ACCADDE IL…
23 agosto 1978
Ormai erano divenute scene usuali.
Contrabbandieri che accerchiavano finanzieri per il recupero
delle casse di sigarette sequestrate poco prima.
Scene inimmaginabili in qualsiasi parte del mondo.
A Torre Annunziata erano la regola.
Come la semplicità e la nostalgia con la quale un ex
contrabbandiere racconta quegli anni-
“Che
ricordi, il contrabbando …
Era uno spettacolo, bisognava vederlo.
Io ero ragazzo allora e ricordo che lo si viveva come un fenomeno normale,
addirittura eccitante. Una cittadina che affaccia sul mare, all'ombra del
Vesuvio, spiaggia lunghissima ed incantevole, panorama mozzafiato. Spesso si
andava sul porto a vedere quel via via di macchine, uomini, motoscafi enormi,
barchette che facevano la spola, le file di scaricatori, le casse di sigarette
che passavano di mano in mano e le macchine tutte scassate che sfrecciavano
roboanti. Era un’industria invidiabile per certi aspetti: efficienza massima,
guadagni enormi, ma era totalmente illegale. La totale illegalità permetteva
però l'enorme flessibilità necessaria per quel tipo di traffico. Il
contrabbando di sigarette.
Semplice e magnifica l'organizzazione.
C'era una nave che si fermava fuori dalle acque territoriali. Degli enormi
motoscafi d'altura, gli scafi blu, perchè erano quasi tutti di quel colore,
all'inizio partivano da Napoli, ma poi si scelse Torre Annunziata per la
situazione geografica (le coste basse e sabbiose) e se ne fece la piazza del
contrabbando. Le famiglie di Napoli appaltavano lo scarico e la distribuzione
ai vesuviani, loro si riservavano le mediazioni internazionali prendendo anche
una percentuale su ogni singola cassa.
I motoscafi si recavano sottobordo alla nave, stipavano gli scafi che dentro
erano stati svuotati per farci entrare il maggior carico possibile (le casse di
sigarette sono voluminose ma leggere, una cassa pesa 10 kg). Ritornavano poi da
dove erano partiti, qualcuno attraccava all'interno del porto direttamente alla
banchina, ma poi man mano gli scafi divennero decine e decine per cui si
fermavano un po' fuori, in diversi tratti della lunghissima costa sabbiosa.
Da terra partivano delle barche piccole a motore, senza chiglia, le zatterelle,
che poi, al ritorno, salivano direttamente sul litorale sabbioso, per questo si
usava quel tipo di barca.
Dal punto di arrivo della zatterella o dello scafo iniziava una fila di uomini
e ragazzi, che si passavano le casse dagli scafi alle macchine. Le macchine
erano delle vecchissime 124 o 125 Fiat, completamente sventrate dentro, ma con
motori truccati che portavano il carico nei depositi della zona dove le casse
venivano stipate e poi smistate ai dettaglianti.
La scelta delle 124 era dovuta alla potenza dei motori e alla larghezza
dell'abitacolo, oltre alla facilità di rubarle!! Non c'era una sola
organizzazione, il traffico era gestito da varie "paranze" (il nome
era mutuato dalle piccole imprese pescherecce che cosi venivano chiamate).
C'erano i nasigrossi, i facciasfregiata, i maccaroni, i pisielli e tante altri.
Il nome era quello del capo paranza che veniva esteso a tutti gli appartenenti.
Tutti trattavano con le famiglie di Napoli che davano loro dei
"buoni" che consentivano di andare sotto la nave ed avere il carico.
Il buono si pagava sull'unghia. ma qualche paranza aveva la fiducia e faceva
conteggi periodici. La potenza di una paranza era segnata dal numero di mezzi
che aveva a disposizione. Qualcuna ne aveva una, la media 4/5 un paio
superavano la decina di scafi. Una delle famiglie ad un certo punto egemonizzò
il mercato, inglobando paranze più piccole e andando poi a trattare
direttamente con i Napoletani ponendosi come intermediatore che gestiva anche
le altre paranze. Distribuiva i buoni, controllava le operazioni, stabiliva chi
doveva scaricare.
Con un controllore il traffico era gestito meglio e poi c'era spazio per tutti,
guadagni facili ed enormi, quindi i litigi erano rari. I Parlantini divennero i
gestori del traffico.
A volte arrivava la finanza durante le operazioni di scarico, all'inizio c'era
un po' di panico, in seguito ci facevano la ramanzina ed andavano via come
erano venuti. Ogni tanto qualche ufficiale voleva cercare di fare qualcosa ma
presto veniva "convinto" o .. trasferito.
Un punto essenziale era che quel fenomeno non veniva percepito come illegale.
