martedì 27 agosto 2024

Stefano De Martino alla Guida di "Affari Tuoi"






Stefano De Martino alla Guida di "Affari Tuoi":

 Un Torrese che Brilla su Raiuno


Cari concittadini di Torre Annunziata, è con grande orgoglio che vi annunciamo un traguardo importante per uno dei nostri: Stefano De Martino, volto amato della TV italiana e figlio della nostra città, si prepara a condurre il celebre programma "Affari Tuoi" su Raiuno. Questo nuovo incarico, che prenderà il via lunedì 2 settembre, rappresenta un passo significativo nella carriera di Stefano, che da anni si fa apprezzare per la sua simpatia, il suo talento e la sua naturalezza.


Un Torrese che Conquista la Prima Serata

Dopo aver fatto il suo esordio e raccolto consensi su Rai 2, Stefano approda ora sulla rete ammiraglia, un sogno che diventa realtà. Per lui, questo non è solo un lavoro, ma una grande emozione: “Ho sempre considerato Raiuno come una nave ammiraglia e ora salirci a bordo è un'emozione indescrivibile”. Nonostante la comprensibile trepidazione, Stefano si è dimostrato sempre all’altezza delle sfide, portando sul piccolo schermo la sua personalità solare e la sua capacità di mettersi in gioco.

Stefano non è nuovo a raccogliere il testimone da grandi conduttori. Anche questa volta, ha ricevuto l’incoraggiamento di figure illustri della TV come Amadeus e Maria De Filippi, che lo hanno sostenuto nel suo percorso. “Cerca di essere te stesso”, gli ha consigliato Maria, parole che hanno sempre guidato Stefano nella sua carriera. E sarà proprio con questa autenticità che condurrà "Affari Tuoi", portando il suo stile unico e la sua empatia, che gli permettono di entrare in sintonia con le persone.

Il ritorno di "Affari Tuoi" sarà caratterizzato da un ritorno alle radici del format, con un’attenzione particolare alle storie dei concorrenti, persone comuni che con il loro coraggio e la loro speranza cercano di realizzare un sogno. Stefano è pronto ad accogliere queste storie e a darle la giusta risonanza, con la sensibilità che lo contraddistingue. “Il vero protagonista è il concorrente,” dice Stefano, ed è chiaro che il programma, con lui alla guida, saprà toccare le corde giuste nel cuore degli spettatori.

Per tutti noi di Torre Annunziata, vedere Stefano brillare in prima serata su Raiuno è una fonte di immenso orgoglio. Stefano non è solo un volto noto della televisione, ma è soprattutto uno di noi, un torrese che ha saputo conquistare il pubblico con il suo sorriso e la sua genuinità. Il suo successo è il nostro successo, e siamo felici di poterlo sostenere in questa nuova avventura.

Non mancate all’appuntamento con Stefano De Martino e “Affari Tuoi” su Raiuno. Siamo certi che sarà un successo e che Stefano continuerà a portare alto il nome della nostra amata Torre Annunziata!

