giovedì 27 dicembre 2018

28 dicembre 1959- Il mistero di Maiuri sugli scavi a Torre Annunziata!





Vorrei, cari amici, le vostre impressioni e un giusto commento su questo articolo di stampa del 1959 firmato dall’archeologo Amedeo Maiuri al Corriere della sera il 28 dicembre 1959.
Non un personaggio qualunque.
Amedeo Maiuri, il piu' grande archeologo dei suoi tempi, l'uomo che conosceva i misteri delle visceri delle terre vicine e lontane.
Vi dico subito, per quanto possa interessare, che l’articolo non mi è piaciuto.
Mi è sembrato scritto con tono troppo sarcastico e polemico verso il giusto cammino che, invece,  era stato intrapreso da quel gruppo di persone, animate da animo nobile, che fece la storia di Torre Annunziata nel campo archeologico, come si vedrà negli anni a seguire.
Ma leggiamo adesso dell’articolo in questione e andiamo ad esaminarlo, a distanza di quasi sessant’anni.   
La prima domanda sorge spontanea già dopo aver letto il solo titolo.
Sembra che quella di disseppellire Oplonti sia solo un’ambizione della città di Torre Annunziata e non un privilegio di tutta l’archeologia in generale come dovrebbe essere quando fervono i preparativi, si attivano gli incontri, vengono alla luce le prove inconfutabili della presenza di qualcosa di grande.
Scorrendo l’articolo, in un altro passaggio si legge che, questa ossessione dei torresi, sia alimentata dall’invidia verso i pompeiani e gli stabiesi che vedono rifiorire dal fertile terreno i loro gioielli, e vogliono partecipare anch’essi al banchetto dell’archeologia vesuviana”.
E proprio a seguito di questa mania di grandezza, continua il Maiuri, “ si è bandita una crociata, s’è formato un comitato, s’è mobilitata la stampa cittadina e napoletana…”.
Forte la critica e il fastidio, evidente, verso Mons. Farro nella frase successiva, quando il Maiuri ci informa che “l’archeologia torrese ha ritrovato in un reverendo archeologo un apostolo fervente e pugnace capace di lanciare appelli e rampogne all’archeologia ufficiale, e di tenere conferenze che hanno l’aria di pubblici comizi.
Continuando nel suo articolo critico verso gli ambiziosi sognatori torresi, racconta un percorso storico che ricorda i pochi ritrovamenti avvenuti in zona, e arrivati a commentare il breve periodo in cui venne idolatrato Gioacchino Murat per la sua protezione e il suo ringraziamento alla cittadina oplontina per aver scelto, a suo tempo, la denominazione di Gioacchinopoli, non esita a rinfacciare ai torresi il rapido cambiamento di denominazione , quando “finito tragicamente il sogno ambizioso non si pensò due volte a ribattezzare santamente la città. ”
Nell’ultimo tratto fornisce una sua visione sul perché di questa scelta “archeologa” dei cittadini torresi, quando scrive “ambiscono ad avere anch’essi un titolo nobiliare: di riattaccarsi alla loro origine antica, all’Oplonti ancora misteriosa e sepolta.”
Questo è lo scritto del 1959.

Soltanto nel 1960, con le "Note di Topografia Pompeiana" iniziò il suo discorso ufficiale su Oplonti, riconoscendo nelle Terme Nunziante quelle di M. Crasso Frugi, come ci ricordava Carlo Malandrino.

Tanto onore e massimo rispetto per la figura di Amedeo Maiuri.

Non credo, e non conosco ovviamente le ragioni, del perchè delle frasi, critiche e ambigue, inserite in questo articolo, forse poteva farne a meno e anticipare gli eventi degli scavi. 
Questo è solo il mio pensiero leggendo questo articolo del Prof. Maiuri, forse all’epoca non completamente convinto dell’esistenza o della possibilità di un intervento a Torre Annunziata.
Ognuno di voi può “leggere” l’articolo nel senso che gli sembra piu’ consono.
Qualche anno dopo Oplonti vide la luce e affiorò in tutta la sua bellezza a seguito dei lavori e alla testa dura di chi, alzando la voce, intimò: Qui ci vuole il piccone!
                                                             Grazie Mons. Farro!
Di tutta la bellezza di cui si è stati capaci di portare alla luce non finiremo mai di ringraziare abbastanza il “Comitato” composto da menti eccelsi e da semplici personaggi che, come abbiamo dimostrato anche in occasione della Mostra dei Figli Illustri di Torre Annunziata, in esposizione nell’ottobre scorso, rimarranno sempre nel ricordo di quelli che, come noi, si adoperano e raccontano di chi ha avuto a cuore le sorti della nostra bellissima Torre Annunziata.




