeva come il primo giorno.
Vista l'età e qualche acciacco, sono ritornato al mio vecchio amore, il settore giovanile. Alleno gli esordienti ragazzini di 12 anni pieni di entusiasmo e gioia di giocare, non ho la presunzione di dire insegno calcio visto che adesso va di moda il " maestro" di calcio ma di portare le mie esperienze di vita calcistica per far vivere il calcio dentro e fuori del campo in un modo costruttivo trasmettendo i giusti valori consigliandoli negli atteggiamenti sbagliati ed errori che fanno parte della crescita di un ragazzo che io stesso ho commesso.
Ancora adesso quando entro dentro lo spogliatoio prima della partita sento le famose farfalle nello stomaco, e al fischio d'inizio della partita che a questo livello è solo un gioco il cuore mi batte ancora forte.
Sicuramente molti diranno che sono un "malato".
 Ma penso che queste emozioni saranno parte di me fino all'ultimo giorno che avrò la forza di sedermi per l'ultima volta in una panchina.
L'amore per il calcio non ha età e categoria, e solo amore.”
E Torre Annunziata?  
 “Ho girato molto con il calcio spesso discuto con la gente e dico sempre che come posto e come gente mi è rimasta nel cuore più di qualsiasi posto. Mi piacerebbe moltissimo tornare a visitarla.”
Agostino Flaborea va sempre di corsa, penna e taccuino possono aspettare…

1 commento:

  1. cosi e' sia che si alleni prime squadre o settore giovanile il cuore batte forte provato per 35 anni, ci siamo anche incontrati come allenatore ed ho potuto vedere le tue grandi capacita' e ho sempre ammesso che mi eri superiore ,ma era un buon motivo per imparare com ho imparato da tomat miotto,ed ardizzon ,ciao grande collega.

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