È rimasto nel cuore di chiunque abbia avuto il privilegio e la fortuna
di conoscerlo perchè era una persona speciale.
Lo ricordo spesso nel ritrovo
abituale degli anni 80 presso l’officina di Eduardo Ammendola, l’elettrauto,
covo di appassionati tifosi in cui si mangiava pane e pallone. Gente competente,
non per niente i maestri giornalisti sportivi della nostra città, da Catello Coppola a Vincenzo Pinto, fecero di quel
luogo il punto di ritrovo per sondare, ascoltare e proporre iniziative e
suggerimenti che venivano dalla piazza.
Sempre per il bene del Savoia.
Silvestro ascoltava con la sua calma, articolava le sue idee con una chiarezza assoluta, poi "raccontava".
Non solo lo sport, il Savoia.
Aveva una visione totale sulla realtà
sociale della nostra Torre, precisa, acclarata.
Il mio ricordo scritto lo affido
alla lettera della moglie e pubblicata il 28 novembre 2011 su “Lo Strillone”.
Erano appena trascorsi cinque giorni dalla sua dipartita, quel maledetto 23
novembre del 2011.
"Un angelo è venuto dal cielo in un bellissimo giorno di
giugno ed è vissuto, accanto a me, brevemente. Ogni giorno mi ha colmata d’amore
e di rispetto, i suoi occhi erano solo per me. L’amore che nutriva per sua
figlia non conosceva confini. Si preoccupava per lei chiedendole dove fosse
quando usciva con gli amici: “Non fare tardi” le diceva e si aspettava che
rientrasse a casa prima di addormentarsi. Il suo lavoro lo impegnava molto,
amava seguire attentamente la salute degli altri, trascurando, a volte, la sua.
Era amante del GIUSTO, Silvestro, uomo dai princìpi ineccepibili, sempre pronto
a difendere le proprie convinzioni ma, allo stesso tempo disposto ad ascoltare
gli altri. Onestà, chiarezza, serietà, tenacia, semplicità e soprattutto amore
erano le sue virtù. Non negava il suo aiuto a nessuno. Chiunque abbia avuto
l’occasione di conoscerlo, anche se per pochi istanti, diceva di lui che era una
persona speciale proprio come un angelo che, improvvisamente, così come era
apparso, è tornato in cielo, in silenzio. Amava tanto la sua città, aveva anche
il sogno nel cassetto di ritornare a Torre Annunziata (lui che viveva ad
Aversa). Il calcio, per lui, era la vita. Non perdeva una sola partita del suo
Savoia e questo gli dava la carica per andare avanti fin quando non è arrivata
la sofferenza, quella con la “S” maiuscola, quella che quando ti capita non fa
sconti a nessuno. Mi diceva che quando il Signore lo avrebbe chiamato in cielo,
avrebbe voluto ritornare nel suo ultimo viaggio, per sempre, a Torre, accanto ai
suoi amati genitori, ed è quello che ho fatto e posso dire di aver preso la
decisione più giusta della mia vita, perché è lì il suo posto, fra la gente che
lo ha sempre amato ed apprezzato. Voglio dirvi grazie. Grazie a tutti voi per
l’amore che avete dimostrato, per le vostre belle parole, per il vostro calore.
In chiesa, il giorno del suo ultimo saluto ho sentito forte battere il cuore di
Torre per il mio Silvestro. Sentirvi vicini mi ha dato pace nell’anima e la
rassicurazione che gli starete sempre accanto. Grazie.”
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