 

 

Corriere della sera 28 dicembre 1959

venerdì 14 dicembre 2018

1927, 20 dicembre- Salesiani, inizia l'avventura!


Don Filippo Rinaldi alle 14 partì da Napoli alla volta di Torre Annunziata.

Venne ricevuto alla stazione della Circumvesuviana dal Re.mo Don Pasqualino Dati, primo benefattore della erigenda Casa, dalla Contessa Teresa Rossi Filangieri Guarracino, dal Collegio dei Parroci, dal Circolo Giovanile Cattolico, dal Podestà e Autorità cittadine.

Torre accolse il Successore di Don Bosco splendidamente: la città imbandierata a festa, e le mura tappezzate di strisce inneggianti a D. Rinaldi, a Don Bosco, ai Salesiani.

Molti balconi erano ornati con festoni e drappi serici; e tutti gli edifici pubblici sventolavano il tricolore.

Dopo le presentazioni il Sig. Don Rinaldi nella nuova automobile del Cav. Vincenzo Voiello, voluta, inaugurata e benedetta dalla presenza del nastro Rettor Maggiore, si era recato al luogo ove sta sorgendo l’Istituto che dovrà contenere i giovani aspiranti alla nostra vita religiosa.

Visitati i locali con le Autorità si recò nel gran tempio dello Spirito Santo, ove l’attendeva uno spettacolo imponente.

Il tempio era gremitissimo di popolo e di autorità: tutta Torre era presente per conoscere da vicino colui che dirige nel mondo l’opera del Ven. Don Bosco.

Il Municipio vi prese parte in forma ufficiale, col suo labaro, con i suoi valletti, con i vigili e carabinieri in grande tenuta.

Il corpo degli insegnamenti del ginnasio, delle complementari e delle elementari era al completo, come al completo erano le associazioni cattoliche maschili e femminili con le loro bandiere.

Il nostro confratello Don Stile vi tenne una applaudita conferenza sull’Opera Salesiana, dopo della quale il Sig. D. Rinaldi, che su apposita tribuna sedeva con le Autorità, volle commosso ringraziare la cittadinanza di tanta dimostrazione, e raccomandare caldamente di aiutare con la simpatia e con l’obolo della carità l’erigenda opera che, si augura, sarà fonte di benedizione per tutta la città.

Ossequiate le autorità ed ammessa al bacio della mano quella marea di popolo, il Sig. D. Rinaldi partì alla volta di Castellammare con automobile gentilmente messa a disposizione del Cav. Mannara.

Era stato dato Il via ufficiale alla nascita dei Salesiani di Torre Annunziata. 

lunedì 10 dicembre 2018

1988, 18 dicembre-La vicenda di Domenico Bertone e il crollo del sistema campano!



Le vicende giudiziarie di Domenico “Mimmo” Bertone non furono legate solo all’amministrazione della nostra città ma misero in grossi guai anche la formazione politica provinciale, che all’epoca del dicembre del 1988 era composta da un pentapartito.

Tra l’altro bisogna ricordare che in quei mesi era entrata in crisi anche la giunta regionale della Campania.

Se aggiungiamo che anche al Comune di Napoli la situazione non era delle migliori, ecco che abbiamo il quadro completo dell’assoluta instabilità politica, al piu’ alto livello governativo della Campania.

Tornando a “don Mimì”, vediamo quali furono le ragioni che indussero il presidente provinciale e gli assessori a rassegnare le dimissioni.

Praticamente venne attuata questa soluzione per evitare di presentarsi in Consiglio provinciale per discutere proprio della vicenda Bertone, che ricordiamo era assessore provinciale in quota ai socialisti, finito in carcere per le irregolarità contestate in diversi appalti avvenuti a Torre Annunziata e di cui avevamo pubblicato un post proprio nei giorni scorsi.

Bertone, in quei giorni agli arresti domiciliari, con una lettera al segretario provinciale del suo partito aveva rassegnato le dimissioni dalla carica.

 La Giunta provinciale, quindi, piuttosto che affrontare la discussione sulla vicenda Bertone, preferì rassegnare le dimissioni e aprire la crisi politica.

I guai giudiziari di Bertone furono un’autentica mina vagante che si abbatté sul mondo politico alla pari di un tornado.

Ma non era ancora finita.

Ancora qualche anno e arrivò anche il suo ingresso come indagato di lusso nell’indagine sull’omicidio di Giancarlo Siani.


1970, 17 dicembre- E dopo le provocazioni, botte per tutti!


Gli incidenti iniziarono verso sera quando dei giovani appartenenti all’area di sinistra si scontrarono con un folto gruppo di appartenenti all’estrema destra.

I neofascisti quella sera vollero sfidare i rossi quando iniziarono una marcia tra il centro cittadino inneggiando alla Polonia e alla Spagna del dittatore Franco.