mercoledì 21 agosto 2024

In ricordo dell'Avv. Roberto Azzurro



  • Il 21 agosto 2019, Torre Annunziata ha subito una perdita significativa con la scomparsa di Roberto Azzurro. A cinque anni di distanza, è fondamentale riflettere non solo sulla sua carriera, ma anche sul profondo legame che ha avuto con le attività che tanto amava.
  • Roberto è stato un professionista esemplare, la cui serietà e competenza si sono distinte in ogni ambito in cui ha operato. Tra le tante professioni in cui eccelleva, lo ricordiamo giovane Professore scolastico al "Graziani", politico per generosità verso la città, Avvocato prestigioso e sportivo per diletto.
  •  La sua esperienza nel campo politico ha segnato un momento cruciale per la città. Dal 1995 al 2005 è stato, nelle file del Pds,  eletto consigliere e poi assessore durante le giunte del sindaco Franco Cucolo, lavorando con determinazione e coraggio in anni di enormi cambiamenti, duri e difficili.
  • Il suo impegno si è riflettuto in progetti concreti, volti a migliorare la qualità della vita dei suoi concittadini. Nonostante il tempo in politica sia stato limitato, le sue iniziative hanno lasciato un’eredità duratura, facendo emergere la necessità di un dialogo aperto e della partecipazione attiva della comunità. 
  • Tifosissimo del Napoli e del Savoia ha svolto ruoli di primo piano di organizzazione e contributo sia a livello di aggregazione sportiva, come la fondazione di un club del Napoli, che come dirigente della squadra di Torre Annunziata.
  • Torre Annunziata ha vissuto un momento di profonda tristezza con la scomparsa, a soli 59 anni, di Roberto Azzurro, un uomo di grande spessore umano e professionale, tragicamente colpito da un malore durante una partita di tennis. La notizia della sua morte dovuta a un malore nel mentre partecipava ad una partita di tennis al Lido Azzurro scosse tutti , portando un velo di tristezza su una città che riconosceva in lui un punto di riferimento.
  • Appassionato di sport e particolarmente delle attività all’aperto, aveva sempre coltivato un amore per il tennis che andava oltre l'aspetto competitivo, rappresentando per lui un modo per socializzare e mantenersi in forma. 
  • Roberto ha sempre creduto nell'importanza di ascoltare e accogliere le esigenze di tutti, trasformando idee in azioni tangibili.La sua assenza si fa sentire, eppure il suo esempio continua a guidarci. In un’epoca in cui spesso ci si dimentica del valore del servizio alla gente comune, la sua figura ci invita a riflettere sul nostro ruolo come cittadini. Ha dimostrato che l’impegno, sia nella professione che nella pubblica amministrazione, può contribuire a costruire un futuro migliore. In questo quinto anniversario, celebriamo la memoria di un uomo che ha saputo coniugare professionalità e dedizione per il bene di una città intera.

martedì 13 agosto 2024

Giuseppe Cafaro: Il Capitano del Savoia degli Anni 80.





Celebriamo un traguardo importante per Giuseppe Cafaro, che compie 70 anni. 

Un compleanno speciale per un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella storia del calcio a Torre Annunziata, e in particolare nel cuore dei tifosi del Savoia.


Nato a Caivano il 13 agosto 1954, Cafaro iniziò il suo percorso calcistico nelle giovanili del Napoli, dimostrando fin da giovane un talento naturale e un’intelligenza tattica che lo avrebbero poi contraddistinto per tutta la sua carriera. Dopo aver militato con successo nel Gladiator, arrivò al Savoia nel luglio del 1977, in un periodo di grande fermento e ambizioni per la squadra, sotto la guida del presidente Franco Immobile e con il supporto dei dirigenti Michele e Pasquale Gallo.


Al suo arrivo a Torre Annunziata, Cafaro si unì a un gruppo di nuovi innesti tra cui Saccoccio, Turturo, Vianello, Lambiase, Marangi, Agostini e Francioni, Soriano.

Alcuni di questi giocatori  avrebbero scritto pagine importanti nella storia del club. 

In quel primo anno, con l’allenatore D’Alessio, Cafaro disputò 35 partite, segnando 3 gol e contribuendo a portare la squadra al quarto posto in campionato. Era un difensore centrale di grande solidità, paragonato a una roccia inamovibile, che ricordava ai tifosi i migliori liberi che il Savoia avesse mai avuto, come Vittorio Di Mauro o Griffi.


La sua capacità di giocare sia come libero che come terzino destro lo rese un giocatore versatile e completo, capace di interpretare il ruolo con un’interpretazione moderna e dinamica. Era un difensore dal cuore "inglese", pronto a spazzare ogni minaccia nella sua area, ma anche ad inserirsi con decisione quando i suoi compagni si lanciavano in attacco.


La stagione successiva, sotto la guida del nuovo allenatore Zurlini, Cafaro si confermò una presenza fondamentale per il Savoia, disputando 27 partite e segnando 4 gol, con la squadra che si piazzò al sesto posto. Nella stagione seguente, con Mario Trebbi alla guida, Cafaro fu ancora una volta un pilastro della difesa, giocando 31 partite e segnando 5 gol, contribuendo al quarto posto in campionato.



