venerdì 6 dicembre 2019

PEPPE VIANELLO, EL SIVORI DEL SAVOIA!





Giocava sulla fascia destra e, solitamente, saltava sempre il difensore avversario fintando verso sinistra per poi andare via col pallone tra le gambe su quella fascia destra che era il suo territorio.

Grazie al baricentro basso riusciva a tenere a bada la sfera in pochissimo spazio e anche se coi suoi dribbling ubriacava l’avversario costringendolo a epiche figuracce, non ha mai irriso il diretto avversario durante l’incontro.

Il suo stile era bello da vedere, uno spettacolo per i tifosi, specie quelli arroccati sulla rete di recinzione che, in due metri, separava il rettangolo di gioco del vecchio Comunale, diventato in seguito “Alfredo Giraud”.

Giuseppe Vianello nacque il 5 gennaio 1955 a Pellestrina, una bellissima isola della laguna di Venezia.

Fin da piccolo, pratica calcio anche a dispetto di quel fisico esile che stenta a crescere.

Ma è svelo, rapido, veloce, imprendibile per tutti gli altri bambini della sua età.

A soli 17 anni debuttò nell’Union CS diventando il beniamino di casa fin dalla prima partita di campionato, il 6 febbraio 1972, quando da perfetto sconosciuto conduce la sua squadra alla vittoria finale per tre a uno contro l’Otrisarco, con colpi di tacco, finte, serpentine e rete che fanno letteralmente impazzire di gioia i tifosi di casa.

Gli viene dato un soprannome che non lascia adito a diverse interpretazioni:” El Sivori”!

Per lui il calcio era davvero divertimento, scherzava fino ad un attimo prima della partita, ma quando si cominciava era capace di trasformarsi.

Ogni partita era un incubo per l’avversario di turno, come nascondeva il pallone “El Sivori” non lo faceva nessuno, ma nonostante avesse lo stadio intero ai suoi piedi non era il tipo da montarsi la testa.

'El Sivori" era stato scoperto dall'occhio esperto di Alessandro Boscolo Pevare, che aveva visto giusto nelle canicole e lo aveva portato nelle giovanili.

«Un ragazzo disponibile, in campo sapeva inventare - ricorda Franco Dal Cin, allora D.S. in laguna - un furetto che faceva ammattire gli avversari. Al 'Ballarin" diventavano matti per lui”.

“El Sivori” è stato un idolo dei tifosi dell'Union Clodiasottomarina, un giocatore storico, con 154 e 24 gol in maglia granata.

Le sue straordinarie prestazioni non passarono sott’occhio agli scuoter e squadre come l’Inter, l’Atalanta, il Verona e il Vicenza si interessarono al piccolo e biondissimo furetto veneziano.

Purtroppo la bassa statura, da cui traeva beneficio per le sue mirabolanti giocate, diventò l’handicap che gli chiude le porte della carriera professionistica.

La stagione 1977-78 il Savoia, sotto la presidenza Immobile- Gallo, oltre a far arrivare a Torre Annunziata giocatori di spessore e qualità come Adriano Gobbetti, Stefano Francioni, Peppe Cafaro che divenne in seguito capitano dei bianchi, Fausto Montresor mitico “rosso”, riuscì a far arrivare anche il piccolo biondino tutto pepe, alla sua prima esperienza lontano da casa.

Non fu una stagione straordinaria, Peppe ebbe qualche problema con lo schema di Mister D’Alessio ma seppe dare il suo ottimo contributo quando venne impiegato nelle sue 27 partite e, con la realizzazione di quattro reti e numerosi assist, fu uno degli artefici del quarto posto finale in classifica del campionato di C2.

A fine stagione, la doccia fredda.

Il Savoia perse alle buste la sua comproprietà e Vianello ritornò al Clodiasottomarina, ma solo per un anno in quanto Mister Trebbi, appena subentrato a Zurlini sulla panchina dei bianchi, ne avallò il nuovo ingaggio.

Fu un’annata bellissima con il Savoia  che terminò al quarto posto in classifica ma mise in mostra un ottimo gioco di squadra imperniato su una super difesa composta da Valsecchi e gente del calibro di Peppe Cafaro, Flavio Borsani, Ciro Vesce, Gaetano Costa, Danilo Pierini, con un centrocampo che vide gli ultimi sprazzi di classe dell’eterno Ivan Gregori, supportato ai fianchi da Giorgio Cantelli e Adriano Gobbetti, un giovane Silvano Gualandi  che iniziava a sprizzare lampi di gioco sopraffino,  con il cecchino dei calci da fermo Antonio Natale e il sapiente Luciano Vatieri in regia ad innestare gli attacchi sulle ali dove infuriava Peppe Vianello a destra mentre a sinistra c’era la sostanza di Bartolo Qualano, tutto in funzione del terminale speciale, il centravanti Gianni Bacchiocchi.

Peppe Vianello conquistò definitivamente il cuore dei torresi, tutta Torre Annunziata lo amava.

Anche una ragazza di Torre, Maria Biscardi, non seppe resistere al suo fascino e si innamorò di lui.

Ormai il veneziano “El Sivori” era diventato, nella vita, torrese a tutti gli effetti.

Nella carriera calcistica seguirono stagioni alterne e alcune annate le disputò lontano da casa.

Andò ad Ercolano dove vinse un campionato, poi dopo un ritorno a Torre per un paio di anni, discese al Sud andando a Trebisacce, poi a Policoro, terminando la carriera in Sicilia.

Si trasferì definitivamente a Torre Annunziata, con la sua Maria ebbe tre figli, Denise, Daniele e Livio.

A fine carriera non è tanto importante ricordare le 94 presenze in maglia bianca e 11 reti, quando piuttosto lo spettacolo, la gioia, l’entusiasmo che sapeva trasmettere con il suo gioco spumeggiante.

Ogni sua finta, dribbling, fuga sulla fascia culminava sempre con un’esclamazione di clamore e approvazione da parte del tifoso.

Nel 1977, ricordando una amichevole a Torre Annunziata del Savoia contro la Nazionale Militare italiana nella cui formazione militavano Paolo Rossi, Cabrini, ecc.., si racconta che ad un certo punto il bell’Antonio nazionale (Cabrini) si infuriò talmente tanto ad un tunnel subito da Vianello che tentò un fallo da dietro.

L’azione del difensore, che di lì a poco sarebbe diventato Campione del Mondo in Spagna, fece scatenare una rissa tra i giocatori in campo.

Peppe Vianello sarà ricordato come uno tra i piu’ amati calciatori che abbiano indossato la mitica maglia bianca non solo per come interpretò la gioia del calcio ma anche per l’integrazione con cui seppe calarsi nella realtà meridionale ed adattarsi ad un nuovo stile di vita, forse diverso dai canoni veneziani che la sua origine denotava.

Improvvisa la sua morte, il 7 dicembre 2007, stroncato da un infarto a soli 53 anni, rese tutti sgomenti.

Nei luoghi nativi, dove ogni tanto ritornava, non volevano credere alla notizia.

Ai funerali erano presenti numerose bandiere degli anni 80, personaggi che hanno lasciato un segno sportivo nella storia di questa città, oltre a un numerosissimo gruppo di tifosi.

Tra loro, quella fredda mattina di dicembre, ci piace ricordare, colui che fu l’artefice della venuta di Peppe Vianello a Torre Annunziata, il presidente Franco Immobile.

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