Il gruppo arrivò fin sopra corso Vittorio Emanuele e, fermandosi davanti alla sede del Partito Comunista, continuò nella sua opera di provocazione.

Nella sede del Partito Comunista si stava svolgendo una conferenza con personaggi di spessore, ma in un attimo i numerosi compagni uscirono inneggiando un vero e proprio corpo a corpo con i rivali politici.

Furono talmente tante le botte che si scambiarono i due gruppi che addirittura in due furono costretti a ricorrere alle cure dei sanitari del vicino ospedale civile.

I due sfortunati erano Aniello Borrelli della federazione comunista e Giovanni Gurgone.


domenica 9 dicembre 2018

1987, 10 dicembre- "La casa di Ban", fine della favola!


Bastarono pochi minuti per decapitare una struttura simbolo.

La “casa di Ban”, inaugurata nel 1986 alla presenza del prefetto di Napoli, era nata con questo nome in memoria di un giovane ebreo morto per overdose.

Era l’unica struttura pubblica a cui si potevano rivolgere coloro che volevano uscire dal tunnel della droga.

Venivano aiutati in un percorso terapeutico di disintossicazione da eroina comprensivo di utilizzo di metadone, surrogato dell’eroina stessa.

L’idea di realizzare questo sogno era venuta a Carlo Petrella, un sociologo impegnato in prima fila da almeno un decennio contro la piaga che tanti morti lasciò sulle strade cittadine tra l’80 e il 90.


Oltre a lui erano almeno una cinquantina i volontari che davano una mano per fare andare avanti la struttura.

Quell’alba del 10 dicembre i carabinieri eseguirono otto arresti, su ordine dei magistrati Gabriele, Ambrosio e Bobbio di Napoli, sia nelle abitazioni dei medici che nella riunione di medici che stava svolgendosi a Napoli sul tema dell’Aids.

Naturalmente le accuse maggiore riguardavano Carlo Petrella, accusato di detenzione, trasporto e spaccio di sostanze stupefacenti, oltre al peculato.

In pratica Petrella e i suoi collaboratori erano accusati di dare metadone a chi non era nella lista dei 300 tossici per cui era stata prevista la terapia.

Secondo l’accusa, una decina di ragazzi di famiglia “bene” avrebbero ricevuto il metadone fino a casa evitando la schedatura nei registri e in cambio, i loro “influenti” genitori si sarebbero adoperati per aiutare per quello che era nelle loro possibilità, nell’illustrare positivamente il lavoro della struttura favorendone il finanziamento del progetto.

Tutti i registri nella casa vennero sequestrati, inoltre altri faldoni vennero recuperati bella sede dell’Usl 34.

Con la partenza dell’inchiesta e l’esecuzione degli arresti si chiuse praticamente l’esperienza di “Ban”.
Alla fine del percorso giudiziario, Carlo Petrella venne assolto.




sabato 8 dicembre 2018

1912, 13 dicembre- La disonorevole avventura del cavalier Santaniello!


Ormai il comm. Vallese non poteva continuare ad ignorare.

Le voci incessanti di grave irregolarità che si svolgevano negli uffici della dogana di Torre Annunziata dovevano essere verificate in fretta.

Una inchiesta era il minimo che si dovesse fare e per questo, lui che era il direttore degli uffici di Napoli, doveva accertarsi se quelle voci erano vere o infondate.

Allertò i suoi collaboratori a prepararsi per la trasferta a Torre Annunziata e nel giro di un paio di giorni organizzò la visita in incognito.

Giunti nella città oplontina, puntarono gli occhi sul cassiere della dogana, il cav. Santaniello, colui sul quale si erano sparse le voci di truffa.

Dopo diverse operazioni economiche eseguite nell’arco di alcuni giorni in cui rimasero a Torre, si accorsero che il Santaniello quando incassava la cifra del dazio, segnava una cifra minore di quella effettiva e si appropriava furbescamente della differenza.

Dopo aver sciolto ogni ragionevole dubbio sulla azione truffaldina del cassiere, la denuncia alle autorità avvenne in modo molto sollecito.

A seguito di ulteriori approfondimenti si scoprì che il cassiere era conosciuto in città anche come presunto impresario teatrale anche se tutti sapevano che in quel ruolo ci avesse sempre rimesso dei soldi.

Inoltre era noto che negli ultimi tempi si era dato al gioco del lotto, evidentemente nella speranza di rifarsi delle perdite subite.

Naturalmente non fu possibile quantificare la cifra che l’uomo, con la sua azione truffaldina, avrebbe trafugato dalla dogana torrese ma si presume che si aggirasse oltre le 50 mila lire.