In fondo si trattava di sigarette. La maggior parte della gente fumava ed era
comodo pagare le sigarette spesso meno della metà di quello che costavano dal
tabaccaio. Tutti si dicevano: "Dov'è il problema, il danno??". In
fondo ci rimette lo Stato nessuno si fa male, la città prospera con
quell'economia...Solo molto dopo la gente si rese conto di cosa avrebbe
significato per tutti. Ma molti non si rendono conto, ancora oggi, che il degrado
della città è incominciato da allora, che il nesso causa effetto è nettissimo.
Fin qui la parte marina dell'organizzazione. Poi
c'era la parte terrestre. All'inizio erano poche macchine ma poi divennero
centinaia a tutte le ore del giorno. Nacque l'esigenza di regolare il traffico.
Per cui si incominciarono a vedere persone dislocate nel tragitto delle
macchine con potenti ricetrasmittenti, di quelle militari, organizzate in
staffette e punti di osservazione in contato tra di loro che seguivano il flusso
delle automobili. Questi avevano il compito di fermare il traffico normale
quando doveva passare una colonna o anche una singola auto con il prezioso
carico. Tutti si fermavano con la stessa naturalezza con cui ci si fermavano
davanti all'alt di una divisa. Non era comunque consigliabile protestare.
Era anche facile vedere auto della polizia o dei carabinieri fermi ad aspettare
il via libera della staffetta. Alcuni "piloti" erano imbranati, ma
molte staffette divennero esperti nella gestione del traffico.
Infatti diversi furono assunti dal comune con la qualifica di Vigili Urbani.
Chiaramente non hanno alcuna autorità. Chi vuoi che accetti di essere multato o
redarguito da uno che sai che faceva il contrabbandiere e magari è pure
pregiudicato?! Questo è una delle tante conseguenze di quel periodo che ha
messo inginocchio la legalità della zona. La cosa curiosa era che nonostante
non ce ne fosse alcun bisogno, le macchine correvano all'impazzata, non era
raro che si schiantavano in qualche muro dato che il tragitto comprendeva anche
alcuni vicoli, passaggi molto stretti. A volte si schiantavano contro altre
macchine dato che andavano tranquillamente contromano a tutta velocità e se non
eri lesto a scansarti ti scassavano la macchina, e ti ritenevi fortunato se non
ti facevi anche male. Ovviamente risarcimento danni zero! Anche volendo le
macchine erano quasi tutte rubate, o intestate a prestanome, senza alcuna
assicurazione, senza targa .. tanto chi le fermava? Ma questa
"irresponsabilità, questa ostentazione esagerata di potenza, di controllo
fu una delle cause della fine del contrabbando.
Come detto i guadagni erano immensi ed il giro di
denaro enorme. Molti si improvvisarono una paranza arricchendosi in pochi mesi.
Uno che era quasi un mio amico nel giro di 6 mesi si ritrovo un conto in banca
di 700 milioni. Parliamo della seconda metà degli anni 80. Era una cifra
enorme. Ma tutti erano partecipi di quel giro. I contrabbandieri a tutti i
livelli, anche il semplice scaricatore guadagnavano tanto, 30 mila a carico e a
volte si facevano più carichi in poche ore. Per cui si arrivava a guadagnare
anche due milioni al mese, quando uno stipendio medio era di 800 mila. Figura
mitica ero lo scafista, che prendeva dalle 500 mila al milione per viaggio. Era
quello che rischiava, perchè in mare aperto non si sapeva che poteva succedere.
A volte le vedette della finanza speronavano o mitragliavano lo scafo. Qualcuno
morì.
Ricordo un tale chiamato Nunzio ò biondo, ucciso dalla mitragliatrice
della finanza. Ebbe funerali solenni e divenne un mito in quell' ambiente. Guadagnavano
tanto ed erano munifici. Perchè la ricchezza andava ostentata, altrimenti che
serviva? Un amico elettrotecnico fece anche lui una piccola fortuna aggiustando
le radio dei contrabbandieri. Non solo quelle delle staffette terrestri, ma
quelle degli scafi, delle barchette: le radio erano necessarie dato che spesso
lo scarico si svolgeva di notte e nel buio quel tipo di comunicazione era
essenziale. Spesso i percorsi o le zone di attracco cambiavano all'ultimo
minuto. Con le radio seguivano gli spostamenti dei poliziotti e dei finanzieri.
Insomma erano strumento indispensabile per il "lavoro" senza di esse
ci si fermava.
Guadagnavano i negozi soprattutto quelli di abbigliamento, ma un po' tutti
perchè il giro di denaro era vorticoso ed enorme. Ce ne era per tutti.
Guadagnavano i meccanici che riparavano in continuazione le macchine per il
traffico. Molti rispettabili borghesi investivano direttamente nel traffico. Le
paranze non erano famiglie camorristiche strutturate come oggi, quindi spesso
non avevano liquidità. Quindi si facevano imprestare i soldi da qualche
"persona perbene". Il guadagno anche qui era enorme. Il capitale
investito riusciva a rendere anche il 20 % nel giro di due settimane, al
massimo pochi mesi. Poi veniva reinvestito nello stesso giro. I rischi erano
praticamente zero, perchè il contrabbando era accettato, tollerato, fatto in
accordo con le forze dell'ordine, almeno nei primi tempi. Questi buoni borghesi
sono quelli che si sono arricchiti sul serio. perchè gli altri, i piccoli boss,
quasi tutti finito il contrabbando ritornarono a vivere di espedienti, da
poveracci. Tranne un paio di famiglie che, furbamente avevano reinvestito i
guadagni in attività lecite. Mobilifici, garage, locali commerciali da
affittare, imprese di costruzioni, calcestruzzi...