Il quarto anno fu segnato dal tragico terremoto del novembre 1980, un evento che ebbe ripercussioni anche sul calcio. Nonostante le difficoltà logistiche e i problemi per la disponibilità dello stadio, Cafaro continuò a lottare con la sua squadra, disputando 28 partite e segnando un gol. Anche in questa stagione il Savoia mantenne una posizione dignitosa a centro classifica, con Cafaro sempre al comando della difesa.

Quella fu la sua ultima annata al Savoia dove lasciò con un tabellino di 160 presenze e 15 gol tra campionato e coppe.

Nella sua carriera calcistica da ricordare le stagioni al Giugliano e alla Boys Caivanese.

Oltre a essere un difensore d’acciaio, Cafaro era anche un ottimo rigorista, incaricato di calciare i rigori con una freddezza e precisione che lo resero un punto di riferimento per i suoi compagni. Ma al di là delle sue doti tecniche, ciò che ha sempre distinto Giuseppe Cafaro è stato il legame indissolubile con la città di Torre Annunziata e con i tifosi del Savoia. Un legame che continua ancora oggi, tanto che nei suoi interventi sui social e nei commenti riguardanti il Savoia, si firma sempre "Giuseppe Cafaro, il Capitano", a sottolineare con orgoglio il suo ruolo di leader e uomo simbolo della squadra.


Parallelamente alla sua carriera calcistica, Cafaro ha saputo distinguersi anche fuori dal campo. Nel 1982, ha conseguito una laurea in Scienze e Management dello Sport e delle Attività Motorie presso l’ISEF, situato nella Mostra d’Oltremare di Napoli, dove aveva iniziato i suoi studi. Prima di questo, aveva frequentato l'Istituto Tecnico Morano di Caivano, dove già mostrava interesse per le discipline sportive e gestionali. 


Attualmente residente a Caivano, Caffaro ha continuato a contribuire al mondo del calcio anche dopo il suo ritiro dal campo, vestendo i panni di allenatore e direttore tecnico. Ha guidato diverse squadre locali, tra cui la USB Caivanese, e poi allenatore al Casierdosson, alla Silva e all'Aurora Calcio, società trevigiane.

Al rientro in Campania ha guidato la Real Rinascita Caivano.



 La sua passione per il calcio non si è mai spenta, e il suo impegno per lo sviluppo del talento locale ha lasciato un segno indelebile nelle comunità sportive in cui ha operato.

Per tutti quelli che hanno vissuto quegli anni e per chi, più giovane, ha solo sentito raccontare le sue imprese, Giuseppe Cafaro resta un esempio di passione, dedizione e amore per il calcio. 

Un vero capitano, dentro e fuori dal campo, che ha dato tutto per la maglia del Savoia e che oggi, a 70 anni, merita di essere celebrato come una delle leggende della nostra squadra.


Auguri, Capitano!

domenica 11 agosto 2024

Ricordando Giuseppe Veropalumbo...














Giuseppe Veropalumbo oggi avrebbe compiuto oggi 47 anni. Un traguardo che non ha mai raggiunto, a causa di una tragica fatalità che lo ha strappato alla vita la notte di Capodanno del 2007. Giuseppe era un giovane carrozziere di Torre Annunziata, un uomo semplice e onesto, dedicato alla sua famiglia. Aveva appena trent'anni e una vita piena di sogni e speranze davanti a sé. Una vita che non ha potuto vivere.

La sera del 31 dicembre 2007, mentre si trovava nel suo appartamento con la moglie Carmela e la loro piccola Ludovica, un proiettile vagante, sparato per festeggiare il nuovo anno, lo colpì al cuore. Quel proiettile segnò la fine di tutto ciò che Giuseppe avrebbe potuto avere: la gioia di vedere crescere sua figlia, di invecchiare al fianco di sua moglie, di vivere una vita fatta di momenti semplici e preziosi. In un attimo, tutto questo gli fu negato.