Arrivati nella sua abitazione per trarlo in arresto, trovarono solo la moglie.

Il cavaliere Santaniello era sparito assieme alle sue cose.

Rimase solo la moglie che, nonostante tutto, assicurava agli investigatori che il marito sarebbe ritornato per spiegare tutto e che sicuramente lo avrebbe fatto al piu’ presto, dato che era assolutamente innocente.

Le autorità torresi e la moglie rimasero ad aspettare.

Il cavalier Santaniello non tornò piu’.
Sparito, assieme ai restanti soldi rubati alla dogana di Torre

Annunziata.  


domenica 2 dicembre 2018

1888, 15 dicembre- 60 mila fucili da produrre per la Fabbrica d'Armi!


Ordinazione di 60 mila fucili alla fabbrica di Torre Annunziata-

La Regia Fabbrica di armi a Torre Annunziata ha avuto ordine di consegnare fra tre mesi sessantamila fucili di nuovo modello.

La costruzione è disposta per 650 fucili al giorno ed è stata debitamente aumentata.

Anche alla fonderia d’artiglieria di Napoli si lavora attivamente.

Al Piccolo risulta che sono già stati allestiti 47 pezzi destinati a Massaua.

Questi cannoni sono di vario calibro e dovrebbero servire all’armamento dei forti, sostituendone altri insufficienti.

Altre commesse riguardano delle modifiche su modelli di fucili già in uso.

Il sistema Vitali consiste in un adattamento dei fucili modello 1870, ad un solo colpo, i quali vengono dotati della possibilità di ricarica manuale da un serbatoio di quattro colpi.

 Il sistema Vitali, proprio a partire dal 1888, è applicato ai quattrocentomila fucili in dotazione al Regio Esercito.





1963, 9 dicembre- ...E per la SCAC arrivano le prime avvisaglie!


Circa duecento operai occuparono nel pomeriggio la fabbrica della Società cementi armati centrifugati (SCAC) a Torre Annunziata.

Gli operai del primo turno, terminato il lavoro alle 14, non uscirono dalla fabbrica nella quale, alla stessa ora, entrarono quelli del secondo turno.

Cosa producevano quei lavoratori all’interno dello stabilimento?

La SCAC Società Cementi Armati Centrifugati nasce nel gennaio del 1920 dall’intuizione dell’industriale di Riva del Garda Ezzelino Zontini, il quale, impressionato dalla rapida fortuna che l’industria dei pali di cemento armato centrifugato aveva raggiunto qualche anno prima in Germania, stipulò un accordo con l’industria madre e fondò in Trentino a Mori Ferrovia vicino a Rovereto, un primo stabilimento su progetto dell’Ing Riccardo Maroni.

Il palo di cemento armato centrifugato prodotto dalla Scac si poneva come valida ed economica alternativa a prodotti similari in acciaio o legno ai quali si sostituì anche in termini di funzionalità e minor degradabilità.

La SCAC a Torre Annunziata venne fondata nel 1926, e venne scelta la nostra città affinché il prodotto potesse piu’ agevolmente diffondersi nel Mezzogiorno e nelle isole.

Ma perché lo sciopero?

L’accusa dei sindacati verteva su diversi aspetti del contratto dei lavoratori, tra cui il non rispetto della legge a tutela dei lavoratori, oltre al ricorso ai licenziamenti di rappresaglia pur di non applicare il contratto di lavoro, anche perché, queste situazioni sarebbero state inaccettabili da parte di una azienda che aveva beneficiato di agevolazioni previste per la industrializzazione del Mezzogiorno.

A seguito di questo sciopero e da menzionare una interrogazione parlamentare presentata da Angelo Abenante (P.C.I) nel gennaio del 1964.

Il 10 gennaio 1998 ci fu la dichiarazione di fallimento.

Dopo l’Imec che aveva chiuso nel 1996, la SCAC fu la seconda fabbrica di manufatti in cemento a chiudere i cancelli, lasciando oltre cento persone senza lavoro.
SCAC  anni Sessanta- Foto tratta dalla rete.

sabato 1 dicembre 2018

1903, 6 dicembre- Lo scontro in Parlamento per la strage di Torre Annunziata!


Una drammatica seduta della Camera dei Deputati del 5 dicembre 1903, riguardante i dolorosi e tremendi fatti di Ponte de Rosa a Torre Annunziata.

L’eccidio che causò morti e feriti tra i poveri contadini rimase per molti mesi al centro del dibattito politico tra le opposte fazioni nell’intero Paese.

In quella seduta, l’On. Todeschini attaccò molto duramente l’operato del Governo nei giorni seguenti il sanguinoso 31 agosto e, in generale, criticò aspramente l’operato delle inchieste che non portarono a nulla di fatto nonostante i fatti acclarati.

