Nel ricordo di Rocco Caraviello, di cui ci occupammo cinque anni fa della drammatica storia,
https://tuttotorre.blogspot.com/2013/06/sono-passati-69-annima-io-non.html
riproponiamo la versione approntata dal Comune di FIRENZE in ricordo dei martiri della Resistenza-:
Rocco Caraviello gestiva un negozio di parrucchiere a Firenze, in via Fra’ Bartolomeo, dove si era trasferito nel 1936 fuggendo dalla Campania, ricercato dai fascisti per la sua militanza comunista. A partire dall’8 settembre ‘43, la sua bottega si era trasformata in un centro di collegamento per attività di lotta clandestina, vi partecipava anche la moglie Maria Penna. La sera del 19 giugno, assieme all’aiutante Edgardo Savioli, Caraviello aveva preso parte a una riunione in casa della cittadina inglese e insegnante di lingue Mary Cox, in via dei Tavolini; si erano uniti anche Franco Martelli e Vincenzo Vannini militanti nell’Azione Cattolica. L’obiettivo era quello di preparare un piano che portasse alla liberazione di alcuni patrioti feriti piantonati presso l’ospedale militare in via San Gallo. A conclusione della riunione, tuttavia, i partecipanti, erano stati arrestati dagli uomini della «Banda Carità» appostati sotto l’abitazione della Cox.
Caraviello fu trucidato subito dopo nelle vicinanze, mentre gli altri, inclusa sua moglie e il cugino Bartolomeo, gappista, vennero trasferiti presso «Villa Triste» e lì torturati. La sera del 21 i sei prigionieri furono trasportati in Val di Terzollina per essere fucilati. Solo Vincenzo Vannini, approfittando di un momento di distrazione della scorta, riuscì a darsi alla fuga. Gli spararono dietro a più riprese, ma nonostante le ferite e approfittando del buio, poté mettersi in salvo: fu l’unico superstite. I corpi di Mary Cox e Maria Penna furono abbandonati nel luogo dell’esecuzione, mentre gli altri vennero esposti, seguendo un rituale macabro, presso la stazione di Campo di Marte.
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riproponiamo la versione approntata dal Comune di FIRENZE in ricordo dei martiri della Resistenza-:
Rocco Caraviello gestiva un negozio di parrucchiere a Firenze, in via Fra’ Bartolomeo, dove si era trasferito nel 1936 fuggendo dalla Campania, ricercato dai fascisti per la sua militanza comunista. A partire dall’8 settembre ‘43, la sua bottega si era trasformata in un centro di collegamento per attività di lotta clandestina, vi partecipava anche la moglie Maria Penna. La sera del 19 giugno, assieme all’aiutante Edgardo Savioli, Caraviello aveva preso parte a una riunione in casa della cittadina inglese e insegnante di lingue Mary Cox, in via dei Tavolini; si erano uniti anche Franco Martelli e Vincenzo Vannini militanti nell’Azione Cattolica. L’obiettivo era quello di preparare un piano che portasse alla liberazione di alcuni patrioti feriti piantonati presso l’ospedale militare in via San Gallo. A conclusione della riunione, tuttavia, i partecipanti, erano stati arrestati dagli uomini della «Banda Carità» appostati sotto l’abitazione della Cox.
Caraviello fu trucidato subito dopo nelle vicinanze, mentre gli altri, inclusa sua moglie e il cugino Bartolomeo, gappista, vennero trasferiti presso «Villa Triste» e lì torturati. La sera del 21 i sei prigionieri furono trasportati in Val di Terzollina per essere fucilati. Solo Vincenzo Vannini, approfittando di un momento di distrazione della scorta, riuscì a darsi alla fuga. Gli spararono dietro a più riprese, ma nonostante le ferite e approfittando del buio, poté mettersi in salvo: fu l’unico superstite. I corpi di Mary Cox e Maria Penna furono abbandonati nel luogo dell’esecuzione, mentre gli altri vennero esposti, seguendo un rituale macabro, presso la stazione di Campo di Marte.
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