Quello che Giuseppe non ha potuto fare, e tutto ciò che la sua famiglia ha perso, ci costringe a riflettere sulla gravità di certe azioni irresponsabili e criminali. La morte di Giuseppe non è stata solo una perdita per la sua famiglia, ma un monito per tutti noi. Ogni anno, i botti di Capodanno causano vittime innocenti e tragedie evitabili. Eppure, queste pratiche pericolose continuano, spesso accompagnate da un’omertà che impedisce di fare giustizia.

Giuseppe Veropalumbo avrebbe dovuto essere qui oggi, a festeggiare i suoi 47 anni con i suoi cari. Avrebbe potuto vedere Ludovica crescere, realizzare i suoi sogni e vivere la vita che meritava. La sua assenza è un vuoto che non potrà mai essere colmato. Ricordarlo significa onorare la sua memoria e lottare affinché tragedie simili non accadano mai più.

venerdì 9 agosto 2024

Enrico Baldi: Innovazione e Stile a Torre Annunziata.

Enrico Baldi: 

L’uomo dell’Innovazione e lo Stile a Torre Annunziata.




Enrico Baldi, nato il 31 luglio 1936, è stato una figura di spicco del panorama commerciale di Torre Annunziata durante gli anni '60, '70 e '80.

Sin da giovane, Enrico dimostrò uno spirito imprenditoriale straordinario, che lo portò a diventare un punto di riferimento per la comunità torrese.

La carriera di Enrico Baldi nel commercio iniziò con l'apertura del primo negozio a Torre Annunziata, specializzato nella vendita di macchine per cucire, situato nella zona di Torre Centrale. 

Questo fu solo il primo passo di una carriera che avrebbe visto Enrico espandere notevolmente la sua attività. 

Negli anni '60, acquisì un secondo negozio in Via dei Mille 51, dove iniziò a vendere elettrodomestici, televisori e radio. In un’epoca in cui la tecnologia stava muovendo i primi passi nel quotidiano delle famiglie italiane, Baldi fu tra i primi a portare queste innovazioni nelle case dei torresi.

La sua visione per lo stile e le comodità di casa lo spinse ad aprire successivamente un terzo  negozio legato agli arredamenti in Via Fusco, dove conobbe colei che sarebbe diventata sua seconda moglie, Nunzia Esposito, rappresentante  della Lorenzon di Campoformido con i primi modulari,  e al cui interno dei locali erano predisposti in bella vista marchi prestigiosi come Artemide, Flos e Leucos.

Enrico Baldi non fu solo un abile commerciante, ma anche un membro attivo della comunità torrese. 


Enrico Baldi con amici e impiegati all'inaugurazione del locale in via dei Mille.


La sua generosità si manifestava spesso durante le celebrazioni delle notti d'oro del Lido Azzurro, un evento locale molto sentito anche a carattere nazionale. 

In collaborazione con Luigi Manzo, Enrico contribuiva attivamente ai successi delle serate con i sorteggi e alle iniziative, offrendo prodotti dei suoi negozi come premi. Questa sua dedizione al territorio lo rese una figura amata e rispettata dai concittadini.

Fu tra i Soci fondatori del prestigioso Sport Club Oplonti.

Nonostante il successo, gli anni '80 portarono con sé un periodo di declino per Torre Annunziata, con ripercussioni anche sull'attività commerciale di Enrico Baldi. 

La città, un tempo prospera, iniziava a subire un degrado che influì sulla sicurezza e sulla stabilità economica. 

Il suo negozio subì tre furti in pochi giorni e le visite frequenti di personaggi poco rispettabili minarono ulteriormente la serenità dell'impresa.

Questi eventi portarono Enrico Baldi a prendere la difficile decisione di chiudere i negozi e lasciare Torre Annunziata nel 1983, trasferendosi con Nunzia a Chianciano Terme. Qui aprì un negozio di oggettistica, ma l'attività non raggiunse mai le dimensioni e l'importanza che avevano caratterizzato gli anni torresi. 




Nunzia, il piccolo Antonio ed Enrico Baldi a Chianciano Terme.



Nel 2011, Enrico decise di tornare a Napoli, stabilendosi a Portici insieme alla moglie Nunzia e al figlio Antonio dove visse fino a poco prima della scomparsa avvenuta al “Silvestrini” di Perugia il 16 dicembre 2015, all’età di 79 anni. 