Ecco un breve passaggio di quella seduta e lo scontro con il Presidente.

Todeschini, Lo dico perchè lo so che i feriti sono in carcere; so che dall’ ospedale furono trasportati in carcere e chi ha ordinato il fuoco, chi ha ucciso e ferito passeggia liberamente. Questa è la realtà dei fatti, e quando l'onorevole sotto-segretario di Stato ha detto: noi e i nostri predecessori abbiamo preso tutti i provvedimenti amministrativi, io credo che abbia voluto soddisfare il suo buon intendimento, ma non abbia soprattutto detto quello che era doveroso di dire. Provvedimenti amministrativi! Vediamo quali. Il solito Battirelli : il delegato di pubblica sicurezza esonerato dall'impiego. Ma la causa principale, colui al quale si erano rivolti i coloni di Torre Annunziata, colui al quale i coloni di Torre Annunziata avevano esposto, a varie riprese e con Commissioni speciali, lo stato delle cose, cioè, il sotto-prefetto di Castellammare? E il prefetto di Napoli? Questo veramente è ministro degli esteri. Il prefetto di Napoli attese l'ufficio di ministro degli esteri e lasciò che il sotto-prefetto di Castellammare lasciasse che le cose andassero come sono andate, fino a quel tragico avvenimento. Provvedimenti amministrativi! Oltre quello che dice il sottosegretario di Stato, noi non possiamo andare, perchè la cosa sta in mano della autorità giudiziaria! Io ho avuta la illusione che in materia così grave dovesse rispondere il ministro dell'interno se non fosse altro per prendere in contradizione certe dichiarazioni. Altre volte si è detto da quel banco: noi non possiamo far più niente perchè le cose sono in mano dell'autorità giudiziaria. Orbene, qui abbiamo cinque morti e una ventina di feriti, come è dimostrato dalla nostra inchiesta ed anche dalle quattro inchieste ministeriali. Ma intanto da quando fu solennemente annunziata dal giornale, allora e credo anche ora per lo meno ufficioso, la Tribuna, la pubblicazione dell'inchiesta o delle inchieste non si è fatto ancora nulla. E badate che soltanto questa pubblicazione potrebbe attestare come si sono svolti i fatti e come la responsabilità ricada sulle autorità politiche, il prefetto di Napoli, il sottoprefetto di Castellammare, il Consiglio comunale ed in ispecie la Giunta municipale di Torre Annunziata, in modo principalissimo poi del corpo delle guardie municipali di quel Comune, come c’è venuto a dire l'onorevole sotto-segretario di Stato. Si è sciolto il corpo delle guardie municipali; ma è questo forse provvedimento sufficiente? Ma che cosa fa l'autorità giudiziaria (e qui mi rivolgo all'onorevole ministro di grazia e giustizia che da buon sottosegretario di Stato per l'interno ha fatto molta di questa pratica e mi ascolta con attenzione) che cosa fa essa contro gli assassini?

 (Commenti).

Perchè è inutile ricorrere alle solite pagliacciate.

(Interruzioni — Rumori).

 Presidente.    Onorevole Todeschini, che parole sono queste...

(Interruzioni dalla tribuna della stampa).

 Todeschini.   Prego lei signor presidente di provvedere, perchè è tempo di finirla con la tribuna della stampa: i giornalisti facciano essi il loro dovere di giornalisti e lascino a noi di fare il nostro.

(Rumori — Interruzioni •— Apostrofi).

Presidente.    Onorevole Todeschini, io la richiamo all'ordine e non posso permettere che Ella faccia apostrofi.

Todeschini.  Io sono presente a me stesso ed è inutile che Ella agiti il campanello.

{Rumori anche dalle tribune)...

Presidente.      Facciano silenzio tutti ...

Ciccotti. {Rivolto alla tribuna della stampa). Non è permesso questo sistema..

{Interruzioni dalla tribuna della stampa).

Presidente.       Invito le tribune a far silenzio; se no, io le farò sgombrare immediatamente, perchè è tempo di finirla con questi eccessi.

Il giorno dopo l’Avanti pubblicò questo breve ma significativo articolo d’accusa.

1938, 5 dicembre- Carlo Conte, il Maestro del fascismo!


Carlo Conte è stato un personaggio assoluto tra la fine dell’Ottocento e i primi trent’anni del Novecento a Torre Annunziata.

 Maestro di scherma, insegnante, precettore di tre generazioni, fu tra i sostenitori dell’avvento del fascismo nella nostra città. 

Dopo aver appartenuto al Corpo dei Bersaglieri, organizzò dei battaglioni di volontari che vennero impiegati nella Prima Guerra Mondiale, alla quale parteciparono i suoi cinque figli.

