Brutta storia quella del Palazzaccio di Roma, il Palazzo di
Giustizia.
Realizzato tra il 1889 e il 1911 su un terreno paludoso, fu
soggetto a grandi lavori per strutturare al meglio le fondamenta con un
notevole innesto di calcestruzzo.
Non solo, durante i lavori vennero alla luce degli
importanti reperti archeologici tra cui quello di Crepereia Tryphaena assieme
ad una pregevole bambola d’avorio, esposta oggi al museo Centrale Montemartini
di Roma.
L’imponente edificio venne inaugurato alla presenza del Re
Vittorio Emanuele III l’11 gennaio 1911.
L’anno successivo emersero voci di corruzione sulle spese
per la costruzione che costrinsero il ministro ad instaurare una commissione d’inchiesta
parlamentare.
Fu istituita Commissione bicamerale composta di cinque
deputati e di cinque senatori, presieduta dal senatore Secondo Frola.
Le finalità consistevano nel determinare le cause
della differenza fra le somme preventivate e quelle spese nella costruzione,
nel mettere in evidenza le responsabilità, nel proporre i provvedimenti atti ad
evitare in avvenire il ripetersi di eccessive differenze fra i preventivi e le
spese effettive e di sperperi nei lavori dello Stato.
L’Organo analizzò le cause della lievitazione della
spesa, puntando il dito proprio sull’arbitraggio cui erano state devolute le
controversie insorte per i pagamenti.
Tra gli indagati il nostro rappresentante collegiale
On. Alessandro Guarracino.
Il 19 maggio 1913, nella discussione pro e contro gli
accusati, intervenne il sindaco di Torre Annunziata, Pelagio Rossi, con delle
dichiarazioni in difesa dell’illustre accusato.
Questa storia del Palazzaccio, simbolo della corruzione e dello
spreco, sarà analizzata e raccontata con tutti i documenti e gli articoli di
giornali dell’epoca in futuro.
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