martedì 24 marzo 2020

Salvatore Farro: il padre di Oplonti.


Scheda illustrativa presentata alla Mostra allestita presso la Sala Comunale di Torre Annunziata per ricordare "22 Figli Illustri di Torre Annunziata" in occasione delle manifestazioni per i festeggiamenti per la Madonna della Neve ottobre 2018, a cura di Vincenzo Marasco, Lucia Muoio e Antonio Papa.

Salvatore mons. Farro, sacerdote, professore in lettere classiche (Torre Annunziata, 24 marzo 1880 - 3 luglio 1968)










Nasce a Torre Annunziata il 24 marzo 1880.

Si forma nella scuola catechistica di Don Pasqualino Dati, manifestando fin da tenera età la sua vocazione sacerdotale. Entra in Seminario a Napoli nel 1891. Il 21 settembre del 1907 viene ordinato sacerdote.

Continua i suoi studi classici presso l’Università degli Studi di Napoli laureandosi in lettere classiche e conseguendo poi il diploma di archivista presso il Grande Archivio di Napoli. Ma è la sua grande passione per l’archeologia a prevalere tanto che viene spinto ad intraprendere gli studi di archeologia frequentando la scuola del celebre archeologo napoletano prof. mons. Gennaro Aspreno Galante.

Nonostante il suo amore dichiarato per gli studi classici non trascurò mai la sua vocazione sacerdotale e poco dopo la sua ordinazione viene nominato rettore dell’antica chiesa della SS. Trinità di Torre Annunziata, all’epoca non ancora parrocchia ma succursale della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Trecase. E’ l’opera incessante di mons. Salvatore Farro a riprendere e portare avanti la causa per l’erezione della nuova parrocchia, avanzata già il 28 ottobre 1881 dal Consiglio comunale retto dal sindaco Ciro Ilardi il quale propone al Cardinale dell’Arcidiocesi napoletana l’istituzione della nuova parrocchia per l’aumento del numero degli abitanti di quella parte del territorio torrese. 

Dopo più di 40 anni, nella riunione del 30 ottobre 1924, il Consiglio comunale, questa volta preseduto anche dal mons. Salvatore Farro, delibera nuovamente al Cardinale dell’Arcidiocesi napoletana, al tempo Alessio Ascalesi, la richiesta di erezione della parrocchia della SS. Trinità scrivendo: “Farsi voto perché la rettoria della SS. Trinità sia elevata a Parrocchia.”

Il 20 marzo del 1926 arriva la Bolla d’Istituzione della nuova parrocchia con il titolo di Sant’Alfonso nella Cappella della SS. Trinità, che esaudisce il voto del Consiglio comunale e premia l’impegno profuso del parroco Salvatore Farro.

A seguito della nuova istituzione della parrocchia, don Salvatore Farro viene nominato economo curato. Il Commissario prefettizio Vincenzo Parazzi, che all’epoca reggeva il Comune di Torre Annunziata, in data 17 febbraio 1928, chiedeva all’Arcivescovo di Napoli che il parroco della nuova parrocchia fosse nominato don Salvatore Farro che dal 1907 reggeva le sorti della chiesa della SS. Trinità avendo avuto sempre un ruolo preponderante affinché la causa di istituzione della nuova parrocchia avesse buon fine.

Il 28 febbraio, appena dieci giorni dopo la missiva, con Decreto arcivescovile, il prof. don Salvatore Farro diviene effettivamente parroco della SS. Trinità.

Il professore, oltre alla cura costante della sua attività pastorale, dagli anni ’50, visti i continui rinvenimenti archeologici che affioravano durante gli scavi conseguenti alle opere legate alla bolla speculativa che coinvolgeva l’intero comparto edilizio locale, lo vediamo coinvolto a tenere viva la questione archeologica locale, impegnandosi su ogni fronte possibile affinché si attuassero presto le opere necessarie per riportare alla luce le antiche vestigia di Oplontis. In questo suo altro nobile intento si vide contornato da uno sparuto gruppo di torresi sensibili al caso, tra cui il rag. Franz Formisano, il prof. Salvatore Russo e il prof. Carlo Malandrino, con i quali andava a fondare il comitato Amici di Oplonti, istituito ad hoc nel 1962. Il gruppo, sempre unito e senza perdere mai di vista la meta, portava avanti la estenuante battaglia con l’appello comune, indirizzato dal prof. Farro all’esimio prof. Amedeo Maiuri durante l’epistolario che si instaurò tra i due, di «qui ci vuole il piccone». Finalmente, nel 1964, arrivano le concessioni per avviare lo scavo sistematico presso le Mascatelle, operazioni poi finanziate nel 1965 dalla Cassa del Mezzogiorno con 50 milioni di lire.

Il 3 luglio 1968, a distanza di quattro anni dall’inizio di quel sogno di riscatto dell’archeologia oplontina che aveva motivato per oltre un decennio il suo eccelso operato di grande uomo di cultura classica, il prof. Farro si spegne nella sua casa paterna di Via Vesuvio.

A testimoniare della sua opera successivamente scrivono il prof. Giuseppe Maggi, già funzionario responsabile del sito archeologico di Oplontis e lo stesso prof. Amedeo Maiuri che, in una sua raccolta di articoli pubblicati nel libro Dall’Egeo al Tirreno (Maiuri 1962), così scrive:



«Così nel sonante nome di Oplonti, pieno di magico mistero della sua origine e del suo oscuro significato, s’è bandita una crociata, s’è formato un comitato, s’è mobilitata la stampa cittadina e napoletana; paladini dell’archeologia torrese, un reverendo archeologo, Mons. Salvatore Farro, apostolo fervente e pugnace, capace di lanciare appelli e rampogne all’archeologia ufficiale, e di tenere conferenze che hanno l’aria di pubblici comizi.»[1]   





18 novembre 1967, il sindaco Lettieri consegna al prof. mons. Salvatore Farro la medaglia d’oro della Pro-Loco quale scopritore di Oplontis. Foto gentilmente concessa dal dott. Pietro Farro.


[1]A. Maiuri, «Oplonti - Torre Annunziata: Archeologia e pastifici», in Dall’Egeo al Tirreno, Napoli, L’arte tipografica, 1962, pag. 134.

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