I funerali si tennero a Chianciano Terme nella chiesa di Sant'Antonio e dopo la cremazione la sua urna è conservata nella casa di Portici.

Enrico Baldi lasciò dietro di sé un'eredità di impegno e dedizione e innovazione. 

Non solo fu un pioniere nel portare le nuove tecnologie a Torre Annunziata, ma contribuì anche alla vita sociale e culturale della città, diventando una figura emblematica di un'epoca. 

La sua vita è un esempio di come il duro lavoro e la passione possano lasciare un'impronta indelebile nella storia di una comunità. 

La sua memoria vive ancora oggi, non solo attraverso i suoi negozi che hanno fatto la storia di Torre Annunziata, ma anche nel cuore di chi lo ha conosciuto e amato.


Reclame Baldi Arredamenti



Foto 1 - 



Foto 2

Foto 1 e 2 - Inaugurazione negozi Torre Annunziata 

**Grazie per la gentile concessione delle foto, per la cordialità e la disponibilità della signora Nunzia Esposito senza la quale questo ricordo non sarebbe stato possibile. 

Ciro Arcella: il Pittore del Simbolismo

Scheda di Vincenzo Marasco, Lucia Muoio e Antonio Papa per 

"22 Figli Illustri di Torre Annunziata" - 

2° Raccolta- 2022





Ciro Arcella, secondo di quattro figli, nasce a Torre Annunziata il 9 agosto del 1929 da Michele e da Giuseppina De Gennaro.
Pur avendo conseguito il diploma presso l’Istituto Tecnico locale, asseconda il suo interesse per l’arte e la pittura, iscrivendosi al Liceo Artistico di Napoli. Dopo la maturità inizia a frequentare la Facoltà di Architettura presso l’Ateneo Federiciano, ma interrompe bruscamente gli studi universitari per entrare nel mondo del lavoro come progettista presso la Aerfer di Napoli. Nel frattempo, dopo aver conseguito anche l’abilitazione per l’insegnamento di Storia dell’arte e di Discipline Pittoriche, inizia la carriera di docente presso le scuole e gli istituti superiori del capoluogo e della provincia, proseguita ininterrottamente fino al 1985; alla professione d’insegnante abbina l’esperienza di pubblicista freelance  per varie
testate giornalistiche napoletane. I suoi interessi artistici, tuttavia, restano ancorati all’ambiente culturale torrese, dove Ciro incomincia a organizzare le prime esposizioni con altri artisti della nostra città. E sempre qui nei primi anni Settanta fonda la Galleria d’arte Happening, dove, nel 1971, ha luogo l’esposizione Lo spazio negativo, ricordata per l’originale allestimento: l’Autore riempie la sala di palloncini, agitati continuamente da onde sonore per
rappresentare plasticamente lo spazio.
Negli stessi anni partecipa vivamente alle iniziative del Club del giovedì sera, che miravano al rilancio della città anche sotto il profilo culturale e sociale. Più tardi Arcella affermerà che gli incontri presso il Circolo dei medici di Torre Annunziata avevano anticipato di oltre un decennio il rinomato Maurizio Costanzo Show.
Gli interessi culturali di Ciro sono molteplici e tra essi c’è anche la Musica: si dedica per lungo tempo allo studio della chitarra, con cui esegue brani del repertorio classico napoletano, allietando i suoi ospiti che nelle sere d’estate si ritrovano nel giardino della villetta di Torre Annunziata; non mancano le note più moderne dei Pink Floyd, che l’Artista manda in onda pure quando collabora ai programmi musicali trasmessi da Nuova Radio Oplonti.
Anche l’Archeologia coinvolge il suo genio, tanto che inizia a seguire personalmente gli scavi dell’antica Oplontis sepolta dall’eruzione del 79 d.C. e sulle pagine della rivista Il Pianeta Oplontis afferma che «la villa di via Sepolcri resta un esempio stupendo dell’architettura romana.»
Spesso Ciro si cimenta in esperienze legate alla sua prima passione, l’Architettura: progetta la propria casa a Torre e diverse cappelle cimiteriali cittadine, e, quando si trasferisce a Pordenone, dove la moglie Lidia Buoninconti vince un concorso notarile, riceve l’incarico di ristrutturare Villa Arca. In tal senso, merita di essere ricordata la pubblicazione postuma di alcuni scritti del 1995 riguardanti sei chiese moderne di Pordenone e della sua provincia, patrocinata dall’associazione F.I.D.A.P.A., di cui è presidente 
Gea Arcella, una delle tre figlie dell’artista Nella nuova sede friulana tra il 1969 e il 1983 si dedica con entusiasmo ai disegni a matita e a china, miste alla tecnica a spruzzo, che risulterà determinante del percorso artistico successivo. Da questa nuova sperimentazione nascono opere dedicate alla Madonna, alla quale dà il volto 
della moglie, vista come l’angelo del focolare. In questo ciclo di pitture forte è l’influenza delle icone russe e tale vicinanza viene messa in risalto dall’uso della foglia d’oro. La più rappresentativa è la Madonna del 1969, che si aggiudica il primo premio al Concorso nazionale di pittura dell’Arte sacra, organizzato al Circolo Professionisti e Artisti “G. Esposito” di Torre Annunziata, con il conferimento della Coppa del Ministero dell’Industria e del Commercio, On. Magrì.