I Parlantini, cioè la famiglia divenuta egemone, divennero i ras
incontrastati del territorio. L'enorme liquidità permise loro di fare il salto
di qualità, armarsi, controllare il territorio, infiltrarsi nelle situazioni
con uomini propri o corrompendo funzionari, dirigenti, dipendenti dell'anagrafe
(utilissimi per fare carte di identità false, ma "vere", rilasciate
dal comune, non individuabili!!).
Il traffico durò pochi anni. Almeno in quel modo.
Diciamo per tutta la metà degli anni '70.
L'ostentazione del dominio assoluto con le macchine che correvano
all'impazzata creò troppi incidenti. Alcuni ferimenti, poi ci scapparono due
morti investiti da queste auto. La città incominciò ad interrogarsi, i soprusi
erano diventati insostenibili e le forze dell'ordine di fronte ai morti non
potevano più volgere la testa altrove. Incominciò un periodo di contrasto
abbastanza vero (più o meno insomma!!).
Contrasto che crebbe perchè "celato" tra le casse di sigarette
incominciò ad arrivare altro. Armi e droga soprattutto. La direttrice del
traffico sicuro, l'organizzazione capillare venne sfruttata per il traffico di
merci più lucrose. Un paio di chili di eroina potevano rendere quanto un
'intero carico di sigarette. Le armi erano necessarie perchè la
militarizzazione era indispensabile per difendere il territorio ed i traffici
lucrosi.
In quel periodo era frequente vedere vetrine corazzate di negozi e di
banche, sforacchiate da chiari segni di armi da fuoco, quasi sempre raffiche di
mitra. I guagliuni la notte si divertivano a provare i mitici kalascnikov. Cosi
come le sigarette si vendevano alla luce del giorno, anche sotto al
commissariato, nella piazza antistante il comune, incominciò una vendita di
eroina alla luce del sole.
Nel 79/80 ci fu il boom dell'eroina, non solo da noi ma in tutta Italia.
Il traffico era gestito dai Siciliani che avevano da poco finito una sanguinosa
guerra vinta dai Corleonesi. La mole enorme veniva riciclata sulle piazze
settentrionali, magari da prestanomi compiacenti che su quello hanno fondato
imperi e potere enorme, ma è un altro capitolo. Decine di spacciatori si
contendevano i clienti tossici che, una volta sparsa la voce arrivavano dalle
regioni limitrofe. Si trovava eroina di ottima qualità, la bianca, proveniente
dal triangolo d'oro, raffinata in Sicilia. Potevi prenderne un quarto di grammo
per diecimila. Ma una singola dose la avevi anche per 5 mila. Una pacchia per i
tossici che accorsero sempre più numerosi.
All'angolo della piazza dello spaccio sostava pigra e senza scomporsi la
pantera della polizia che sorvegliava l'accesso al comune.
Lo spaccio durò circa un anno, poi fu talmente evidente che le forze
dell'ordine furono costrette, dall'alto, ad intervenire. C'erano stati il paio
di morti investiti, si ebbero le prime morti per overdose. Così il traffico a
Torre fu stroncato, lo sbarco delle sigarette fu trasferito sulle coste
Pugliesi su un 'altra direttrice quella dei paesi dell'est. Li si insediarono
gli scafisti, e le paranze vesuviane che avevano il know how. Ma non erano solo
sigarette. Arrivava di tutto, eroina dalla Turchia, la brown-sugar, fumo
attraverso l'Albania ed il Montenegro. Poi gli scafisti quando begli anni '90
il traffico fu stroncato del tutto si dedicarono al trasporto di clandestini, industria
fiorente del momento.
Il traffico a Torre fu stroncato, ma l'illegalità diffusa di quel periodo
ha segnato profondamente quella zona. La malavita con i soldi del contrabbando
si organizzo, si militarizzò e conquisto fasce intere di territorio che ancora
controlla. Inserì affiliati nelle istituzioni pubbliche (comune, ospedale,
acquedotto) ma anche nelle aziende private.
La borghesia era corrotta quindi non aveva la forza, e la credibilità di
contrastare il fenomeno. Ma non aveva neanche la credibilità. Oggi il governo
della città è completamente in mano ò sistema, oggi si chiama cosi, che spaccia
tonnellate di droga senza che nessuno tenti di contrastarlo. La maggior parte
dei cittadini avrebbe voglia di ribellarsi, ma c'è la paura e l’omerta'…"
