Arrivò nella nostra città nel lontano 1946.
Proveniva da una scuola calcistica che aveva dato alla
nostra nazionale i nomi di Carcano, Cattaneo, Riccardi, Gandini, Milano, e piu'
recentemente i Coscia e i Rivera.
Con la maglia grigia maturò all'ombra dei vari Mosele (un
portiere che si alternò con Sentimenti 2° "Cherri" a guardia della
porta del Napoli), Robotti, Foglia (poi passato al Milan dei Buffon, Toppan,
Tognon, Bonomi, Silvestri ecc..) i Ghedini ecc...
Poco piu' che diciottenne disputò non poche partite in serie
B a fianco di assi celebri.
Una breve sosta col Derthona in serie C.
Planò a Torre che era ancora vivo negli sportivi il ricordo
di altri predecessori omonimi.
Quelli della mia età
ricorderanno ancora i due Rossi, Agostino e Dante.
Il primo, centravanti - una vera faina delle aree da rigore-,
il secondo un'ala destra dallo scatto terrificante (piu' tardi emulato dalla
gazzella Mercer "La freccia del Sud" che contese al pescarese
Lanciaprima e al nostro Risorti il primato degli "Assi lanciati".
Aveva da poco
superato i vent'anni.
Di carattere introverso, quasi un timido.
Ma erano soltanto impressioni a distanza.
Al primo impatto cadevano i veli di una valutazione
superficiale approssimativa.
Secondo si presentava per quello che effettivamente era.
Cordialissimo, compito, stilizzato.
Un vero gentleman.
In breve conquistò degli sportivi locali stima e affetto.
Degli avversari, rispetto ed ottima considerazione.
Non tardò ad esibire le sue qualità.
E divenne un idolo.
Con Barbano (un piccoletto che ha lasciato tanti rimpianti)
costituì un tandem di mezze ali mai piu' riprodotto.
Sembravano nati per giocare assieme, tanta era l'intesa, la
duttilità, la integrabilità fra i due.
L'uno un motorino instancabile, astuto, geniale, pimpante,
il Nostro possente, raziocineggiante.
Un punto di riferimento e di sintesi di tutte le proiezioni
offensive.
Tutt'altro che egoista, però.
Giocava per sé e per gli altri.
E se gli venivano affidate le conclusioni, la colpa non era
sua, ma di madre natura che lo aveva dotato di un tiro al fulmicotone, come si
diceva all'epoca (oggi si direbbe al nhapalm).
Con Castaldo, Calieri e Ghezzi formarono un quintetto
tuttora ineguagliato.
Ambidestro, abile nel gioco aereo, era un giustiziere
spietato, una bordata di inaudita violenza e, quel che piu' conta, di rara
precisione.
Era dotato di una intuizione straordinaria.
Quasi mai mancava all'appuntamento dei lanci e degli appoggi
dei suoi compagni.
Prima di scaricare tutta la sua "rabbia" sul
pallone invitante, Rossi viveva momenti di concentrazione psico- fisica da
leggenda greca.
Occhi rapaci, concentrazione allo spasimo, spalle inarcate,
fiuto e intuito da "sensazione extrasensoriale".
Migliaia di occhi erano puntati sulla sua figura:
"Oillòco, oillòco , sta caccianne ò scartielle", e... Bum.
I suoi tiri erano detonatori che infiammavano la polveriera
del vecchio "Formisano".
Il piu' esaltante complimento a Rossi Secondo venne dagli
spalti del "Vomero" (oggi Stadio Collana).
Era di scena il Milan del trio GRE-NO-LI.
E Ghunnar Nordhal scagliò al volo nella rete dell'esterrefatto
Casari una bordata "disumana".
Un mio concittadino, che mi sedeva a fianco, così esclamò "Perdinci,
un gol alla Rossi!"
Avete capito?
L’autore era stato quel pompiere di Noerkpink che per il
sottoscritto è rimasto il piu' grande centravanti del dopoguerra e uno dei
migliori della scena mondiale.