Verso la fine degli anni Settanta, il Maestro abbandona definitivamente la tela e i colori tradizionali e si serve della tecnica a spruzzo con l’aerografo e il compressore, utilizzando vernici acriliche e grandi lastre d’alluminio, che può manovrare con facilità, avendo a disposizione uno studio molto ampio.
Per perfezionare il nuovo metodo di pittura, frequenta corsi di specializzazione sulla Diagnostica Luscher, mettendo a punto tecniche di screening attraverso test grafici e del colore.
Nelle opere realizzate con questi strumenti all’avanguardia, Ciro esprime una religiosità nuova che mira a cercare il legame tra Dio e l’Uomo attraverso la rappresentazione del Creato intatto, così come era stato donato all’Umanità all’atto della creazione, e che l’uomo non cerca di preservare, né di proteggere, per cui la sua azione distruttrice contro la Natura diventa delittuosa. Per tale ragione, l’essere umano non fa mai la sua comparsa in questi dipinti, né sono rappresentate case e strade, ma solo il verde che si espande all’infinito: lo sguardo dello spettatore si perde, quasi si smarrisce in
questo continuum; l’orizzonte si dissolve e l’atmosfera diventa pura, evanescente, mentre l’anima si inebria di un diffuso panteismo, perdendo il contatto con la realtà per diventare parte della Natura stessa. Ed è proprio nell’attimo della osmosi tra Creatura e Creato che si può cogliere l’universalità dell’arte e il rapporto spirituale tra l’artista e Dio. Questo processo catartico è reso possibile attraverso l’utilizzo di una tavolozza di colori trasparenti, impalpabili che trasformano il concreto in elemento trascendentale.
Lo stesso rapporto intimistico e simbolico si ritrova nei cicli dedicati alle vele e agli uccelli, dove il gabbiano, che abbandona la costa per sorvolare gli oceani e appagare la sua sete di libertà, diventa portatore di un messaggio silenzioso. In seguito a fianco al gabbiano, uccello di mare, Ciro rappresenta la rondine, uccello terrestre, che ogni anno fa ritorno alla sua terra per ricostruire il nido. Come la rondine anche l’artista ogni estate spiega le vele e ritorna alla sua Torre, alle sue origini per stemperare il dolore della lontananza forzata.
Nel 1973 espone a Colonia e le tele vengono commentate da un suo concittadino, Michele Prisco, che mette in evidenza i rapporti cromatici nei dipinti dell’Artista, dove l’osservatore, profondamente attonito, con l’anima entra nella composizione e diventa ulteriore elemento naturale, una foglia o infiorescenza di un ramo.
Come la sete di libertà dell’Artista è evidente nel distacco da tutte le correnti pittoriche, allo stesso modo Ciro identifica a posteriori le sue opere, riprendendo il titolo di una canzone o un verso di una poesia, quasi a volerci dire che egli riversa sulla tela o sulla lastra d’alluminio il suo stato d’animo in tutte le sfumature e poi le titola. Quindi è la composizione che sceglie il titolo e non il titolo a ispirare il soggetto pittorico.
Ciro Arcella muore prematuramente a Pordenone il 26 maggio del 2003, ma solo dopo aver percorso tutti i sentieri dell’arte, anche quelli inesplorati, rifiutando ogni etichetta, ogni cliché che lo avrebbe voluto ingabbiato in schemi precostituiti, perché la sua nave, libera, è sempre stata pronta a spezzare gli ormeggi e a seguire il volo dei gabbiani, alla ricerca del suo porto, del suo essere particella infinitesimale dell’eternità.
Libertà assoluta!
Nel giugno del 2014, a Udine, il Club Unesco e i Civici Musei, nel complesso del Castello, allestiscono la prima vera retrospettiva del Maestro nell’ambito del progetto Le forme dell’arte, come forma di riconoscenza per un Artista adottato dal Friuli cui il genio ha dato molto.
Renata Capria d’Aronco nel testo Ciro Arcella. Le forme dell’arte ha scritto:
«Il Club Unesco di Udine è dell’avviso che l’opera di Ciro Arcella, con linguaggio esplicito e implicito, possa […] essere intesa come promozione e valida testimonianza della cultura della pace, della non violenza, nel rispetto dei diritti e dei doveri fondamentali e universali dell’uomo.» Ma neppure la sua città natale ha dimenticato colui che ha formato artisticamente intere generazioni di giovani torresi; infatti ancora una volta Michele Prisco – così come Mario Selleri, Massimo Corcione, Domenico Rea e altri – esprime ammirazione e giudizi lusinghieri su Ciro un maestro che, pur fisicamente lontano, non ha mai dimenticato, anzi ha continuato sempre ad amare la sua città, con il mare e i gabbiani che numerosi si posano ancora sugli alberi del giardino della sua casa, tanto prossima agli scogli di Capo Oncino.
Di Ciro, nella memoria collettiva, oltre alle opere, rimane vivo il ricordo della folta chioma bianca, scompigliata dal vento del suo mare, come pure l’immagine della lunga sciarpa d’artista, avvolta ripetutamente intorno al collo.

