lunedì 12 luglio 2021

E' la Coppa di Ciro! Ecco i 5 motivi.

 


Numeri

Negli ultimi 10 anni- 190 reti in 342 partite 0,55 rete a partita. E’ uno dei tre calciatori della storia della serie A che ha vinto il titolo dei cannonieri. Assieme ad Higuain è il calciatore ad aver segnato 36 reti in una stagione eguagliando un primato incredibile. Sono numeri che non hanno bisogno di commenti. I premi vinti, i continui attestati di stima dei tecnici europei ne fanno uno dei piu’ importanti interpreti del ruolo di attaccante. Moderno, rapido, veloce, universale.

Qualità-  Le sue qualità fatte di scatti e contro scatti ed esaltate nella Lazio dalle giocate del piu’ forte giocatore del campionato, quel Luis Alberto che ha fatto spesso la differenza con i suoi lanci calibrati, i passaggi filtranti, hanno messo Ciro in condizioni di realizzare una montagna di reti. Queste qualità realizzative sono una certezza sulle quali possiamo contare anche per i prossimi mondiali, soprattutto in caso di un cambio modulo.

Sacrificio- Il primo difensore, colui che corre, scatta, da fastidio a coloro che iniziano l’azione avversaria è proprio lui e svolge questo movimento con abnegazione assoluta, quasi fino allo sfinimento delle forze. Azioni del genere hanno bisogno di grande energia ed eccezionale tenuta atletica, qualità che sono nelle corde di Ciro. Un lavoro assurdo ma fondamentale per garantire il tempestivo e perfetto funzionamento delle marcature dei compagni sugli avversari.

Adattabilità-  Il cambio di modulo con l’ingresso di Verratti al posto di Locatelli ha modificato il ritmo del movimento della palla all’altezza del centrocampo. Verratti ama dialogare con l’uomo a fianco e in questo la presenza di Jorginho è fondamentale rendendo la difesa di questa nazionale quasi imperforabile, alzando la media della qualità tecnica degli stessi interpreti. Con Mancini, chi si aspetta di vedere giocare un attaccante da area di rigore, il classico centro che staziona in area in attesa del pallone da mettere in rete, perde tempo. Il movimento e il sacrificio dell’attaccante è fondamentale per il gioco del mister e in questo Ciro Immobile è il numero uno.

Spirito di gruppo- La personalità in campo è nota, la modestia e l’umiltà nel gruppo è fuori discussione. Non per niente è stato scelto da Mancini che, ricordiamolo, ci ha portato sul tetto d’Europa e che con lui aveva impostato questo programma di marcia dopo un’attenta selezione tra gli attaccanti italiani, scegliendo quello che riteneva, forse, non il più forte, ma colui che avrebbe potuto meglio aiutare la squadra nella crescita.  Non ci sono in Italia, attualmente, calciatori che abbiano tutti questi requisiti che, messi insieme al servizio del gruppo, hanno reso possibile il successo del sogno europeo.    

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