 Stanislao, Francesco, Spartaco, Fausto e Tullio Conte, ritornarono tutti e cinque, feriti o mutilati.

Fondatore del Fascio di combattimento di Torre Annunziata, in una visita di Mussolini nella nostra città ricevette i complimenti per la Centuria dei Balilla da lui organizzata.

Ricoprì numerose cariche pubbliche, fu a capo della “Dante Alighieri”, potentissima organizzazione sociale e culturale che indirizzava il percorso politico dei fasci torresi.

Prima di morire volle indossare per l’ultima volta la camicia nera.

Quel dicembre del 1938 vide la morte del piu’ vecchio bersagliere d’Italia.

Questo sono solo alcuni appunti per illustrare la figura di Carlo Conte.

Il personaggio, aldilà delle simpatie politiche o meno che ognuno di noi può avere, merita di essere trattato in un argomento molto piu’ approfondito e, grazie agli ottimi rapporti instaurati con alcuni suoi discendenti, faremo in modo da fare conoscere la sua figura, il suo pensiero e la sua opera svolta a Torre Annunziata. 






1920, 4 dicembre- Lo scandalo dei vestiti e ... delle scarpe!!! 2)continua


Dopo lo scandalo dei vestiti militari nuovi occultati tra gli stracci militari, nei sacchi destinati al miglior offerente, non si fecero attendere gli sviluppi da parte delle autorità militari.

Nel mentre i presunti stracci erano stipati in migliaia di sacchi nell’opificio militare come prova della truffa, Il capitano Rispoli veniva esonerato telegraficamente dal Commissariato di Napoli!

Probabilmente, si presume, che non fosse tutta colpa sua.

Infatti, lo stesso Commissariato aveva commissionato ai suoi ufficiali diverse ispezioni.

L’ipotesi, molto vociferata sui giornali d’epoca, era che un colonnello a riposo molto noto negli ambienti del Ministero della Guerra, acquistò una partita di stracci ad un prezzo irrisorio.

Gli operai addetti al controllo che fecero scattare le perquisizioni, dichiararono che anche in quella partita di sacchi dell’ex colonnello ci fosse materiale nuovissimo.

Inoltre furono vendute, ad altri speculatori, molti quintali di scarpe usate, al prezzo di 52 lire a quintale che, rapportando il prezzo per un paia di scarpe, era soltanto 60 centesimi.

Seguiremo, in una terza parte, la conclusione di questo enorme scandalo che coinvolse insospettabili personaggi e società, con l’inchiesta in Parlamento.
2)continua

venerdì 30 novembre 2018

1984, 3 dicembre- Scheletri, oro e gioielli dalla terra di Oplonti!






Con il ritrovamento di scheletri e monete preziose, tutta l’area archeologica inerente il territorio di Oplonti venne riportato al centro dell’attenzione scientifica per il grande interesse delle sue scoperte.

Tra i 32 scheletri ritrovati vennero individuati tre bambini, quattro donne e un uomo con la spada.

Erano persone molto facoltose, considerando le oltre mille monete di oro argento e bronzo che portarono con loro, e altri 50 monili d’oro.

Per la precisione, si trattava di 150 monete d’oro, in massima parte con l’effige di “Nero Caeser Augustus”, altre 400 in argento e circa 600 in bronzo.

Venne confermato che la morte della comunità avvenne a causa dell’eruzione del 79 d.C.

Anche in questa occasione il lavoro delle ricerche, frutto di un programma iniziato alcuni mesi prima, aveva dato i frutti sperati.

La direzione delle operazioni era affidata ad Antonio D’Ambrosio, sotto la supervisione del sovraintendente Baldassarre Conticelli, il quale espresse la sua grande soddisfazione per i ritrovamenti nell’incontro con la stampa per illustrare i particolari della scoperta.

Nel marzo del 2016 venne allestita una mostra straordinaria a Palazzo Criscuolo dal titolo “A picco sul mare” con grande successo di pubblico.

Anche Torre Annunziata, finalmente, ebbe l’occasione di mettere in vetrina parte del suo tesoro.



1996, 2 dicembre - La targa di Giancarlo Siani nella sala comunale!


Il Comune di Torre Annunziata e la targa dedicata a Giancarlo Siani.

L'omaggio al giornalista del "Mattino", assassinato il 23 settembre 1985, era stato sistemato nella sala consiliare dell'amministrazione torrese il 2 dicembre del 1996.

Nel 2014 qualcuno si accorse che la targa si era usurata e, a causa di una cattiva manutenzione, si era anche deturpata dopo la tinteggiatura dell’intero salone.

«Era del tutto rovinata ed era collocata a un'altezza tale da renderla quasi totalmente illeggibile".

Questo spiegò l'assessore alla Cultura Antonio Irlando, che ne chiese l’immediato restauro.