Sono anni che il nostro stimatissimo amico ha appeso le
scarpe al chiodo.
Oggi è un onesto cittadino, uno dei tanti.
Dalla nostra Torre non si è piu' distaccato.
Ha messo su famiglia e si è dato al lavoro.
Gestisce una tabaccheria all'angolo di via De Simone.
E non è che si sia distaccato del tutto dal mondo della
pelota.
Collabora con Birrante alla guida della Don Bosco che
partecipa al campionato promozione di eccellenza.
Spesso lo si vede sugli spalti del "Visciano".
Soffre e gioisce per il "suo " Savoia (poco
importa se ai suoi tempi si chiamava Torrese).
Alla domanda suoi ricordi piu' graditi, sulle memorabili
imprese, cita per tutte due gare: Salernitana - Torrese, un grosso abbaglio
dell'arbitro sulla rete granata privò i ragazzi del compianto Compiani senior
di un sensazionale successo, pregiudicandone la promozione in serie A.
L'anno dopo, nella massima divisione, due sue folgoranti
reti misero in ginocchio il Genoa dei Mazza, Beccantini, Sardelli ecc.
Il rovescio 1 a 4 subìto al Vestuti per mano di Valentino
Mazzola, Gabetto, Loij, Castigliano, Rigamonti ecc.. è pure nei suoi ricordi.
Alla ferale notizia della tragedia di Superga Secondo versò
lacrime cocenti.
Nella Salernitana ebbe per compagni Masci, Buzzegoli,
Pastore, Piccinini, Jacovazzi, Onorato, Margiotta, Morisco.
Già all'epoca su "Il Calcio Illustrato" di Leone
Boccali e Renzo Devecchi erano di moda le graudatorie.
E nel suo ruolo il nostro non fu certamente in coda, anzi.
Dovette vedersela con i vari Green, Liedholm, Wilkes,
Skoklund, J. e K. Hansen, Gei, Bassetto, Pisa, Flamini, Coscia.
Tanto per fare dei nomi.
Affrontando argomenti di attualità, Rossi sostiene che il
pubblico torrese non ha subito grandi mutamenti.
"Era ed è rimasto competente, dal palato fino. La
carica di passione è rimasta quasi intatta. Quel quasi sta a dimostrare una
esuberanza in piu' del pubblico d'oggi. Che è piu' focoso e a volte si lascia
trasportare a intemperanze che poi si ritorcono negativamente sulla squadra e
sulla società. Non sempre il pubblico è in grado di valutare i costi di
gestione. Anche allora saltavano gli stipendi. Il mugugno durava fino al
sabato. La domenica era il rettangolo di gioco, la valvola di scarico della
"bile" accumulata".
Circa un giudizio sul gioco di allora e quello odierno,
Secondo osserva: "Il gioco del calcio, pur attraversando evoluzioni e
impronte quasi scientifiche, conserva intatto il suo fascino. Solo che oggi
latita un pò la continuità.
Voglio dire che tra una gara e l'altra il rendimento è
spesso alterno. Noi non si snobbava partita. Fosse anche contro il fanalino di
coda".
Prima di congedarci, l'amabile Secondo ha dichiarato: "
Ho conosciuto tanto amici che mi hanno ricoperto di stima. Spero di averla
meritata e piu' ancora, di averla saputa ricambiare. Non se l’abbiano gli altri
se in cima ai miei pensieri restano i fratelli Giraud, Castaldo, Salvatore,
Negri, Giacomino Busiello. Non li dimenticherò mai. Li ho sempre considerati, e
oggi piu' di ieri, come dei fratelli".
Con questa considerazione, di tenerezza deamicisiana, ci
congediamo dal caro Rossi, ringraziandolo dell'ospitale accoglienza.
*Eduardo Ferrone.
1976-
La Voce della Provincia
Secondo Rossi era sposato con Franca Lucherini.
E' morto il 11 maggio 2018.
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