lunedì 5 agosto 2024

Manila Esposito: Bronzo, Argento e ...


Manila Esposito, a soli 17 anni e mezzo, ha già conquistato un posto nella storia dello sport italiano. La più giovane atleta della spedizione italiana all'Olimpiade di Parigi 2024, Manila ha saputo farsi notare non solo per la sua giovanissima età, ma soprattutto per le sue straordinarie doti ginniche.

Nata all'ospedale di Boscotrecase, ma cresciuta fino all'età di cinque anni a Torre Annunziata , città che considera la sua vera culla, Manila ha portato orgoglio e speranza a tutta la comunità torrese.


Dopo aver già vinto una medaglia d'argento pochi giorni fa nella competizione a squadre, Manila ha stupito tutti con una prestazione eccezionale nella finale alla trave, dove ha conquistato la medaglia di bronzo al termine di una gara incredibile. 

In una giornata che rimarrà indelebile nella storia della ginnastica italiana, Manila ha gareggiato con coraggio e determinazione accanto alla compagna di squadra Alice D'Amato, che ha vinto l'oro. 


Questa impresa segna solo l'inizio di una carriera già assolutamente straordinaria per la giovane ginnasta torrese, pluri campionessa d'Europa quest'anno a Rimini, che è vista come la grande speranza futura dello sport italiano.

Con due medaglie olimpiche al suo attivo, Manila ha dimostrato di essere in possesso di un talento immenso, capace di affrontare con grinta le sfide più difficili e di portare alto il nome della sua città e dell’Italia intera.


La Piccola Ribalta Oplontina: Una Storia di Passione e Impegno

La Piccola Ribalta Oplontina, fondata nel 1974, è una delle più antiche associazioni di promozione teatrale di Torre Annunziata. Nata all...