Poche settimane dopo, la targa riprese il suo posto nella sala, ma allocata due metri piu’ in basso in modo da renderla leggibile a tutti.

 «Ora il nome di Giancarlo Siani è finalmente leggibile anche nell’aula consiliare del Comune di Torre Annunziata – concluse l’assessore Irlando – città che ha raccontato con passione ed equilibrio negli anni in cui è stato corrispondente de Il Mattino».

Sotto nelle foto, la targa prima e dopo il restauro.



domenica 25 novembre 2018

1920, 28 novembre- Lo scandalo degli stracci! 1)continua


28 novembre 1920-

Il sistema per frodare l’Erario era stato architettato in modo molto astuto.

In pratica venivano riempiti migliaia di sacchi con indumenti seminuovi, recuperati dagli stabilimenti di logistica militare, relativi alla produzione del periodo bellico.

Dopo questa operazione, i sacchi venivano abilmente ricoperti con stracci, in modo che i funzionari addetti alla vendita, confermata la presenza di solo pezze di scarto, vendessero il materiale ad un prezzo irrisorio.

Naturalmente poi venivano recuperati i vestiti in ottimo stato, quasi il novanta per cento della merce, e rivenduti con un guadagno altissimo.

La denuncia scattò a seguito della scoperta di alcuni operai della cooperativa “L’Iniziativa” che gestiva lo smercio dei sacchi e che non vollero essere partecipi della truffa.

Lo scandalo fu enorme e ne conseguì anche una interrogazione parlamentare alla Camera in cui l’on. Lombardi chiese l’apertura di una inchiesta parlamentare sull’accaduto.

Ritorneremo su questa storia dopo aver letto tutta la documentazione inerente e ne ricorderemo gli sviluppi che ebbe in seguito.


1973, 26 novembre- 240 milioni rubati in appena due minuti!!!


ACCADDE IL …

26 novembre 1973-

La rapina all’ufficio cassa di un grande stabilimento, come era quello della Deriver, doveva essere considerato per forza un obiettivo appetibile da parte della malavita locale, non ancora organizzata in clan e gruppi che si scannarono letteralmente, a colpi di mattanza, nei pochi anni a seguire questo episodio di cronaca.
Rispetto a tutto quello che successe in seguito possiamo affermare, adesso, che se non fosse  stato per il malore che colpì un operaio, questo episodio poteva essere tranquillamente etichettato come reato di normale amministrazione...

Quella sera di quarantacinque anni fa, verso le ventidue, quattro persone armate di mitra e con il volto mascherato, fecero irruzione nell’ufficio cassa, situato al pian terreno dello stabilimento, dove vi erano, tra l'altro, diversi dipendenti in fila  per ritirare lo stipendio dopo il turno di lavoro serale.

Appena entrati nel locale, intimarono a tutti di stare calmi e mentre uno di loro scavalcò il bancone che divideva la cassa, si impadronì di tutti i soldi che erano stati erogati per gli stipendi degli operai.

L’azione furtiva durò un paio di minuti, dopo di che, ritornando verso l’uscita dove c’era un complice in attesa con l’auto, ripartirono a gran velocità facendo perdere le proprie tracce.

Nel mentre, dentro il locale cassa, un operaio di 28 anni, Vincenzo Senatore, veniva colpito da malore e solo il pronto intervento dei compagni che, trasportandolo in macchina e portandolo all’ospedale, gli permise di aver salva la vita.

La rapina fruttò ai malviventi 240 milioni di lire mentre gli operai dovettero attendere un nuovo versamento da parte dell’azienda e diversi giorni prima di poter ricevere il loro, sudato, stipendio. 


sabato 24 novembre 2018

1934, 27 novembre- Il Commendatore Giovanni Voiello.


ACCADDE IL …

27 novembre 1934-



Cinque righe, solamente cinque righe per riassumere una vita intera dedicata al lavoro, alla famiglia e alla prosperità della nostra città.

Giovanni Voiello ha rappresentato il marchio di Torre Annunziata nel mondo intero per tantissimi anni, con il suo eccezionale alimento prodotto con i migliori grani, reperiti negli angoli del mondo senza badare a spese.

Perché la pasta Voiello doveva essere il prodotto che rappresentasse e completasse, con il suo gusto unico, il pranzo degli italiani e non solo, perchè come diceva “don Giovanni”, non c’è italiano che non abbia un po' di napoletanità dentro di se.

Solo nel 1934 gli venne conferito il prestigioso riconoscimento su proposta del Capo del Governo Benito Mussolini che lo insignì della Commenda.

Cinque anni dopo, Giovanni Voiello morì a Torre Annunziata.


venerdì 23 novembre 2018

25 novembre 1988- Domenico Bertone, tutto in solo quattro anni.


ACCADDE IL …

25 novembre 1988-


Domenico Bertone era a capo di una giunta di sinistra nel 1981, poi con una coalizione di pentapartito dall’83 all’85.

Solo allora decise di lasciare la poltrona di sindaco per sedersi su quella piu’ importante di assessore provinciale all’edilizia scolastica.

Nonostante questo salto in alto, continuava a manovrare e gestire a piacimento la vita amministrativa torrese tramite i suoi uomini di fiducia.

Le accuse del giudice Paolo Mancuso, che ordinò il suo arresto, rasentavano l’incredibile: duemila delibere approvate senza convocare il consiglio comunale, il novanta per cento degli appalti pubblici concessi con trattativa privata.

Pesantissimi i capi d’accusa nei confronti di Domenico Bertone: concorso in peculato, corruzione e interessi privati in atti d’ufficio.

Centinaia di milioni elargiti a ditte che neanche iniziarono a fare i lavori previsti.

Rifacimento del manto d’asfalto in vicoli e piazze, cinquecento milioni.

Altri duecento milioni per lo spurgo delle fogne.

Nessun settore restò immune da quell’ondata di soldi facili, spartiti tra amici e compari.

"Don Mimì" Bertone non fu il solo ad essere arrestato quella mattina.

Lo seguirono in cella altri cinque personaggi, funzionari dell’ufficio tecnico e titolari di imprese.

Miliardi sperperati come noccioline in barba alle piu’ elementari logiche di decenza, senza che nessuno di questi lavori, profumatamente pagati, venisse eseguito.

Tutto queste accuse in solo quattro anni, tra il 1981 e il 1985.

Anni d’oro per "Don Mimì" e compagnia, probabilmente il periodo in cui Torre Annunziata raggiunse il punto piu’ basso della sua gloriosa storia, a livello finanziario, d’immagine e di sconcio morale.
Forse, se siamo ridotti in queste condizioni ancora oggi, a distanza di tanti anni, dobbiamo “ringraziare” quella classe dirigente politica che seppe integrarsi perfettamente con la malavita locale, come appurarono i magistrati, lasciandoci in eredità soltanto terra bruciata.



martedì 20 novembre 2018

21 novembre 1908- Nascita del Savoia? Forse non è così...


Diciamola tutta.

Di certo, non ci sono documentazioni che certificano alcunché.

Sicuramente è tra le società di calcio più antiche d’Italia con una storia che inizia nei primissimi anni del Novecento.

Deve le sue origini alla Canopic, nave inglese che, sbarcata nel porto di Torre Annunziata, lanciò una novità: il football.

Torre Annunziata era il secondo polo commerciale e industriale più importante dell’Italia Meridionale, dietro alla sola Napoli.

Il porto abbondava di navi mercantili affollate da marinai che, fra uno scarico merci e l’altro, rincorrevano un pallone di cuoio.

Il football venne introdotto nella “Manchester del Sud” in questo modo e, nel 1908, da un gruppo di industriali di molini e pastifici, venne fondata l’Unione Sportiva Savoia.

Nessun documento ufficiale fornisce la data certa di fondazione.

Fino al 1915 la nascente società si occupava prevalentemente di podismo e ciclismo.

Il 21 novembre 1915 il primo incontro di calcio ufficiale, a Napoli, contro il “Vito Fornari” in una gara terminata in parità.

Forse, se si doveva festeggiare un evento, doveva essere questo pareggio ottenuto nel primo incontro di cui si ha notizia.


domenica 18 novembre 2018

1915, 20 novembre- Il comitato dei 7 per dirigere lo sciopero!


ACCADDE IL …

20 NOVEMBRE 1915-

Il Consiglio generale della Camera del Lavoro creò al proprio interno un Comitato di agitazione, composto da sette persone con pieni poteri per dirigere lo sciopero dei mugnai iniziato in quei giorni.

Vennero convocate tutte le categorie del porto, le quali nella loro assemblea plenaria assicurarono ampia solidarietà agli scioperanti, mettendosi a loro disposizione.

Altre categorie seguirono il loro esempio, dai lavoranti di paste lunghe e minute ai cassettai, dagli inchiodatori agli incollatori di cassette.

Anche i braccianti addetti al trasporto delle paste dai 65 pastifici agli scali si erano subito messi in sciopero, bloccando il carico di pasta, semola, farina e prodotti derivati.

Lo sciopero coinvolse pian piano tutte le categorie e continuò ancora per qualche mese. 

Il ricordo di Mons. Raffaele Russo.

Il Monsignor Raffaele Russo, Rettore della Basilica della Madonna della Neve di Torre Annunziata, ci ha lasciato. Ultima tappa del suo perco...